15 Dicembre 2013
Corriere della Sera

La correttezza uccide la fantasia (e le nostre chiacchiere sugli uomini)

di Maria Luisa Agnese

Potrebbe capitare, in un prossimo futuro, che prima di entrare al cinema sperando di goderci un bel film, dovremo controllare, oltre alle critiche e alle stellette, anche il bollino rosa, quello che garantisce che la pellicola sia femminilmente corretta. Che cioè abbia passato un test molto in voga già oggi in Svezia, basato su tre parametri: che ci siano almeno due donne fra i protagonisti, che le due parlino tra loro, e possibilmente non solo di uomini. E’ verissimo che sono pochi i ruoli esaltanti per le donne al cinema, a Hollywood come in Europa o in India, e che le eroine e le donne carismatiche scarseggiano, che le belle parti per le donne, specialmente dopo i famosi anta, si fanno più che desiderare, mentre gli stereotipi abbondano. Lo sappiamo bene e ci auguriamo copioni e testi adeguati che rispecchino la situazione reale, e complessa, della donna oggi. Ma siamo sicuri che la strada maestra per ottenerli sia un bollino rosa che rispetti quelle tre regolette: discutibilmente necessarie ma certamente non sufficienti a garantire contenuti non discriminatori. Se infatti andiamo a fare il giochino di chi passa e chi no, scopriamo che un po’ casualmente son promossi Blue Jasmin, Bling Ring e Iron Lady, mentre non si salverebbero neppure per il rotto della cuffia Pretty Woman, Gravity, Pulp Fiction e Truman Show. E una volta appurato che, a causa delle tre regolette svedesi, ci saremmo perse capolavori come Harry ti presento Sally, non avremmo per questo deciso quale film abbia contribuito di più alla causa della parità femminile. Senza contare che poi, se avessimo rispettato quell’ultima regola che vuole calmierare le chiacchiere fra donne, ci saremmo private di tutta la saga post moderna di Sex and the City, serie con prevalenza di femmine protagoniste che, guarda caso, come da sempre è accaduto nel mondo, dai ginecei agli harem, parlano parecchio, tra loro, proprio di uomini. Siamo sicuri che saremo davvero più libere e più realizzate quando non parleremo più di loro? O tutto ciò non rischia di innescare, nel mondo femminile, l’ennesimo boomerang per troppa correttezza? Tanto più che quando si tratta di arte è perlopiù vietato tarpare le ali alla fantasia .

(Corriere della Sera – 15 dicembre 2013)

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