di Annarosa Buttarelli.
Martha Nussbaum, femminista incerta ma abile filosofa di tradizione aristotelica. In un’intervista rilasciata a “Repubblica” (8/10/2009) dichiara: “Il femminismo ha realizzato progressi in ogni area delle nostre vite, eccetto che nella politica”. Lo dice una filosofa che non ha fatto altro che scrivere di filosofia politica e morale. Delle tre seguenti ipotesi bisognerebbe farne scegliere una alla Nussbaum stessa: 1- o intende anche lei che politica significa esclusivamente ricoprire cariche pubbliche e avere potere; 2- o che il suo pensiero politico è inefficace o non è ascoltato; 3- o che lei essendo filosofa, quando è femminista rinuncia a pensare efficacemente.
Sono contraddizioni che nascono quando “pensare” viene ancora inteso come esercizio di superamento della differenza sessuale in primis, ma anche come esercizio di universalizzazione forzata delle parzialità viventi. Occorre almeno prendere atto che pensando neutramente si incorre nell’inefficacia del pensiero sul piano della realtà e delle sue esigenze di cambiamento, anche se si riempiono molte pagine di libri.
In effetti, certe forme della politica tradizionale, così come si presentano ancora oggi alla nostra riflessione, sono irriformabili, come sostengo nel saggio “Sovrane”, contenuto nel volume di Diotima, Politica e potere non sono la stessa cosa (2009). Irriformabili perché cresciute e sviluppatesi ben presto intorno all’idolatria del potere, tanto da costringere la parola politica a diventare, nell’uso irriflessivo corrente, un sinonimo di potere. Analogamente e non per caso, la filosofia di tradizione accademica, cresciuta e sviluppatasi come fallologocentrismo che assolutizza la razionalità dimostrativa e dialettica di marca maschile come unica forma di pensiero, si sta rendendo irriformabile e resterà nella sua mono-ocularità ciclopica. LA filosofia occidentale è gigantesca ma come i ciclopi ha un solo (già accecato?).
E ci sarà sempre una Clarice Lispector a ricordarci che “… mescolato a tutto questo c’è la vita che non si ferma” (La vita che non si ferma, Archinto 2008), la vita reale che ha portato alla piena rivelazione ciò che era un segreto tenuto ben nascosto dalla Storia catastrofica: le donne pensano. Questa rivelazione sta dispiegando i suoi frutti e lo si rileva qua e là sempre più spesso e eccellentemente nei commenti di uomini liberi. Ciò che è stato un segreto fino a pochi decenni fa nella storia della nostra filosofia, è stato rilevato eccellentemente da un pensatore e intellettuale arabo, Reiham Salam, in un articolo tradotto da “Il sole 24 ore” (2/8/2009).
Questo pensatore constata nell’articolo che l’attuale crisi finanziaria, quella che ha il potere di travolgere i pensieri e le vite, ha segnato la fine simbolica del “club dei machi”, il capitalismo finanziario. Più in generale, la crisi ha aperto, secondo Salam, “l’agonia del macho” come “stato mentale” e, contestualmente, ha avviato una grande trasformazione del mondo dovuta alla prossima estinzione di questo “macho” sepolto dalle sue ceneri.
L’homo oeconomicus che si era autodescritto come macho nelle ultime fasi dell’evoluzione capitalistica ha fallito anche l’espressione concreta del suo machismo come impresa finanziaria e come totale e globale delle economie e delle finanze. Questa sarà la pietra tombale del tipo antropologico “macho”, tanto da consigliare un repentino passaggio della discussione mondiale dal livello economico-finanziario al molto più urgente livello antropologico. Infatti, ci si chiede: cosa succederà nel mondo? Raiham Salam scrive che le donne usciranno da questa crisi nella forma migliore, dato che non la subiscono: “D’ora in poi il conflitto (tra uomini e donne) avrà una forma più sottile e il suo campo di battaglia principale saranno le menti e i cuori”. Continua: “Non abbiamo precedenti che ci permettano di parlare di come sarà il mondo dopo la morte del macho. Ma possiamo aspettarci che la transizione sarà sofferta, difficile e forse molto violenta”. E anche questo è inconfutabile, non c’è nulla nella nostra memoria e nemmeno nella storia che noi conosciamo, un precedente che ci possa orientare”. Credo possibile tradurre “le menti e i cuori” con pensiero e amore, competenze nuove che Salam riconosce alle donne, riuscendo a intravedere forme e pratiche di pensiero inascoltate finora. E siccome la violenza è sempre stata la sola reazione messa in campo quando si profilano rivoluzioni benefiche, noi siamo qui, Diotima, intesa come mondo di relazioni d’autorità femminile, è in questo luogo oggi per contribuire a impedire che la trasformazione in corso scateni un’ulteriore violenza, e a fare in modo che quella attuale contro le donne non duri a lungo, come molti prevedono.
rivista online di Diotima “Per amore del mondo”, NEL MONDO COMUNE estate 2010