di Lia Cigarini
La politica è in crisi?
La politica è in crisi? No. Io dico che la politica sta cambiando. I partiti nella forma conosciuta non esistono più, tuttavia non si può dire che l’Italia è un paese in cui non si fa più politica.
Vincenzo Vita sul manifesto del 2 marzo 2023 scrive: «Lo scenario desolante che ereditiamo ha devastato le coscienze e ha lasciato soli i movimenti e l’associazionismo pure ricchissimi e diffusi».
Io aggiungo soltanto che questi movimenti sono la politica. Si tratta di moltissime realtà di associazionismo, volontariato e di iniziative di vari gruppi per risolvere singoli problemi.
Non solo, c’è il movimento delle donne, che si è basato sulla non professionalità della politica e dell’organizzazione, che ha una grande presenza di luoghi aperti anche sulla strada come librerie, case delle donne, libere università, centri contro il maltrattamento alle donne ecc.
Per fare un esempio di associazionismo attivo nella politica e nella cultura c’è l’ARCI (Associazione Ricreativa Culturale Italiana), con 800mila iscritti, che apre le sue sedi alle riunioni degli studenti e di chi ne ha bisogno e non le trova, e da parte sua fa moltissime iniziative culturali e politiche. Luciana Castellina è stata per dieci anni presidente di questa associazione.
Nella trentesima giornata internazionale del volontariato, che si è celebrata il 6 dicembre 2022, il presidente Mattarella ha espresso alle volontarie e ai volontari d’Italia – un popolo di almeno 5 milioni di persone secondo l’ISTAT – «il profondo senso di gratitudine della Repubblica». Infatti è nelle migliaia di associazioni impegnate ovunque in attività necessarie che il volontariato esprime quotidianamente la sua potenza di intervento, per esempio moltissime e moltissimi giovani sono andati a Ischia a spalare dopo la frana del novembre 2022. Infine ci sono i circoli cooperativi, che è la forma giuridica adottata anche dalla Libreria delle donne di Milano.
Di recente l’associazione NEXT – Nuova economia per tutti ha indetto un forum a Roma in cui si è discusso di dare «nuove parole e scelte» di cui la politica nazionale ha un estremo bisogno. Il mondo del terzo settore, puntualizza Valeria Negrini (portavoce del Forum del Terzo Settore), non si occupa solo di sociale, ma di politica, di rigenerazione urbana, di agricoltura sociale ed è, con il mondo artistico e culturale, il più grande patrimonio che questo paese ha. Possiamo quindi parlare di una trasformazione della politica, non di crisi totale, di un allargamento della politica da parte di quelli che la fanno in carne ed ossa.
Anche secondo il sociologo Aldo Bonomi la politica nazionale ha bisogno di nuove parole, che la società civile ha già iniziato a sperimentare e a vivere sul campo (il manifesto, 29/9/2022). Ma, sostiene Bonomi, «questo pullulare di fermenti sociali e politici restano chiusi e autoreferenziali e devono invece fare carovana».
Ebbene, le nuove parole ha cominciato a dirle con forza il movimento delle donne quando ha inaugurato la pratica del partire da sé e della relazione. Sono le relazioni che mancano, nella politica degli uomini basata sul mercato e sui diritti: la povertà politica a sinistra contrasta con la ricchezza dell’esperienza sociale diffusa sul territorio, quindi attraverso questa esposizione del senso politico dell’associazionismo e del volontariato si può dire che è la politica maschile che è in crisi. E di conseguenza è in crisi la democrazia rappresentativa.
A questo punto Giordana Masotto avanza questa obiezione: «Questa crisi della democrazia rappresentativa costituisce un grave problema anche per noi, non possiamo disinteressarcene. Quindi dobbiamo trovare il nesso tra questa politica di cui tu parli e la democrazia rappresentativa». Anche a me interessa questo nesso di cui Giordana parla, non sono infatti d’accordo che la crisi della democrazia rappresentativa sia irreversibile, anche perché la destra pensa di proporre in alternativa il funesto presidenzialismo. La democrazia può essere riacciuffata e cambiata.
D’altra parte già da anni abbiamo distinto tra politica diretta, la nostra e quella dell’associazionismo e del volontariato, e politica indiretta. Al momento è sotto gli occhi di tutti che i partiti sono completamente staccati dalla realtà del paese perché non hanno più un rapporto coi cittadini, vale a dire quel rapporto previsto dalla Costituzione italiana. Quindi, il nesso che Giordana considera necessario si costituisce a partire in primis dalla politica delle donne, dell’associazionismo, del volontariato.
A questo punto per me nasce un problema che poneva già Luisa Muraro in un incontro a Milano il 15/6/1996 intitolato “Politica senza professione”. Capita «con tutte le donne che non capiscono che con il primum femminile e la relazione donna con donna si crea un garbuglio terribile quando si parla; qui non abbiamo questo problema, possiamo andare sul semplice perché qui siamo tutte d’accordo. Noi sappiamo già. Allora avendo una chiarezza pratica questo fa una grande chiarezza nel parlare». Ecco, noi stiamo troppo tra di noi, e ci capiamo senza bisogno di far la storia della pratica politica tutte le volte. Dobbiamo fare allargamenti e incontri con le altre, sennò sei messa in difficoltà, non sai come far capire la tua pratica, perché ti dicono che cos’è la libertà, se non che io posso arrivare a cariche che prima erano riservate agli uomini? A me ha colpito un’intervista pubblicata dal Manifesto a una giovane di NonUnaDiMeno: ho capito che non avrei saputo spiegare la nostra politica a questa ragazza, quindi sono d’accordo con il problema di linguaggio posto da Luisa Muraro.
(Via Dogana Tre – www.libreriadelledonne.it, 12 marzo 2023)