29 Aprile 2015
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Il villaggio degli alberi e delle bambine

di Maria G. Di Rienzo

Piplantri è un villaggio indiano del Rajasthan abitato da circa 8.000 persone. Probabilmente è un po’ difficile da individuare a colpo d’occhio sulle cartine geografiche, anche se di recente la stampa si è accorta della sua esistenza e ha espresso adeguata meraviglia rispetto alle pratiche in uso colà da diversi anni. Il suo consiglio di villaggio (panchayat) ha infatti messo in moto un meccanismo che lega la riforestazione dei terreni comuni, il miglioramento delle condizioni economiche dei residenti e il futuro delle bambine in un paese in cui gli aborti selettivi e l’abbandono o la soppressione delle neonate sono un problema serio. Ecofemminismo, se vogliamo.

Il villaggio pianta 111 (centoundici) alberi per ogni bambina che viene al mondo, desiderata o meno. Alberi da frutta, neem, sheesham, amla: negli ultimi sei anni ne hanno piantati più di 250.000 e per evitare che fossero infestati dalle termiti li hanno circondati di oltre due milioni e mezzo di piante di aloe vera. Oggi questi alberi, e l’aloe vera, sono la principale fonte di reddito per numerose famiglie del villaggio. Il consiglio ha anche provveduto a invitare esperti affinché addestrassero le donne (le donne sono la forza lavoro principale dell’agricoltura, ovunque) alla trasformazione dell’aloe vera in prodotti come succhi, unguenti, gel, eccetera.

 

A Piplantri nascono circa 60 bimbe l’anno. Il consiglio di villaggio ha creato un comitato apposito, che comprende le autorità scolastiche locali, per sapere quali famiglie ritengono la nascita indesiderata. Piantano i 111 alberi e poi vanno a trovare i genitori della nuova bambina con una proposta, un deposito monetario vincolato a nome della loro figlioletta per i successivi vent’anni: 10.000 rupie le mette il padre, 21.000 sono raccolte come offerte degli altri abitanti del villaggio. Nessuno ha rifiutato, sino ad ora. I genitori firmano un affidavit, una dichiarazione scritta con valore legale, in cui si impegnano a non far sposare la figlia prima della sua maggiore età, a mandarla a scuola regolarmente e ad aver cura degli alberi piantati in suo nome.

 

A Piplantri le famiglie piantano pure 11 alberi quando muore un parente. Alla stampa i residenti hanno detto che da loro non si verificano reati da quasi un decennio e che stanno dimenticando com’è fatta la polizia. Gli alberi sono grandi maestri.

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