6 Aprile 2013

IL PAPA E LE DONNE

 

Giancarla Codrignani

 

Non si sa perché gli uomini riescono a incespicare nell’incontro con

noi, anche quando ci vogliono bene. A Napolitano, un gentiluomo che

finalmente dice “ministra” con la desinenza in -a, gli viene in mente

che i “saggi” sono solo uomini. Il Papa, che fin qui ha detto parole e

compiuto gesti affettuosi per tutti, è entrato, inavvertitamente,

nella sostanza di contestate richieste “di genere” proprio pensando a

noi, che abbiamo visto per prime il Risorto (mentre i maschi stavano

chiusi in casa per evitare la polizia e Pietro continuava a piangere

per aver rinnegato tre volte il suo Signore). Quindi, dice Papa

Francesco, siamo “migliori” e, infatti, siamo “madri” (ed era il

momento buono per ricordare alcune “madres” del suo paese, quelle di

plaza de mayo). Un complimento o una svolta?

Le donne, in genere, si fidano un po’ meno delle parole maschili e

incominciano a chiedere che i fatti corrispondano: non sappiamo che

cosa farà Papa Francesco, dopo questo periodo di entusiasmi suoi e di

tutti. Per quello che ci riguarda vorremmo che chiamasse qualche

teologa americana della Federazione delle religiose cattoliche messa

sotto inchiesta per “femminismo” e qualche biblista che riesaminasse

con lui le ragioni che hanno attribuito agli evangelisti l’invenzione

del primato di Pietro, dal momento che Gesù aveva affidato l’annuncio

(“va e annuncia ai fratelli…”) a una donna. E che predisponesse una

campagna di evangelizzazione dei maschi…. Come uomo Gesù non

ammetteva la violenza del patriarcato contro le donne nemmeno nel

pensiero e chiedeva a tutti – a partire da quella famiglia che non

viene mai menzionata nei Vangeli – la responsabilità.

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