28 Gennaio 2015

Invito al racconto di un gesto epico

18 gennaio 2015

di Gisella Modica

 

Abbiamo ricevuto da Gisella Modica un invito con la preghiera di estenderlo a quelle donne che hanno realizzato insieme ad altre imprese epiche come la libreria.

 

Cara,

ti scriviamo per coinvolgerti, se ti va, in un percorso/gioco.

Ti chiediamo di rispondere alla domanda “esiste un’epica femminile?” che Bia Sarasini e Paola Bono pongono in Epiche, altre imprese, altre narrazioni (Jacobelli, 2014), un testo da loro curato nel quale, insieme ad altre autrici (Curti, Fortini, Gramaglia, Guarracino, Luongo, Petrignani, Vitale etc.), riattraversano criticamente il genere e lo interrogano, a partire da contesti letterari e artistici diversi. Quello che ci interessa, scrivono le curatrici, è una rimessa in gioco dell’epica e dei suoi confini che veda la ritessitura della rete attraverso una molteplicità di racconti femminili le cui protagoniste sono donne che agiscono fuori dagli schemi e dal destino prestabilito; donne che si spostano fisicamente, oltre che mentalmente dai canoni tradizionali, alla ricerca di un futuro e di un lavoro; donne che fanno imprese culturali e non.

Donne “diversamente epiche” (Fortini) che già tessono un mondo che però «s’intuisce ma non è ancora interamente delineato» se non nell’arte e nella letteratura.

Utilizzando le seguenti parole chiave: Eroina, Impresa, Coraggio, Mondo, Spostamento, ti chiediamo di rispondere alla domanda, anche attraverso il racconto di un gesto o di un’impresa epica della tua vita.

Un contributo, il tuo, se accetti il gioco, per rendere più fitta e più pregnante la tessitura.

Sotto troverai una scheda del libro.

Se le risposte arriveranno in buon numero ne daremo un resoconto ragionato sul nostro sito (www.sites.google.com/site/bibliotecadelledonne/) e su quello della Società Italiana delle Letterate (www.societadellelettarate.it).

Considerati gli impegni di tutte, prevediamo una risposta entro il 15 marzo da inviare al nostro indirizzo di posta elettronica bibliotecadonneudipa@virgilio.it

Nel ringraziarti, ti inviamo un augurio di buon anno e un caloroso saluto

 

per la Biblioteca delle donne e Centro di consulenza legale UDIPALERMO

Gisella Modica

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Per Aristotele, scrivono le curatrici, il termine “epico” richiama un’impresa difficile di ampio respiro legato anche al soprannaturale e/o al fantastico. Per Wu Ming «epiche sono imprese storiche o mitiche, eroiche e avventurose all’interno di conflitti più vasti che decidono le sorti dell’umanità». E ancora: nella sua forma delle origini l’epica classica è narrazione in versi che fa fulcro sulle gesta guerriere o avventurose dell’eroe, rivolte da una comunità per rafforzare il senso di sé e confermare la visione del mondo della collettività. Visione sancita dal passaggio di potere da padre in figlio all’interno della quale la figura dell’alterità è affidata ad una donna che assume il ruolo di capro espiatorio e come tale va espulsa per proteggere la comunità.

Partendo da queste considerazioni, e dalla motivazione al Nobel assegnato a Doris Lessing definita «epica cantatrice dell’esperienza femminile», le domande poste nel testo sono: esiste un’epica femminile? Si può pensare ad un’eroina che non sia una variante di eroe? Le guerriere dei cicli cavallereschi e rinascimentali (Bradamante) o altre moderne guerriere che combattono a somiglianza degli uomini e da uomini si travestono (Lady Oscar, Tomb Ryder) possiamo considerarle eroine?

Ma epico è anche tentare una propria rappresentazione del mondo affinché vi si trovi un senso consono al proprio desiderio. E’ quanto hanno fatto e continuano a fare le donne che hanno acquisito, grazie al femminismo, consapevolezza di sé e partendo da sé fanno mondo. Un mondo tutto da inventare.

Cantare da donna l’esperienza delle donne, farsi voce di una comunità che in passato è stata esclusa dalla collettività, fare mondo, può considerarsi impresa epica al pari di quella di Omero? Perché ci sia epica è necessaria la guerra?

Non c’è impresa, azione se non c’è spostamento interiore, commentano le curatrici; ma è anche spostamento fisico di menti e di corpi da una parte all’altra del mondo per fuggire dalle guerre, in cerca di lavoro, di pace, di futuro per sé e per i propri figli.

Da dove si sposta un’eroina? In quale direzione?

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