24 Novembre 2013
Repubblica

La scrittura che salva, i diari delle donne maltrattate

di Maria Novella De Luca

È un giorno speciale. Si festeggia il compleanno di Sabrina, tre
anni. Scrive Monica, il 26 novembre del 2011, sul suo taccuino
Moleskine, riempito di grafia minuta e precisa: «Guido entra in
cucina con la sua “38″, io sono di spalle, davanti alla macchina
del gas, e mi punta la pistola alla nuca, sento il gelo, mi giro,
che fai, dico, tanto è scarica, risponde lui. Me la faccio daree
vedo invece che ha tutti proiettili in canna…». Questa è la
storia di Monica, del suo orrore quotidiano e di un diario che le
salva la vita. Uno dei tanti diari che le donne vittime di
stalking e di persecuzioni domestiche conservano per paura di
essere uccise, perché i figli sappiano, per avere una prova da
portare in tribunale. Quasi mai infatti le violenze in casa, gli
stupri, le botte, le sevizie psicologiche hanno testimoni. Così le
donne scrivono. Perché la scritturaè anche conforto, voce intima
che diventa parola, grido. Racconta Teresa Manente, avvocato
penalista che dirige il pool legale dell’ associazione “Differenza
Donna”: «Grazie al diario di Monica siamo riusciti a far
condannare per maltrattamenti il suo ex compagno. Nei centri
antiviolenza consigliamo sempre alle vittime di avere un quaderno,
di fermare la memoria: spesso si tende a rimuovere il dolore, a
voler dimenticare. Vorrei che i diari di Monica, tre anni di
intime testimonianze, servissero alle altre, a quelle che hanno
paura. Ricordo sempre una madre: viveva nel terrore di essere
uccisa dal marito, e scriveva un diario perché dopo la sua morte
la figlia potesse sapere la verità». Monica ha 40 anni e fa l’
impiegata, Guido, coetaneo, è una guardia giurata, in casa ha
fucili e pistole. L’ amore dura un anno. Poi nasce Sabrina e tutto
va in pezzi. Guido, già ossessivo e violento, diventa ilcarnefice
di Monica, fino a che lei trova il coraggio e fugge con la figlia.
Senza più guardarsi indietro.I loro nomi non sono veri, quelli
autentici sono custoditi in un fascicolo del tribunale di Roma.
Queste sono le pagine dei diari di Monica.
6 GENNAIO 2009 Sabrina
è nata da poco. Quando piange Guido perde il controllo. Monica
scrive: «Guido è entrato in camera da lettoe mi ha urlato che sono
madre incurante, una trucida, piuttosto che crescere dei figli con
te di donne me ne faccio quante me ne pare…».
10 FEBBRAIO 2009
Monica è provata, preoccupata. Minaccia di andare via. «Quando
sono tornata dalla spesa con Sabrina, Guido mi ha spinto contro il
muro. Che vuoi fare? Dov’ eri? Te ne vuoi andare? Tanto io ammazzo
te, tuo padre, tua madre e se mi mettono dentro sti’ ca…, la
bimba crescerà con gli assistenti sociali, ma quando esco dal
carcere, trova me, mica te…».
30 APRILE 2009.
Guido alterna scoppi di rabbia a momenti di dolcezza. In casa ha una pistola e
tre fucili. Le chiede perdono, le dice di amarla. Vuole rapporti
sessuali reiterati e continui. Monica è turbata: «Sono andata al
Cim, al consultorio, dallo psicologo. Devo capire perché sto
ancora con lui, forse in me c’ è qualcosa di sbagliato se non
riesco ad aiutarlo, ha promesso di andare da qualcuno a farsi
vedere».
20 DICEMBRE 2009
«Guido mi aggredisce per ogni cosa, dice
che allontano Sabrina da lui, che sono un cattiva madre, e gli fa
schifo che in lavatrice mescoli i miei panni con i suoi. Poi di
notte cerca di abbracciarmi, vuole fare l’ amore, ma non voglio,
ho paura di quest’ uomo, non lo capisco più».
15 GIUGNO 2010
Monica è confusa. Cerca di vivere una quotidianità normale, per
amore di Sabrina, tenta ancora di salvare la famiglia. Con quella
tenacia cieca di molte donne maltrattate. Ecco il racconto di un
giorno di pace. «C’ è forte vento ma scendiamo in spiaggia.
Sabrina si diverte, corre, gioca, facciamo il bagno insieme,
raccogliamo i paguri, guardiamo i pesci… Guido prende due polpi
che mangiamo con la pasta, a cena».
18 OTTOBRE 2010.
Nella storia
tra Monica e Guido non ci sono più tregue. Ma lei ancora non trova
la forza di andare via. Ha paura. «Porto Sabria scuola, torno, lui
nonè andato al lavoro, ormai approfitta di ogni momento in cui la
bambina non c’ è per impormi rapporti sessuali. Mi chiudo in
bagno, Guido entra, mi chiede se mi va, dico di no, allora lui mi
sbatte contro la vasca, mi stringe la testa sul rubinetto, e mi
ricordo, mi teneva così, mi sono passati ottomila pensieri, tra
cui questo, stai ferma immobile che così poi non succede».
27 FEBBRAIO 2011
Monica finalmente si rivolge al centro antiviolenza.
Dove capiscono il pericolo, le suggeriscono di andare via subito,
e di continuare a tenere i diari. Guido è ossessionato all’ idea
che Monica, la sua vittima, possa sfuggirgli. Per due volte Monica
finisce alpronto soccorso. «Mi dice che se mi azzardo a portargli
via Sabrina lui mi eliminerà, lui può distruggerei cervelli,
perché lui è padrone di farmi ridere o piangere, io conosco chi
nemmeno sai, mi farò giustizia da solo».
16 APRILE 2011
«Sono esausta – annota Monica – ieri mi ha annunciato che un giorno
scivolerò in bagno sbattendo forte la testa, e resterò in un lago
di sangue. Scrivo questo diario perché se dovessi morire mia
figlia saprà chi mi ha ucciso». Guido ha un fucile, una pistola
calibro 9, e due calibro 38.
26 NOVEMBRE 2012
Guido punta una pistola carica alla nuca di Monica. Poi esce sul balcone e spara in aria.
20 APRILE 2012
Dopo quella minaccia di morte qualcosa
nell’ anima di Monica si risveglia. Oltre ad annotare ogni
sopruso, inizia a registrare le telefonate. Frequenta il centro
antiviolenza Diventa vigile, si protegge. Finalmente scappa con
Sabrina, si rifugia dai suoi genitori. Consegna i suoi diari e le
registrazioni telefoniche. Prove schiaccianti contro Guido. Diari
che sono però anche l’ atroce romanzo di un storia comune. Adesso
Monica ha un nuovo compagno, ed è tornata a sorridere.

(Repubblica, 24/11/2013)

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