2 Maggio 2013

Grillini: i funghi hanno vita breve!

di Laura Colombo e Sara Gandini

 

Con la vittoria del Movimento 5 Stelle il panorama politico è cambiato. Sembrava diventata evidente la possibilità di far valere il proprio esserci, per fare della politica un’avventura vissuta in prima persona. Sembrava possibile il cambiamento qui e adesso, nella vita di ciascuno e della comunità, via le logiche bizantine e i poteri forti. Il protagonismo soggettivo e la democrazia partecipata sono due aspetti essenziali del M5S, che i partiti hanno ormai dimenticato. E infatti ci ritroviamo con i cadaveri dei partiti e l’agonia della rappresentanza. Come dice Ida Dominijanni nel suo blog, siamo in uno stato d’eccezione permanente, a partire da Mario Monti presidente del consiglio, fino alla sospensione della formazione del governo, ai dieci saggi, al raddoppio del settennato di Napoletano.

Il desiderio di cambiamento degli attivisti del M5S va sostenuto, è anche il nostro. Ma dobbiamo capire di cosa si tratta, perché tutti parlano di cambiamento. Noi non ci accontentiamo di cambiare le facce, non ci consegnamo a “guide” che hanno la pretesa di sapere cosa è giusto per noi, il nostro desiderio rimane instancabile ricerca di verità e senso tra sé e sé e nello scambio. Sappiamo tutti che da diciotto mesi le istituzioni e la democrazia rappresentativa sono un fantoccio riempito di carta straccia. La rappresentazione dei partiti e dei media mainstream è menzognera e persino la cosiddetta base dei partiti non ci sta più.

In questo panorama il M5S dicen tante verità, nonostante l’attacco implacabile dei media. Ma fa un grosso errore: cancella le proprie origini, ovvero le associazioni e le esperienze che mostrano già un’altra politica. Si presenta come un soggetto nuovo, senza radici come i funghi, tenuto insieme dalla rabbia e da un leader che si impone come unica voce parlante.

La cancellazione delle origini porta grosse contraddizioni. La politica delle donne, da cui il M5S ha carpito sapere e parole, sa l’importanza del conflitto relazionale, dà valore al riconoscimento della propria parzialità e punta sulla forza delle relazioni vincolanti. Ci riferiamo a quella politica che sa la differenza tra autorità e potere.

Se osserviamo più da vicino il M5S vediamo che, a fronte di pratiche “dal basso”, la voce mediatica è rappresentata dalle urla e invettive di Grillo che punta il dito contro la corruzione dei politici, l’ipocrisia, la falsità e l’arrivismo, tutte cose vere, certo, ma inserite in una prospettiva capace solo di catalizzare la rabbia diffusa, l’essere-contro, il cinismo e il nichilismo. Manca un orizzonte politico frutto di uno scambio condiviso e costruttivo. I politici devono essere “spazzati via”, ciascuno sa e può decidere, da solo, di fronte al suo computer. Qui entra in gioco l’aspetto della Rete e della tecnologia proposto dalla coppia Grillo/Casaleggio come forma di democrazia autentica. Clikko dunque sono, esisto attraverso il “mi piace” o il tweet dell’hashtag del momento.

C’è una fiction per la tv inglese, trasmessa poco tempo fa da sky (si trova in rete) che, con la potenza dell’immaginario propria del cinema riesce a farci vedere cose nuove. La serie si chiama Black mirror e la puntata cui ci riferiamo è Vote Waldo. Waldo è un orsetto blu, animato da un attore comico. L’orsetto è sullo schermo, dietro – invisibile – c’è l’attore che gli dà voce. Gli interlocutori sono politici che irride, investe di una volgarità grossolana, denuncia essere più irreali di lui nella loro evanescenza. Visto il grande successo, i produttori lo candidano alle elezioni, che naturalmente vanno bene per lui. Ha successo perché dice cose vere, e ciascuno di noi ha bisogno di verità, fa crollare l’impalcatura di ideologie vuote che sostengono il nulla dei partiti, fa percepire che ciascuno in prima persona può esprimersi attraverso la Rete. E però. L’orizzonte è un vuoto in cui sfogare la rabbia, non c’è passione politica. La candidata laburista sconfitta, con cui l’attore che anima Waldo desidera stare in relazione, gli dice: “Io almeno qualcosa di buono volevo farlo, tu sai solo dire vaffanculo”. Lui a questo punto vacilla ma di attore ce n’è subito un altro, il ghigno e le invettive dell’orsetto possono continuare per sempre.

Il protagonismo e la libera espressione della soggettività sono ingredienti importantissimi ma non basta. Essenziali sono la sfida e l’orizzonte politico, che per noi si traducono nella libertà femminile, ovvero libertà di donne e uomini. Protagonismo e soggettività sono ingredienti, il lievito è la pratica di relazione e del conflitto non distruttivo. E’ fondamentale distinguere tra un potere che viene concesso o si strappa a forza, e un’autorità che viene riconosciuta e si rimette in un circolo virtuoso. Il primo implica subordinazione, la seconda è essenzialmente relazionale e fa esistere un altro ordine di rapporti, rappresenta lalternativa al culto del dio potere.

Il M5S corre il rischio dell’implosione, tanto quanto il PD, se non riconosce il senso dell’autorità femminile, forza simbolica fondamentale che sa tenere testa al potere dei potenti ma non si trasforma in autoritarismo, che “può agire sulle persone senza mezzi materiali e scommette in favore di qualcosa di meglio per l’umanità e la civiltà” (Autorità, Luisa Muraro 2013). Corre il rischio di ritornare al pensiero del più forte, del padre-padrone o del padre buono che sa cos’è giusto per tutti, in ogni caso soffocando la differenza.

Le tante persone intelligenti che animano il M5S devono fare attenzione. Perché i funghi, non avendo radici, nascono velocemente, si moltiplicano e possono diventare anche bellissimi, ma basta il colpetto di un passante per andare a gambe all’aria.

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