13 Novembre 2021
#VD3

Il conflitto è per tutti tra due sessi


di Antonella Nappi



Sono convinta che il sistema capitalistico patriarcale sia spaventato dalla presa di spazio pubblico in atto da parte delle donne. Queste in molte parti del mondo contrastano le politiche economiche maschili, il dominio della finanza, del profitto e della legge del più forte. Le donne limitano la presenza simbolica dell’uomo, la devalorizzano. L’essere due: maschi e femmine a contrattare il governo del mondo si fa sempre più stringente ed è l’alternativa al dominio maschile e al sistema capitalistico.
Le donne sono “l’altro” per l’uomo e illuminano tutto ciò che ha sostanziato la vita umana senza riceverne consapevolezza e valore. Le persone ci stanno guardando e possiamo modificare la dinamica politica complessiva: quella sociale, economica e culturale.
I due corpi sessuati che la natura ci ha dato per vivere e divenire persone sono oggi interpretabili liberamente da ciascuna e ciascuno per esistere e agire in molte parti del mondo; le norme della divisione dei compiti e dei sentimenti, delle emozioni e dei desideri che il patriarcato aveva imposto hanno lasciato spazio alle nostre scelte e capacità, ora dovremmo poter comunicare e contrattare tra donne e uomini ma ancora non è facile perché gli uomini non sono abituati a farlo.
La natura ci dà limiti, e oltre al corpo ce ne sono molti altri; la realizzazione sociale di noi stessi in questi limiti ci avvantaggia perché ci permette di costruire in un contesto dimensionato che possiamo governare. Accettare i limiti personali, dimensionarci, parzializzarci e godere degli apporti degli altri che osserviamo e con cui ci relazioniamo mi dà realizzazione.
Il compito che alcune donne mi prospettano di addentrarmi nella futuribilità di piaceri sessuali immaginifici mi estenua, come tentare teorie che li governino.
Ho avuto e ho interessi che mi danno grandi piaceri erotici, come ho sentito dire a Stefano Sarfati alla Libreria delle donne tempo fa. L’erotismo si soddisfa con molte e diverse manifestazioni della vita: per me lo scambio affettivo con un uomo; l’amore estatico per l’intelligenza delle donne, le loro azioni politiche differenti da quelle dei maschi e le priorità che illustrano; i doni della natura.
Anche lo studio delle realtà, specie quella demografica e generazionale, perché su queste vorrei ci si orientasse a organizzare la società in modo responsabile: dal contenimento numerico delle gravidanze, alla valorizzazione delle esperienze delle persone anziane nel lavoro e nella politica, dando immagine che l’età sia una ricchezza relazionale.
Il confronto con i nuovi e vecchi movimenti politici che trattano di sessualità e lotta al patriarcato ha segnato per me qualche frustrazione e preoccupazione dove li ho sentiti aggressivi nei miei confronti; e nei confronti dei movimenti delle donne che sviluppano la loro cultura politica di alterità a quella degli uomini dando significato al conflitto tra due polarità.
È facile amare le differenze quando non ti intralciano, certo, ma non è detto che i progetti politici differenti si debbano per forza intralciare, possono essere ragionati.
Alcune donne, non poche nel mondo della contestazione al patriarcato, chiamano colonizzate quelle attratte sessualmente dai maschi. Esiste in effetti una competizione intorno alla norma sessuale: non è facile sostenersi da sole nella propria unicità senza desiderare di abbassare il valore di chi è diversa da noi. Allo stesso modo finiscono per monopolizzare agli occhi della popolazione l’amore per le donne, quell’amore: intellettuale, civile, politico che con tanta volontà il femminismo ha creato e reso discriminante nei rapporti sociali, viene oscurato. Riportato nel campo sessuale: della coppia, della famiglia o del libertinaggio, risulta più semplice da intendersi, conferma una tradizione di investimenti; perde rilevanza lo spostamento operato dal femminismo nelle priorità delle donne che ci ha portate a investire nella vita pubblica, cercando di restituire a questa affetto e carnalità, umanità. Lo si nota in un diffuso sospetto verso il femminismo che molte donne rilevano nelle amiche, come al contrario si rileva nelle ragazze che vivono difficoltà nel comunicare con i maschi il cogliere dal femminismo l’indicazione di rivolgersi alle donne anche sessualmente.
Il trans-femminismo ci ha rubato il nome per un movimento che è altro dal nostro: sembra rivalutare l’appetibilità della differenza dei generi di matrice maschile, proprio quelle descrizioni normate di uomini e donne che le femministe avevano intaccato e che il mondo maschile insiste però nel buttarci addosso. Vorremmo permettere alle identità di divenire più personali e libere a partire dalle esperienze del proprio corpo e dalle sue azioni, dalle peculiarità di ciascuna. Forse però noi donne e uomini non ci accorgiamo della carica sessuale che sprigioniamo spontaneamente, ma anche che carichiamo, nei e nelle trans vediamo la caricatura, ma la stessa cosa in noi ci pare legittima.
Il trans-femminismo ho pensato negasse la differenza biologica come dato reale e necessario alla vita personale per pensare, pensarsi e agirsi; nega in realtà di averne ricevuta una chiara e accettabile al suo desiderio o la sente diversa da quella che appare. La natura è complessa, i poli sessuali forse permettono molte gradazioni. Non è una condizione facile e va detta, saputa, rispettata.
Perché stupirsi però del fatto che questa problematica non investa direttamente il movimento femminista e respingere, nel voler dichiarare un sesso, la soluzione di dirsi maschi o femmina o entrambi con un riferimento al percorso biologico ed esperienziale condotto? Sentirsi diversi è un trauma che in parte ciascuna e ciascuno conosce, il femminismo ha voluto dichiararlo, renderlo la forza soggettiva di ogni donna, forse per questo da noi ci si aspetta un aiuto. È quello di indagare i propri disagi con ogni mezzo disponibile e avere la forza e sentire l’onore di dichiararsi per come ci si sente, documentare il proprio percorso e rivendicare di essere un gruppo sociale. Questo lavoro non è e non deve risultare sminuente. Al contrario, l’ampliamento di analisi della realtà e non la sua riduzione è la pratica che facciamo e riteniamo utile.
Trans-fobia, come omo-fobia sono definizioni che rimandano alla malattia mentale; ritorcere gli insulti contro chi ci ha insultato lo facciamo tutti, ma è cattiva politica, non indica una direzione di cambiamento.
Anche il tentativo di conquistare nuove norme nella lingua italiana che facciano scomparire la differenza di maschi e femmine è di matrice maschile: riappare l’umano iperpotente del patriarcato a comprendere entrambi i sessi senza che alcuna e alcuno possano dire e confrontare le loro esperienze. Appare una tavola pulita, che il “portatore d’organi” che se ne impossessa riempirà degli organi che gli servono.
Ho paura che i maschi abbiano il sopravvento ancora nel loro rimontare la leadership traballante maschile, ad esempio nel campo della maternità dove si guadagnano figli che perdono le madri perché i padri se ne disfano!
Sono le coppie sterili ad aver aperto la strada alle operazioni tecniche del prendere l’ovulo di una donna e metterlo in un’altra donna, così che finita la gravidanza il bambino venga consegnato. Ma è una ricerca scientifica dominata dal profitto ad averle sollecitate. Con la tecnologia diventa possibile che la relazione con se stessi non accetti più alcun limite e quella con gli altri non abbia per noi alcun peso? Lo sfruttamento del lavoro torna a essere senza regole e pervade di nuovo l’intero corpo? È un ritorno alla celebrazione della ragione del più forte come pratica comune?
La tecnologia indirizza il consenso verso un futuro di desideri pretesi e non guadagnati con il confronto, il ragionamento, la mediazione. È imposta dallo sviluppo capitalistico e finanziario che con questa si alimentano e vuole liberarci dal rapporto che abbiamo con noi stessi e con gli altri, proprio dalle fatiche che ci hanno fatti e ci fanno umani!
È facile in questa confusione volare sopra il conflitto tra maschi e femmine ma il conflitto sta lì, per tutti.
Il sistema capitalistico maschile fa politica per i suoi interessi ogni minuto, confonde e manipola, contrappone e svia i movimenti dal contrastare il sistema economico, gonfia quelli che non interferiscono con l’economia o che addirittura ne favoriscono rami di interesse, esaspera richieste che mettono i cittadini in contrasto tra loro e poi se ne libera.


(#ViaDogana3, www.libreriadelledonne.it, 13 novembre 2021)

Print Friendly, PDF & Email