23 Marzo 2017
#VD3

La tenace ricerca del simbolico. Donne in Piazza

di Marisa Guarneri

 

Questo io vedo ed ho visto nell’assemblea nazionale di NONUNADIMENO a Bologna. Ho riconosciuto negli atteggiamenti e nelle parole delle donne dei Centri Antiviolenza di DIRE il desiderio di raccontare non solo la propria esperienza, ma anche la crescita di consapevolezza e di identità che il nostro rapporto con le donne ha fatto crescere. Chiarire i presupposti del nostro intervenire contro la violenza maschile, i punti che sono vincoli invalicabili, come garantire la segretezza e l’anonimato e la libera scelta alle donne che si rivolgono a noi.

Mi sono fidata delle relazioni che ho dentro la casa delle donne maltrattate di Milano e, anche se con qualche dubbio, sono andata a Bologna (a Roma non c’ero) e alle numerose riunioni di preparazione dell’8 marzo, alcune si sono svolte nella sede di CADMI. La nostra sede si è riempita di giovani donne dei collettivi, delle scuole e delle università ed anche di donne che conosco da una vita e che mi ha fatto molto piacere ritrovare. Donne con cui, in passato, ho vissuto eventi significativi per la mia vita.

Sono state riunioni abbastanza ordinate ed organizzate in cui si è trovato modo di parlare e di dissentire quando necessario. Ho sentito rispetto e riconoscimento per il nostro percorso contro la violenza. Ma a Milano, come a Bologna, quello che mi ha colpito di più è l’aria che si respira in questi incontri. Parlare di energia e forza è riduttivo, ed anche dire che i corpi delle donne parlano e rappresentano desideri e voglia di libertà.

L’ho visto accadere, per fortuna, moltissime volte. C’è di più e certamente i linguaggi usati nei documenti che hanno convocato l’8 marzo non erano all’altezza della gioia e determinazione che ho sentito. Uno scarto certamente esiste ed è anche molto evidente fra il desiderio e la scrittura, come se le parole non fossero sufficienti ad esprimere il desiderio di giustizia e di cambiamento presenti nel cuore di ognuna di noi. Ascoltare, capire anche imparare è ciò che mi preme. Siamo di fronte ad eventi epocali che hanno ribadito il protagonismo femminile e la capacità di produrre eventi in tutto il mondo. Penso che davvero le donne sono ovunque e che cominciano a riconoscersi come fattore di cambiamento ineludibile. Certo molto c’è da discutere e confrontarsi sugli obiettivi e le forme in cui ci rappresentiamo.

Mi piace pensare a noi, donne in lotta, come il risultato di tanti anni di pratica della relazione e penso a Paestum 2. Un piano femminista contro la violenza maschile, e aggiungiamo pure e tutte le forme di violenza, è il terreno su cui dobbiamo muoverci con rigore e senza nascondere nulla.

(Via Dogana 3, 23 marzo 2017)

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