13 Febbraio 2015

Le 16 librerie femministe più belle del mondo

La Strega della Kamchatka

(Tradotto dal blog ventepakamchatka da Clara Jourdan)

Scommetto che anche voi come me siete stanche delle ricorrenti e spiritose graduatorie che di tanto in tanto appaiono sui social network con centinaia di “shares” sulle librerie più belle del mondo, più originali, più antiche, più stupende, più lussuose, più strane, più yeyè. Non negherò che anch’io vado pazza per le scale piene di libri polverosi, per le antiche chiese trasformate in librerie o gli scenari dei teatri diventati biblioteche, no, al contrario, li trovo fortissimi, e sì, anch’io me la godevo quando la maltrattante e misogina Bestia regalava alla brava e sottomessa Bella tutta la sua biblioteca perché si divertisse, la ragazzina, durante la sua prigionia. È così, l’ho detto.

Tuttavia credo che le classificazioni, come quasi tutto, siano fatte da uomini. Ecco che salta fuori la femminista antimaschio (hembrista) che porti dentro. Al rogo gli uomini, sei piena di amarezza ecc. Vado avanti, non interrompetemi, smettete di leggere, maschiacci progressisti. E i libri più cari sono fatti da uomini. E gli edifici che li ospitano. E i canoni delle opere classiche della storia della letteratura. E la maggior parte degli editori, e così tutto. Credo inoltre di non aver mai visto una graduatoria in cui compaiano progetti librari critici, alternativi, autentici, e soprattutto librerie delle donne.

Perché, quale femminista che si rispetti non ama i libri? E quale femminista che si rispetti non ha mai pensato che quelle 10 o 20 grandi librerie e biblioteche del mondo che fanno innamorare tutte/i siano di sicuro dirette da più uomini che donne, o che nei loro scaffali si trovino più opere di autORI che di autRICI.

Per l’importanza di rendere visibili i rari progetti basati su librerie delle donne, che non arrivano a 50 in tutto il globo, perché li prendiate anche come una guida turistica femminista che non potete non seguire e perché vi venga l’acquolina in bocca nell’attesa che io apra la mia, ecco la mia personale graduatoria. Una graduatoria che, ovviamente, mi sarebbe molto piaciuto leggere e che spero godiate e condividiate tantissimo come ho fatto io.

 

  1. Libreria delle donne di Milano

Non è la più antica ma è la più emblematica per il movimento femminista, dato che dal 1975 è culla del gruppo di donne che iniziarono le teorie, produzioni e pratiche politiche di quello che è stato denominato femminismo della differenza, tra cui la mia (nostra) adoratissima diva precorritrice Feminazi, Carla Lonzi. Questo sì, di sicuro non ritroviamo nessun libro di Hegel se non per “sputare su di lui”. Si trova in via Pietro Calvi 29, Milano.

 

  1. Librerie des Femmes, Parigi

Legata allo Spazio delle Donne Antoinette Fouque, che combina casa editrice di donne, sala di esposizioni, libreria e fondo di documenti, questa è ben più sobria, ma con un tocco di beauvoiriano francesismo retro che colpisce e ti fa sentire un po’ più signora.

Nessuno come loro sa combinare la punta stravagante del Quartier Latin con la puzza sotto il naso di Coco Chanel. La potete trovare in Rue Jacob 33-35, chiedete di Madame Florence Morillère. Cazzo, non dite che non suona inizio secolo, incantevole.

 

  1. Charis books and more, Atlanta

Non ditemi che non vorreste che la vostra nonnina abitasse in questa casetta lilla col tetto a due spioventi. Un altro spazio femminista multidisciplinare, libreria compresa, con sede in questa adorabile casa di campagna nordamericana che da più di quarant’anni rompe le scatole nel sud degli Usa con la sua libreria e il suo circolo di donne. Pare che troverai una vecchietta ridanciana chiamata Harriet che ti offre biscotti allo zenzero appena sfornati e tè di rooibos ai mirtilli, ottimo per la cistite, (anche), ma il fatto è che tra le sue pareti si sono date appuntamento le presentazioni dei libri di un centinaio di canzonettiste del femminismo radicale degli anni settanta, niente di più e niente di meno, bell hooks per dirne una a caso. O sì, bambine. Euclide Avenue, 1189, Northeast, Atlanta.

 

  1. Librería Mujeres y Compañía, Madrid

Ahi sì, sì, potrei mettere l’arcinota, prestigiosa e pioniera Librería de Mujeres di Madrid, fondata nel ’78 da un grande gruppo di socie legate all’università e agli incipienti movimenti delle donne, però no. Lo so che la suddetta ha un percorso storico e culturale indiscutibile, e che la Librería de Mujeres di Madrid, come la Llibreria de la Dona a Barcelona, o quella di Zaragoza, prime librerie femministe spagnole, si eresse a baluardo di tutta una generazione di femministe spagnole che resistevano fermamente di fronte alle dinamiche patriarcali e retrograde del regime della Transizione. Già. Però no. Il femminismo di disbrigo d’affari e non di pratica, non mi piace, il femminismo che non si mette in discussione e decostruisce i rapporti di potere, che non è solidale, orizzontale, sororale, non mi rappresenta. Per le più disinformate, potete dare una rapida occhiata a tutta la marabunta di un paio di anni fa, frutto della cui scissione, venuta dalle dure, gerarchiche e antifemministe condizioni a cui le relegarono le socie che rimasero nella libreria originaria, nacque il bel posticino femminista retto da Ana, Patricia e Sonia. Tutti gli anni pubblicano una “Agenda delle donne” per aiutarsi a sostenere il progetto. Questo 2015 è dedicata alle lettere tra donne. Io ce l’ho. La libreria si trova in un quartiere tipico, quello di Santiago, Calle de la Unión 4, qui le conoscerete meglio. Non mancate di passare, vi offriranno le loro fantastiche raccomandazioni.

 

  1. Silver Moon Bookshop, Londra

Perché no, per affilarci i denti, qualche libreria scomparsa la dovevo toccare. E qualcuna c’è. Nella centralissima Charing Cross Road, era l’ideale per le feminancys maniache di Londra. Nacque nell’apocalittico e letterario 1984, fondata da due socie che le diedero il simbolico nome di “luna d’argento”, richiamando allegorie femministe di poesie della grandissima poetessa greca Saffo di Lesbo. Scomparve nel 2001, e lasciò orfanelle molte femministe del Regno Unito, a cui rimase il progetto Libertas nella città di York, che mi è sempre sembrata una città molto ordinaria piena di Hilary con il cappellino di Carolina Herrera e la borsetta di Vuiton e non so perché, perché non ne so niente tranne che ospita una libreria di donne lesbiche piuttosto in. Cose dell’ermeneutica. La fine di Silver Moon è molto triste, dato che dovette chiudere per la gentrificazione della zona, seguita dagli alti affitti, e passò a far parte della macro-catena di librerie Foyles. Il capitalismo, come sempre, ha la colpa di tutto, e nella sua alleanza con il patriarcato impedisce in questo caso che piccoli e ribelli progetti di donne che diffondono cultura, arte e pensiero femminista possano andare avanti. Muggite con me, sorelle.

 

  1. Librería Relatoras, Siviglia

Non c’è dubbio, stereotipi a parte, perché sono del sud e parlo da qui, che questa libreria fondata nel 2010 è probabilmente la libreria femminista con più arte e roba per l’infanzia di tutte quelle che vi sto enumerando, testone! Il loro motto è “chiedi qualunque cosa”, e tra le molte attività del loro campus e di quella che chiamano “comunità relatrici”, non sono solo libraie ma organizzano laboratori, corsi di formazione, scuola di scrittrici e molto altro. Se passate da Siviglia avete una visita obbligatoria in Calle Amargura 8, l’unica libreria femminista in terra andalusa, nel quartiere della Macarena per di più – battiamo i tacchi sulla tua tomba, Queipo de Llano – e di sicuro qualcuna sa canticchià sevillanas, anima mia. Lunga vita alle Relatrici!

 

  1. Toronto Womens Bookstore

Per continuare a piangere, ma valeva la pena, assolutamente, parlare di questa libreria femminista canadese di Kingston Market chiusa nel 2012. Era l’unica libreria femminista di Torontontero -patapam tssst!- ed era diretta quasi totalmente da donne nere; anche se vendeva fiction e narrativa, questa libreria cooperativa e senza scopo di lucro era specializzata in movimenti sociali, femministi e teoria postcoloniale. Nacque nel 1973 e convisse con una casa editrice femminista e una collettiva di autodifesa. Guardate com’era bella e morite di pena. Sì, tipe, anch’io ho bisogno di un abbraccio, sto male.

 

  1. Amargi Feminist Kitabevi, Istanbul

Va bene, ho una notizia buona e una cattiva. Amargi, il mio angolo preferito della città dei minareti… ma solo in foto, perché anche questa ha dovuto chiudere. Come direbbe la mia amica Auxi, raccomandandosi alle Dee subalterne: DIONA, PERCHÉ?

Tutto quello che mi piace è illegale, immorale o è una libreria femminista chiusa, FAK!… La buona notizia è: benché in attesa di apertura! PRENDI SUUU! Questa libreria, promossa dall’omonimo collettivo femminista, ha costituito un precedente in Turchia, essendo la prima e unica libreria femminista del paese, e non solo come libreria, ma come rivista, casa editrice, archivio e biblioteca di donne, genere e femminismi. Si può visitare una parte dei suoi fondi nella sede del collettivo, a Istiklal Caddesi. Speciale attenzione merita la storia di una delle fondatrici, Pinar Selek, una critica sociologa e pensatrice falsamente accusata di attentato terroristico e appartenenza a banda armata e in costante litigio e lotta con lo stato turco che insiste a incolparla, portandola all’esilio politico. E inoltre, nonostante le informazioni siano minime e pure contraddittorie, pare che l’apertura possa essere avvenuta nel 2012, e nelle mappe compare la libreria situata in Tel Sok 16. Cercatela lì, e quando ci andate mi raccontate se continua ad esserci e portatemi anche solo un segnalibro, perché pe’ qualcosa vi sto illuminando.

 

  1. Librería de Mujeres Editoras de Buenos Aires

Ispirata alla Librería de Mujeres di Madrid o Canarias, punto d’incontro femminista indispensabile nella facile destrutturazione e dispersione della forma arcipelago, si tratta dell’unica, ripeto, UNICA libreria specializzata in donne e femminismo dell’America Latina. AY, MARICÓNG! Sita in Doctor Rodolfo Rivarola 133, fu fondata nel 1995 (sembra poco fa, eh?, invece no, care trentenni) e le sue fondatrici raccontano che cominciarono con quattro libri mal collocati sugli scaffali perché sembrassero di più. Oggi, vent’anni più tardi, e in convivenza con una collettiva antiviolenza maschilista e un centro di documentazione sulla donna, la figlia di una di loro ha preso il testimone, resistendo in uno spazio di riferimento, creazione, edizione e apprendistato unico nel Coño Sur [Figa Sud, gioco di parole con Cono Sud, cioè il Sudamerica, ndt] e dove arrivano donne da tutta la geografia iberoamericana in cerca dei saperi femministi. Quella cornice dorata con la fondatrice dentro che guarda verso la vetrina le dà un tocco molto funereo, molto onorevole, molto folle, io non me la perderei.

 

  1. Xanthippe Frauenbuchladen, Mannheim

Santippe è passata alla storia per essere stata la compagna del filosofo Socrate, ma non solo. Grazie alle maldicenze del suo collega maschio-alfa Platone, Santippe fu comunemente trattata come una donna disobbediente, discola, impertinente, di malumore e comandona, che dava più di un rompicapo al suo sempre, supponiamo, paziente maritino. Però un po’ fuori di testa il Socrate doveva esserlo, se per meno di quello che lui diceva ne abbiamo di fuori di testa ora in qualunque assemblea o riunione. Non mi resta troppo chiaro il perché del nome della libreria, ma un po’ sì. Voglio credere che se Santippe aveva carattere e decisione per questo sia stata dipinta, nell’immaginario collettivo, come una donna indesiderabile o cattiva, e voglio credere che se Santippe si arrabbiava con Socrate, aveva i suoi motivi, cosicché il nome m’incanta, perché riscatta una donna resa invisibile e maltrattata dalla storiografia fallocentrica. Questa libreria tedesca, come la Lillemors di Monaco, ha una lunga traiettoria, continua a essere aperta, e non potete non visitarla, in mancanza di altri dati che non posso offrirvi, frutto della mia non conoscenza del tedesco a parte le frasi “Mein Herr” e la trita “ich liebe dich”. Uno sproposito, lo so. Pertanto, meglio andare da quelle parti, T 3, 4, 68181, Mannheim, che ce lo spieghino loro e ci raccomandino il Rote Zora o che so io.

 

 

  1. Vrouwenboekhandel Xanthippe Unlimited, Amsterdam

Sì, il nome è lo stesso ma la libreria è un’altra. E cosa volete che faccia, il nome non l’ho dato io, sarà nello stile nordico dare il nome di questa signora a tutto. So io di molte bellezze amsterdamesi e culturetas [cultura con tette, ndt], occhialute e biciclettane, con giacchetta lunga di lana e berretta sulle ventitrè, so io di alcune che se ne vanno alle bassine città dei canali inseguendo qualunque lavoro meno precario di quello che troviamo qui. Per tutte loro, questa meravigliosa libreria femmi-pasticcino, anche lei unica nei Paesi Bassi e una delle più antiche d’Europa – che sopravvivono. Vedete come non tutto sarà cattivo in questo mondo eteropatriacalneocon? Xanthippe fa guerriglia femminista da quando ha cominciato il 25 giugno, giorno magico e stregato di solstizio, del 1976. Andate a vederla in Prinsengrachtstraat 290 e raccontateci, anche se in olandese non vi capirà nemmeno la Tata, tanto perché lo sappiate.

 

  1. ChikLit, Feminististche Unterbaltung, Vienna

Il sottotitolo dice tutto: “divertimento femminista”. Che forti! Situata in Kleeblattgasse 7, 1010, Vienna, è la sede principale della cultura scritta femminista austriaca. Con una pagina molto attiva nei social network, e benché abbia tutta l’aria ferrerorocheril-austroungarica possibile, hanno la loro programmazione, la loro propaganda, eventi e laboratori, un odorino punkarrafeminazi cattivello che mi tira, molto stile riot grrrl e la politica del “Do It Yourself”. Ve lo dico, e io di queste cose me ne intendo, sono tipe eccitanti. Io penso di andarci quest’anno, che Vienna m’incanta, soprattutto per il pane, dev’esse bono pe’ le ovaie.

 

  1. The Feminist Bookstore, Sydney

Di nuovo, UNICA libreria femminista del continente australiano. E guarda che è grande. Situata in una via centrale della capitale, al 9 di Balmain Road, qualche anno fa è passata ad altre proprietarie che, in generale, hanno conservato il senso originario e si sono mantenute fedeli al progetto dopo 37 anni di lotta per continuare a esistere. Questa mezza luce calda e questo tendone verde acqua le danno un’aria da filtro instagram anni novanta che me piace un sacco. E il nome così conciso, semplice, fulminante, perché nessuno venga a farti domande, femminista, sì, safe space, bimbe, maschietti non permessi.

 

  1. Queer Division New York

Il Bureau of General Services – Queer Division gestisce uno spazio, centro di interpretariato, archivio, sala da exposizioni ed eventi o workshop. Si trova nella Sala 210 della Lesbian, Gay, Bisexual & Transgender Community Center della città, al 208 West 13th Street. A dirvi la verità, così tra noi come pettegolezzo femminoide, a me dà fastidio la boria a istituzione e lo stile reality drag queen, e quell’azzurrognolo del loro sito mi sembra un po’ tipo checche dell’ONU. Ahi, non so. Tuttavia ve lo metto perché è un archivio, biblioteca e libreria Queer e Transgender molto completa e interessante, e colpisce che impieghino categorie politiche e includano soggettività meno non-egemoniche se possibile, non solo gay, lesbiche e bi o transessuali, ma transgenere e queer. Mah. Sarà che a NY sono molto avanti, sarà che devo informarmi di più, ma io nelle zone fotiche vedo molto, come direbbe la mia amica Medea, cis-signoro gay e ben poco trans, CREDO, non mi è chiaro, sì, sono una etichettatrice, cattiva, cattiva.

 

  1. Bloodroot, Bridgeport

Questo bel cottage del Conneticut – ZIA, non avrei mai pensato di scrivere qualcosa del genere, delizioso – non è solo una casa adattata a libreria specificamente femminista, ma è anche un ristorante vegano-vegetariano, “un ristorante femminista”, dice nel suo sito. FAN. Ti fa impazzire. I piatti, con un aspetto squisito, guarda cosa ti dico, vichissoise tè-pane-e-aki e cavolo lombardo al cardamomo mentre ti leggi le memorie di Valerie Solanas, nientemale no, io darei un braccio per poterlo fare tutte le domeniche. C’è una parete del ristorante tutta piena di fotografie e ritratti di donne antiche. E magari ti delizi con la paranoia di pensare che tutte queste tipe sono ormai morte. Dipende dal livello di cinemania di una. Il mio è alto. 85 di Ferris Street, bisogna prenotare per tempo. Se un giorno avete voglia di trasferirvi in Conneticut, così, fantastico! Marta, so che mi stai leggendo, ha la terrazza.

 

E fine. Sì, musica di fagotto, pianti, applausi, lo so, lo so, è stato geniale, e ce ne siamo lasciate molte nella penna, questo dev’essere corto, care. E tutto ha un leggero retrogusto a etnocentrismo bianchiccio, perché sì, piccole mie, non è così semplice trovare questo tipo di imprese femministe in qualunque posto. Magari! ci stanno (stiamo) lavorando. Vi lascio con la promessa di altre graduatorie divertenti o interessanti, un po’ sovversive e per favore, se vi manca un luogo essenziale, una libreria femminista di riferimento che io non conosco o che mi sia sfuggita, una tirata d’orecchie a me. E no, non vi dirò in quali sono stata e in quali no, la strega sta ancora elaborando il suo narcisismo, e così resta molto più super.

 

Ce ne siamo lasciate molte nella penna. Proleg, a Barcellona, Lila de Lilith a Santiago de Compostela, People called women, un po’ egualitarie, sempliciotte e cattedratico-borghesi a Toledo, ma quella dell’Ohio, le librerie di Firenze e Bologna, o Women and children first, a Portland, Oregon, In other Words, collettiva femminista che dal 1993 mantiene un bello spazio senza scopo di lucro che è anche set dove si gira la serie “Portlandia, Librería feminista” – bisognerà vederla, tremo al pensiero – sono solo alcune, però non si tratta di metterle tutte, ma di una dolce, soggettiva e personale scelta.

Queste libraie fanno delle loro librerie un luogo sicuro e piacevole per le donne e il femminismo, hanno creato e creano comunità e tessono reti che ci uniscono tutte, dovunque stiamo. Hanno portato il loro granello di sabbia alla prospettiva di genere, alla divulgazione femminista, hanno messo imposte, vetrine e facciate alla parola delle donne nel mondo. Non mancate di appoggiarle. Un posto dove portare le vostre cugine, un regalo per la vostra migliore amica, il compleanno di vostra madre, il gesùbambino per vostra sorella, che non è mai troppo giovane per il femminismo, una passeggiatina per voi stesse, qualunque momento è buono per curiosare o per fare un ordine online.

 

Per una libreria delle donne in ogni città, in ogni quartiere.

Faccio le fusa, cagnacce, ululo a voi.

 

(ventepakamchatka.wordpress.com, 19 gennaio 2015)

Traduzione dallo spagnolo di Clara Jourdan. Puoi leggere l’originale, con le foto, al link sopra

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