23 Aprile 2013
il Fatto Quotidiano

L’eretica. Intervista a Barbara Spinelli

di Silvia Truzzi

Barbara Spinelli, per cinquanta giorni il Pd ha detto di non voler fare un accordo con Berlusconi. Poi ha cercato l’intesa con il Pdl per il Colle e ora parteciperà a un governo “di larghe intese”. A quale Pd dobbiamo credere?

Quando ci sono simili contraddizioni conta il risultato. La scelta di Marini, chiara apertura all’intesa con Berlusconi, ha rivelato che c’era del marcio nelle precedenti proposte a Grillo. Io ero a favore d’un accordo Pd-M5s, ma quel che è successo significa che in parte mi illudevo sulle reali intenzioni del Pd. Bene ha fatto Grillo, forse, a essere diffidente.

 

Civati ha detto: “I traditori diventeranno ministri”.

Condivido il laconico giudizio, come molti suoi giudizi. I traditori, anche se hanno democraticamente votato, faranno il governo.

 

La base del Pd si è fatta sentire. Alcuni commentatori hanno criticato l’idea che la politica si faccia “con i social network”: tra questo e il non ascoltare i propri elettori e dirigenti – sono state occupate sedi del Pd in mezza Italia – c’è una bella differenza.

Sono anni che il Pd non ascolta i cittadini, il popolo tout court. Vorrei ricordare due atti simbolici. Il primo fu di Napolitano: “Non sento alcun boom di Grillo”, e invece il boom c’era, eccome. Il secondo è della senatrice Finocchiaro. Dopo il voto a Marini, davanti alla base in rivolta, ecco l’incredibile frase: “Ma che vogliono? Io non vedo la base!”. Il Pd non vede il Paese. Perché questa criminalizzazione poi, della rete? Dire che è tutta colpa dei social network, dire che i nuovi parlamentari sono “inadeguati” (parola di Bindi): qui è l’irresponsabilità denunciata ieri da Napolitano. Inadeguati a che? A che magnifica e progressiva condotta del Pd?

 

Che fine faranno le promesse sull’ineleggibilità di Berlusconi?

Non bisogna mai fasciarsi la testa prima di rompersela. Se si vuol mettere in risalto il tradimento Pd, bisogna far finta che abbiamo preso sul serio le dichiarazioni di tanti di loro, in favore della ineleggibilità. Si rimangeranno anche questa promessa? Continueranno a screditarsi, grottescamente.

 

Oltre a non ascoltare la base, il Pd non ha dato retta anche a molti dei propri parlamentari.

Non ha ascoltato Sel, con cui era alleato. Ma neanche i due padri fondatori della sinistra del dopo Muro di Berlino: Stefano Rodotà e Romano Prodi. Il parricidio in politica può esser positivo, ma bisogna che i figli costruiscano il nuovo. In questo caso hanno ucciso i padri per mettere il regno nelle mani di Berlusconi. L’età non basta. Questa storia finisce con la polverizzazione del Pd. Peggio: con la plausibile vittoria Pdl alle prossime elezioni, e Berlusconi capo dello Stato dopo Napolitano.

 

Il professor Rodotà ha scritto su Repubblica che bisognerebbe interrogarsi sui motivi per cui personalità della sinistra siano state snobbate pubblicamente dagli attuali rappresentanti della sinistra.

Questa è la domanda. Siamo immersi nel romanzo di Saramago, La cecità: il Pd non vedendo il Paese non ha visto nemmeno le persone del proprio campo che negli anni hanno stabilito un contatto con le Azioni Popolari dei cittadini. Quando le Quirinarie le hanno scelte come propri simboli, il Pd ha detto: sono persone di Grillo, non ci umilieremo assoggettandoci . Follia. Tra l’altro: perché non li hanno fatti sin da principio loro, quei nomi?

 

Nella scelta fra trattare con Grillo per Rodotà – un uomo sulla cui fedeltà alle istituzioni e alla Carta non c’è alcun dubbio – e trattare con Berlusconi, si è optato per la seconda strada. Inspiegabile.

Una parte del Pd è forse ricattabile, a cominciare dalla vicenda Monte dei Paschi di Siena. Non è meno forte quella che chiamerei “schiavitù volontaria”. C’è stata una pressione forte anche dagli attuali vertici d’Europa: la vittoria del M5s ha creato solidarietà attorno al vecchio establishment contro il cosiddetto populismo di Grillo: ne ha profittato il vero populista , Berlusconi. Ma lui è già metabolizzato. Rodotà non sarebbe stato solo uno dei migliori garanti delle istituzioni, ma – come Prodi – uno dei più autorevoli garanti dell’europeismo. Non dimentichiamo che è l’estensore della Carta europea dei diritti: vincolante per tutti i Paesi membri. Non esiste solo il plebiscito dei mercati. C’è anche un’Europa più democratica verso cui tanti vogliono andare.

 

Il professor Rodotà ha anche detto, rispondendo a Eugenio Scalfari, che se vogliamo fare esami di costituzionalità dobbiamo passare al vaglio tutti i partiti, non solo il M5s. Bisogna guardare alla Lega secessionista, al Pdl delle leggi ad personam. D’accordo?

Sì. Se si parla di incostituzionalità di Grillo e poi si avalla l’accordo con Berlusconi, vuol dire che la costituzionalità è vana esigenza. D’altronde vorrei sapere cosa precisamente sia incostituzionale nel M5s.

Perché se Berlusconi parla di golpe, come ha fatto due giorni prima delle votazioni per il Colle, nessuno dice nulla e se lo fa Grillo si grida all’eversione? Quante volte abbiamo sentito questa parola detta da Berlusconi! Se lo fa lui è normale amministrazione, se lo fa Grillo è eversivo.

 

Scalfari ha scritto che non gli è proprio venuto in mente il nome di Rodotà per il Quirinale.

Non so Scalfari. Mi interessano i politici. Se aspiri all’inciucio, il nome di Rodotà certo non ti viene in mente. Sul sito del Corriere della Sera il più votato come premier ideale è Rodotà. Sul sito della Stampa – dove tra tanti, il nome del professore non c’è – il più votato è “nessuno di questi”.

 

Come lo interpretiamo?

Come prova che la maggioranza delle persone non vuole l’accordo con B.

 

Napolitano aveva più volte detto di escludere la propria ricandidatura.

Mi scandalizza meno questo del fatto che il Capo dello Stato sostenga da tempo, con tenacia, le larghe intese.

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