di Lea Melandri
In una breve Introduzione a quella che avrebbe dovuto essere un capitolo dedicato alla rivista “L’Erba voglio“, nel libro L’orda d’oro, scritto da Nanni Balestrini e da Primo Moroni e pubblicato dal Saggiatore nel 1987, Elvio Fachinelli così riassumeva lo svolgimento storico della rivista:
«Primo tempo. Nel giugno e settembre 1970 si svolgono a Milano due convegni dedicati a Esperienze non autoritarie nella scuola (attenzione: non autoritarie!), ai quali intervengono i promotori di un asilo autogestito di Porta Ticinese e numerosissimi insegnanti di scuole elementari e medie. Relazioni e contributi di questi convegni sono raccolti in un volume, L’erba voglio. Pratica non autoritaria nella scuola, che esce al principio del ’71 da Einaudi. Le discussioni che sorgono un po’ dappertutto dopo la pubblicazione del libro coinvolgono anche molte persone estranee alla scuola e spiegano la sua altissima diffusione (cinque edizioni in pochi mesi).
Secondo tempo. Nel libro era inserita una cartolina: chi fosse stato interessato alle tematiche presentate nel libro era pregato di rinviarla ai curatori. In pochissimo tempo ne arrivano circa tremila. Per rispondere a questa così netta richiesta di collaborazione e per approfondire lo stile di lavoro delineato nel libro, nasce L’erba voglio, rivista bimestrale che esce ininterrottamente dal 1971 al 1977 (30 numeri).
Terzo tempo. Alla rivista si affianca, a partire dal 1976, una collana di libri che – in vari modi – ampliano i temi della rivista o funzionano da antenne del nuovo. Alcuni titoli: Collettivo A/traverso, Alice è il diavolo, il testo di Radio Alice a Bologna e dei “giovani del ’77”; Lea Melandri, L’infamia originaria, un “classico” del femminismo italiano; Enrico Palandri, Boccalone, romanzo risultato inaspettatamente best-seller del “popolo alto dei camminatori”; Elvio Fachinelli, La freccia ferma. Tre tentativi di annullare il tempo.
Questo in breve lo svolgimento storico de “L’erba voglio”, che si conclude nel momento in cui lo spazio di ricerca intellettuale e politica si riduce gravemente per l’intervento sciagurato del fenomeno terroristico. In ciò che segue, vogliamo dare parola agli scritti della rivista, dai quali risulterà evidente, nella diversità dei modi e delle lingue, l’originalità del lavoro fatto rispetto al contesto di quegli anni».
Alla “premessa” seguiva una raccolta di scritti, divisa in cinque parti, ognuna delle quali preceduta da un titolo e da una didascalia. L’antologia de “L’erba voglio”, che curammo allora insieme io e Elvio, non entrò nel libro L’orda d’oro, ma è stata poi da me ripresa, ampliata e pubblicata presso l’editore Baldini & Castoldi nel 1998, a nove anni dalla morte di Fachinelli – avvenuta nel dicembre 1989 – e in occasione del convegno a lui dedicato, tenutosi a Milano l’11-12 dicembre 1998. Sia il convegno che il libro portano il titolo di uno dei più interessanti scritti di Elvio sul ’68: L’erba voglio (1971-1977). Il desiderio dissidente.
(Zeroviolenzadonne, 18 febbraio 2014)