16 Febbraio 2021
#VD3

La forza del simbolico


di Antonietta Lelario


In merito alla lettera di Luisa Muraro alle due ex ministre TeresaBellanova e Elena Bonetti, alcune donne hanno fatto notare che lei parlava partendo da un’idea di libertà e di bene comune molto differente da quello delle due ministre, attribuendo loro la propria postura.

Io credo che L. Muraro volesse portare sulla scena pubblica allargata la politica della differenza, far apparire nuove possibilità.Non è questo il compito del simbolico?

Lei si è lasciata interpellare. Ha fatto una lettura politica non solo degli e delle protagoniste in campo, ma delle emozioni, delle atteseche li circondavano e ha aperto un conflitto sull’esercizio della libertà e sull’idea di bene comune.

Come di fatto è stato. Non è un caso che la lettera sia stata ripresa da vari giornali e da tante donne, che siano stati scritti articoli e ne stiamo ancora parlando.

Per questoconsidero la lettera di Luisa Muraro una prova di autorità e un invito a che noi ci autorizziamo a fare altrettanto. Capita infatti spesso che ci si blocchi in una tenaglia: da una parte a pensare che basti la difesa dei princìpi, il che nel dibattito pubblico ci rende inefficaci; dall’altra a confondere il conflitto simbolico con la lite e, quindi per paura del litigio, tacere sul di più che pensiamo e sentiamo, generando così una sofferenza che va a male.

Questa capacità di portare sulla scena grande la differenza femminile e le differenze fra donne può non avere come effetto un capovolgimento della situazione, ma creaattenzione. Cambia le aspettative. Prospetta il possibile.

Non è cosa da poco!

Di questa politica del simbolico oggi c’è grande bisogno e grande assenza. Non che manchi il simbolico – e come potrebbe!– manca un conflitto adeguato su quel piano ed è stato lasciato tutto nelle mani delle donne. E di pochi uomini. E a noi tocca prendercelo anche perché su quel piano avevamo puntato. Cercherò di spiegarmi meglio.

Le due ministre hanno riconosciuto l’autorità della loro interlocutrice, ma hanno difeso il loro operato dicendo che sentono fedeltà e adesione alle decisioni della propria comunità.

La loro risposta svela il nuovo contratto sessuale che la cultura democratica e progressista sta proponendo alle donne, diverso dal pattotra uominiche ha inaugurato la modernità. In quel patto la donna doveva accettare di significare un femminile inferiorizzato o scomparire nel neutro maschile universale: i diritti dell’uomo, per esempio.

Oggi a fronte della libertà femminile che noi abbiamo portato sulla scena, edessendo stato smascherato il precedente gioco, la cultura progressista e con essa tutta la sinistra propongono un diverso contratto sessuale. Hanno bisogno di esibire la presenza femminile, ma sono incapaci di mettere in gioco la differenza, di aprire all’inaspettato.Cercano formule di inclusione nuove. Non è il vecchio patriarcato ma l’affermazione della logica neoliberalista.Si vede bene sul piano linguistico.L’uso dell’asterisco per significare sia il maschile che il femminile o espressioni come “il genitore”, oppure come “l’essere umano” sono un modo di parlare per l’uomo e la donna a condizione che sia l’uomo che la donna si allontanino dalla loro differenza. È uno dei paradossi con cui dobbiamo fare i conti: i corpi contano numericamente, stanno nell’immaginario, ma a condizione di perdere il di più di significato che i corpi sessuati hanno, che le relazioni significative, la storia, la memoria, l’esperienza hanno iscritto nei loro corpi. Per le donne viene proposta la logica della promessa abbagliante e dei numeri: “50 e 50”, per capirci, oppure “ci sono 8 ministre!” e, in cambio, viene offerta accoglienza nella comunità.

In questo moderno contratto le donne sono il segno dell’impoverimento a cui si vuole ridurre tutto il reale: dati quantificabili, rapporto di forza, esibizione, polvere sotto il tappeto.

Ecco perché il conflitto simbolico è di fondamentale importanza per tutte e per tutti.

Per noi donne ci può essere la tentazione di accettare, in questo momento storico, il calore dell’accoglimento.E tuttavia noi conosciamo l’irriducibilità del nostro corpo alla logica dei numeri.Noi sappiamo che lo spazio simbolico è una dimensione in più del reale.

Ed è lì, in quello spazio, che il di più della differenzadeve trovare parole e gesti.

Il conflitto sarà ineludibile tra uomini e donne, ma soprattutto fra donne, ed è un bene, a patto di ricordare che il conflitto non è la lite. Il conflitto simbolico ci chiede di moltiplicare e raffinare le nostre mediazioni, apre ad un di più di significato che ci arricchisce tutte, ci imponedi esercitare tutta la gamma dei nostri sentimenti.

Certo che ci sono le offese, i rancori, ma anche la risorsa di saper sentire come sta l’altra e la necessità di trovare parole per ciò che pensiamo.

E il grembo che custodisce le nostre parole è la relazione fra donne. Su questo non ho alcun dubbio.

Dalla capacità di gestire il conflitto dipende il futuro dei rapporti tra donne e dai rapporti tra le donne dipende il mondo.


(Via Dogana 3, www.libreriadelledonne.it, 16 febbraio 2021)

Print Friendly, PDF & Email