27 Febbraio 2015
Quotidiano del Sud

Io sto con Maria Carmela Lanzetta

di Franca Fortunato

 

È da settimane che assisto con indignazione a una campagna mediatica di denigrazione e delegittimazione portata avanti contro una donna, prima che contro una politica, a causa delle sue scelte e delle sue ragioni che l’hanno portata a ritirare la sua disponibilità ad entrare nella Giunta regionale del Presidente Oliverio. Mi riferisco a Maria Carmela Lanzetta, ex Ministra del governo Renzi, a cui va tutta la mia solidarietà. Le sue scelte politiche possono essere criticate – anch’io l’ho fatto molte volte e aspramente –, si può dissentire da lei, si può esprimere un giudizio politico sul suo operato da Ministra, ma quello che non si può e che nessuna/o in questa regione dovrebbe permettere – io non lo permetto – è insultarla, ridicolizzarla, offenderla, deriderla, calpestando la sua dignità di donna, la cui storia personale e politica non è iniziata con l’entrata nel governo Renzi e il suo incarico da Ministra. Colpisce l’ipocrisia, il cinismo, la vigliaccheria, la misoginia dei sedicenti “politici” che l’hanno “utilizzata” e poi “lasciata sola”. Ma si sa, è questa la loro politica. Quando le donne capiranno che hanno tutto da perdere, anche quando pensano di vincere, da questa politica?

Per fortuna non è l’unica possibile. Lanzetta ha una storia di sindaca che le fa onore. È stata una sindaca coraggiosa. Le donne di Monasterace, che l’hanno voluta come loro governante e l’hanno sempre aiutata e sostenuta nei momenti difficili, questo lo sanno. Ha saputo affrontare minacce, intimidazioni, attentati, e ha sempre resistito, per amore del suo paese e per passione politica. Maria Carmela Lanzetta è stata una brava amministratrice, checché ne dicano i suoi detrattori, e ha dimostrato, insieme ad altre, che la buona politica è possibile anche in Calabria. Non si è piegata alle minacce e alle intimidazioni. Ha accettato a malincuore di vivere sotto scorta. La presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi nella sua discesa in Calabria ha chiesto spiegazioni a Lanzetta, non sui motivi per cui ha ritirato la sua disponibilità ad entrare nella Giunta regionale, ma – per quanto ho potuto leggere – su alcune sue affermazioni rilasciate in un’intervista del 28 gennaio scorso al giornalista Goffredo Buccini del Corriere della Sera. «La Commissione – ha dichiarato Bindi – vuole capire se una è oggetto di minacce dalla ‘ndrangheta o no. Perché se diventa un simbolo e poi dice che non è stata minacciata deve spiegare il prima e il dopo.» Che cosa aveva detto Lanzetta in quella intervista? Riporto per intero le frasi incriminate: D. «Per l’attentato alla sua macchina quand’era sindaca, hanno preso un ragazzino.» R. «Leggo che c’è in carcere un diciottenne, che ha colpito anche un funzionario regionale.» D. «Pensa sia ‘ndrangheta?» R.«Viene da una famiglia disperata. Qualcuno lo ha usato.» Non mi sembra – se capisco bene la lingua italiana – che Lanzetta neghi le minacce ricevute né la loro matrice mafiosa. Cosa c’è, poi, di sbagliato nel dire che la ‘ndrangheta “usa” giovani “disperati” per i suoi crimini? Perché la Commissione chiede a lei se le minacce e le intimidazioni ricevute sono della ‘ndrangheta o meno? Non è forse compito della magistratura e della stessa commissione Antimafia accertarlo? Si può negare che la sua farmacia sia stata bruciata due volte? Che la sua Panda sia stata colpita con un’arma da fuoco? Chi sono gli esecutori e i mandanti? Di questo passo qualcuno arriverà a dire che è stata lei stessa a dare fuoco alla sua farmacia, a sparare sulla sua macchina, o che si è servita di qualcun altro.

Non si può distruggere così la credibilità e la storia di una donna che ha governato il suo paese con passione e coraggio, dimostrando che anche in Calabria è possibile la buona politica e la buona amministrazione. Maria Carmela Lanzetta, quando nel 2006 e 2011 si è candidata, sono state le donne che l’hanno voluta. Le stesse che dopo che le hanno bruciato la farmacia, bottiglietta dopo bottiglietta, scatola dopo scatola, hanno salvato con lei il salvabile. Dopo gli attentati il prefetto di Palermo le disse: «Cerchi di stare attenta, signora, è bello ciò che fa ma stia attenta». Mentiva anche il Prefetto? Anche le assessore della sua Giunta hanno subito minacce. Sono inventate anche queste? A una hanno bruciato la macchina, a un’altra hanno disegnato una bara, con sopra le iniziale delle sue due figlie, sul muro di fronte al portone del suo assessorato. Sono o no, questi, fatti criminosi? Che cosa c’è da capire se non accertare e arrestarne gli esecutori e i mandanti? L’etichetta “sindaca anti ‘ndrangheta”, che Maria Carmela – come le altre – ha sempre rifiutato, le è stata cucita addosso dai mass media, come per dire che la Calabria o è ‘ndrangheta o anti ‘ndrangheta, altrimenti non è niente. Lanzetta non si è mai presentata né, credo, si sia mai sentita un simbolo dell’antimafia, perciò non ha niente da spiegare, non c’è un prima o un dopo, se non nella sua vita personale e politica. Di questo parleremo con lei ed altre il 6 marzo a Catanzaro, in ricorrenza della Giornata internazionale delle donne.


(Quotidiano del Sud, 27 febbraio 2015)

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