24 Novembre 2016

Le donne, Gesù e Papa Francesco

di Emanuela Mariotto

C’è qualcosa di più, per le donne, nella Lettera apostolica «Misericordia et misera» di papa Francesco, della possibilità di accedere alla assoluzione dal peccato di aborto. È, sì, delineato un cammino più semplice per ottenere la cancellazione della scomunica, tuttora formalmente in vigore nel Codice di diritto canonico, potendo ora ogni sacerdote assolvere nella pratica del sacramento della confessione, facoltà prima riservata al vescovo o ai sacerdoti da lui
autorizzati. Ma non c’è solo questo. Richiamando, attraverso sant’Agostino, il racconto evangelico dell’adultera che le dà il titolo, la Lettera di papa Francesco mette al centro della nostra attenzione un episodio che illumina la straordinaria modalità di relazione di Gesù con una donna considerata meritevole di lapidazione secondo la legge ebraica. Gesù, infatti, dopo aver fatto allontanare i maestri della legge e i farisei accusatori della donna con le parole: «Chi tra voi è senza peccato, scagli per primo una pietra contro di lei», vede che la donna non si è mossa. Si rivolge, allora, a lei dicendole: «Dove sono andati? Nessuno ti ha condannata.» La donna risponde: «Nessuno, Signore.» E Gesù, qui sta il punto importante, non dice «Io ti perdono», ma: «Nemmeno io ti condanno. Va’ e non peccare più». La differenza simbolica è grande. Così facendo, Gesù mostra una diversa postura nella relazione con la donna considerata colpevole
dalla legge: RICONOSCE la sua LIBERTÀ e fa appello alla sua SOGGETTIVITÀ per le scelte future che ella vorrà fare. Fatti, questi, assolutamente rivoluzionari per la società e la cultura del tempo e il cui significato è attualissimo per le donne di oggi.

(www.libreriadelledonne.it, 24 novembre 2016)

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