di Maria Castiglioni
Quando Dostoevskij visitò Londra e la sua Esposizione Universale, nel 1862, si trovò davanti il Palazzo di Cristallo, costruito 10 anni prima (fagocitando i giardini della Royal Horticultural Society), dalle proporzioni per allora mostruose. In seguito scrisse Note invernali su impressioni estive, e nel capitolo intitolato Baal (il dio fenicio il cui culto, nella Bibbia, equivale a idolatria) annota: «Tamigi avvelenato, aria pregna di carbon fossile, angoli terribili della città con la sua popolazione stracciona e affamata… bisogna dunque accettare tutto ciò come la completa verità, e tacere per sempre? …Occorre molta resistenza spirituale e un’eterna capacità di negazione, per non cedere, per non soggiacere all’effetto, per non inchinarsi… per non deificare Baal, e cioè per non accettare quello che esiste come il proprio idolo».
Questa realtà, dalle conseguenze terribili sulla sorte della natura e dell’umanità, era però oggetto anche di una “narrazione” (diremmo oggi) completamente diversa.
Lo stesso Giuseppe Verdi aveva musicato l’Inno alle Nazioni di Arrigo Boito che così decantava il Palazzo di Cristallo:
Spettacolo sublime!
Ecco… il magico tempio
ed in quel tempio spandere a mille a mille
i portentosi miracoli del genio!
Ovviamente non siamo tout court contro la scienza, le sue scoperte, i suoi progressi.
Ciò che contestiamo è la narrazione tossica, la manipolazione del linguaggio che esalta lo sviluppo e la crescita illimitata celandone le conseguenze sulla salute nostra e della Terra.
Il caso di Piazza d’Armi di Milano, di cui Le Giardiniere si occupano da 8 anni, è al riguardo emblematico. L’area, un sito militare dismesso, occupa 43 ettari di superficie di cui 35 costituiti da un’area verde completamente rinaturalizzata – ospitante specie di flora e fauna protetta e per questo inserita nella Rete Ecologica Regionale – e di 8 ettari occupati da magazzini militari, di cui due edifici di pregio architettonico e tutelati dalle Belle Arti.
Il Comune di Milano ha votato il 20 maggio 2019 un odg contro il cambiamento climatico e a ottobre, in occasione dell’approvazione del nuovo PGT (Piano di Governo del Territorio), ha organizzato una campagna di stampa che esaltava la “svolta verde” e il grande “incremento di politiche green”, sottolineando altresì che non vi sarà consumo di suolo.
Peccato che per la Piazza d’Armi la realtà sia un’altra. Il cemento si mangerà 5 ettari della superficie verde (ridotta da 35 a 30 ha) e verrà abbattuto un bosco. Per non consumare suolo (la “Milano che sale”) le costruzioni verranno concentrate sui magazzini con un aumento enorme di superficie equivalente a dieci Pirelloni.
Sappiamo che cosa comporta un cantiere di questa entità in termini di inquinamento, traffico, estrazione di materiali (non si consuma suolo in città per consumarlo altrove), sovrautilizzo delle risorse naturali.
A livello cittadino poi il nuovo PGT prevede la costruzione da 1 a due milioni di mq nei prossimi 5 anni. Lo scorso anno (rapporto ISPRA 2018) Milano ha consumato 11 ettari di suolo vergine, il che significa 110.000 mq di superficie su cui ha edificato migliaia di appartamenti, con un inutilizzato, sfitto, invenduto di ca. 70.000 unità residenziali e commerciale/uffici di oltre un milione di mq.
Nel 2014 le artiste Sara Goldschmied ed Eleonora Chiari scrissero sul muro d’ingresso della loro mostra a Brest «La démocratie est illusion» e la stanza dell’esposizione era invasa dal fumo.
La democrazia si avvolge di fumo, un fumo che occulta e confonde, stordisce e intossica, fin dall’origine: come ha potuto denominarsi democrazia una organizzazione sociale che negava la partecipazione politica a oltre metà dell’umanità?
Quando il linguaggio si distacca dall’esperienza e si perde la coincidenza tra significato e verità, senza la quale non potremmo imparare a parlare, si presta ad operazioni di “illusionismo politico”.
Così Milano, città coi più alti livelli di inquinamento, ripetutamente multata dalla UE, con un bassissimo indice di verde pro capite rispetto alle altre metropoli europee, con un notevole tasso di mortalità e patologie legate all’ambiente malsano, con un’offerta abitativa abbondante ma molto esosa e con homeless per strada un po’ ovunque diventa, secondo il quotidiano di Confindustria, «la città più vivibile d’Italia».
Le parole hanno significato se sono vere, e sono vere se hanno significato.
Altrimenti sono un trucco.
La giovane Serena Vitucci, attivista di Fridays for Future, ha recentemente alzato la sua voce nel corso di una Commissione Consiliare cittadina sulle politiche ambientali: “vivibilità” a fronte di colate di cemento, abbattimento di alberi, edificazioni inutili? È questo il pluridecantato “modello Milano”? In quel momento nel Palazzo è risuonata la verità.
(…Occorre molta resistenza spirituale e un’eterna capacità di negazione…)
Nel suo romanzo Servo e serva Ivy Compton Burnett fa dire al suo personaggio: «Le apparenze non vengono mai considerate una chiave della verità, ma temo che non ne abbiamo un’altra».
Dobbiamo rassegnarci alla verità bugiarda del potere? O possiamo arginare la perdita di senso e far sì che significato e verità tornino a coincidere come nella lingua materna?
(www.libreriadelledonne.it, #VD3, 9 gennaio 2020)