di Sandra Bonfiglioli
Chicago, 18 febbraio 2013
Leggo sul New York Times a colazione lo scarno titolo di prima pagina The Pope Resign. È il giorno dopo l’accadimento. Qui, negli Usa, il messaggio è politicamente forte ma smorzato nelle emozioni. Certo non se ne parla nei bar. Immagino che in Italia la gente per strada abbia mormorato l’un l’altro “hai visto? chissà perché! che tempi!”. Sono i momenti del popolo al lavoro che costruisce i propri monumenti. Sono a bocca aperta. Mi spiace non essere tra il mio popolo e vibrare assieme. Ci si sente così estranei e lontano da casa in queste occasioni dove il simbolico si leva alto nella sua potenza unificante. Mi viene in mente il giorno di piazza Fontana quando Milano sembrava un paese e tutti si dicevano “hai sentito? Ma chi è stato? quanti sono?”.
La fantasia galoppa nei sottoscala della ragione, il luogo della dietrologia che detesto e non amo frequentare. Ma è al lavoro la potenza emotiva del simbolo di un potere verticale ancora oggi vertiginoso di cui il papa sa reggere lo scettro. Fino a ieri. Le dimissioni non sono una buona cosa. Debolezza, umanità dolente, lotte intestine sussurrate e feroci nelle stanze segrete. È stato scoperto da un nemico in una situazione indifendibile? Si tratta di uno scandalo? L’immagine di Benedetto XVI pallido, con le occhiaie e l’aria contrita come se avesse pianto sollecita un palpito materno. Una tazza di latte con il miele gli darebbe conforto. Lascio vivere le emozioni. Non ho i termini e l’ambiente adatto per riflettere secondo ragione. Lascio che sia il mio corpo, messo finalmente a riposo, a suggerirmi, quando sarà in grado, una risposta alla più semplice e inquietante delle domande politiche: “Perché?”.
E il mio corpo paziente risponde. Nei suoi tempi. Si tratta di un’onda di cambiamento che ho (abbiamo?) già visto in questi ultimi anni. Ora è arrivata a travolgere la forma assoluta del potere. Troppo semplice riconoscere “potere maschio”. È la stessa onda di cambiamento che ho visto in azione per debellare l’autorevolezza dell’università, dei grandi giornali, dei partiti, delle istituzioni dello Stato, dei sindacati. Processi noti e processi profondi invisibili di cambiamento hanno trovato il momento giusto per mettersi in risonanza e diventare potenti agenti di delegittimazione dei poteri costituiti, forme di un mondo in decadenza che non sa più comandare né produrre classi dirigenti, né persone capaci di costruire orizzonti. È in azione kayròs, il tempo amato anche dalle donne. L’abbiamo visto in azione alla fine di grandi epoche storiche. E sempre ha stupito la velocità del tracollo, la difficoltà a trovare la ratio in azione. È il collasso della società patriarcale così crudele con le donne che tanto hanno lottato per dire no e desiderare altro. Per una nuova libertà che a noi urge da tempo. Perbacco. Nulla regge all’urto della storia. Sarà vero? Spero che ne parleremo con le altre a Milano. Sono così intelligenti.
8 Marzo 2013