5 Giugno 2022

Libertà o legge nel dibattito sulla prostituzione

di Laura Colombo


Nel sito del progetto giornalistico Gli stati generali è stato pubblicato un articolo sulla prostituzione a firma di Federica D’Alessio, che rende conto del recente disegno di legge presentato dalla senatrice Maiorino del Movimento 5 Stelle.

Ciò che della legge Merlin continua a essere rilevante anche oggi, è il fatto che lascia al di fuori della legge quello che passa tra il cliente e la donna. Come sappiamo, ha abolito le case chiuse, cioè ha soppresso la regolamentazione statale e ha introdotto i reati di sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione. Quello che la legge lascia fuori è il rapporto tra la donna e l’uomo, che è il luogo della relazione dove si gioca tutta la questione e in cui la legge non si intromette. La legge mira, in altri termini, all’abolizione della prostituzione senza proibirla, intervenendo solo nelle circostanze che favoriscono la prostituzione. Oggi questa è la tendenza prevalente nella legislazione europea.

La posizione che chiamiamo abolizionista sottintende un cambiamento simbolico nel rapporto tra i sessi, non riconoscendo più e non regolando più a livello della legge uno dei patti taciti su cui si è retto il mondo, ovvero la libera disponibilità del corpo femminile per gli uomini, il diritto implicito di avere a disposizione il corpo delle donne.

Proprio in questo punto si innesta il recente disegno di legge della Maiorino, che pretende di andare più in là della legge Merlin nel colpire questo sottinteso della prostituzione e lo fa rompendo il silenzio sul non detto, ovvero sulla taciuta disponibilità del corpo femminile per un maschio pagante. Togliere il silenzio scatena violente reazioni da parte di alcuni, come si legge nell’articolo di Federica D’Alessio.

Impossibile non pensare alle riflessioni di Carole Pateman sul patto sessuale, che riconduce le radici del potere nel “privato” della relazione tra una donna e un uomo, detenendo l’uomo il diritto di proprietà della persona, avendo nelle sue mani il diritto di comando: “Le donne sono l’oggetto del contratto. Il contrato (sessuale) è il mezzo attraverso il quale gli uomini trasformano il proprio diritto naturale sulle donne nella sicurezza del diritto civile patriarcale” (Carole Pateman, Il contratto sessuale, 1997 Editori Riuniti, pag. 10).

Sono proprio le reazioni maschili riportate nell’articolo di Federica D’Alessio a segnalare che il silenzio di donne e uomini sulla scontata disponibilità del corpo femminile si trova alla base dei discorsi sulla prostituzione. Nell’articolo un uomo, attivista della pagina contro il sistema prostituente Sex Industry is violence, pronuncia parole forti: «In questi anni ho capito che noi uomini siamo il cuore del sistema prostituente, è il potere che abbiamo nei confronti delle donne che ci stuzzica a esercitare il dominio e a praticare l’umiliazione. È giusto che la legge sottragga agli uomini questo potere». Il disegno di legge della Maiorino prevede un percorso graduale di ammonimenti, integra i CAM (Centri di ascolto per uomini maltrattanti) e contempla anche la sanzione penale, che scatta se c’è una recidiva nell’arco di ben cinque anni.  

Allora la domanda è: in questo modo, con questo tipo di legge, si può ottenere un efficace spostamento? E come? Io ne dubito, io cioè dubito che il percorso tracciato da questo nuovo disegno di legge possa sostituire la presa di coscienza maschile.

Quello che in definitiva chiede l’attivista di Sex Industry is violence è un intervento proibizionista: “È giusto che la legge sottragga agli uomini questo potere”. In questo caso risulta evidente che il potere della proibizione sostituisce la presa di coscienza maschile.

Mi chiedo ancora: forse può farlo l’opera di rieducazione dei CAM? Questi percorsi sono prescritti da un’Istituzione e, nella mente maschile, tendono a ridursi a una scorciatoia strumentale per non mettersi davvero in discussione. Senza mettere in conto la concorrenza che i CAM fanno alle realtà in favore delle donne maltrattate.

Nel fatto della prostituzione credo che il punto nodale sia la lotta allo sfruttamento e alla tratta e per questo, più che una nuova legge, serve volontà politica e azioni adeguatamente finanziate. Torniamo così alla legge Merlin, al fatto che la partita più grande si gioca nel rapporto tra donna e uomo ed è lì che c’è il grande inciampo. Nell’articolo di Federica D’Alessio viene nominato come un inciampo all’uguaglianza e invece si tratta di un inciampo alla libertà e per questo tipo di inciampo non si può pensare che ci sia una soluzione per via di legge. La soluzione verrà, se verrà, quando gli uomini avranno il coraggio e la forza di incrinare il loro presunto diritto di comprare il corpo di una donna, mettendo invece al mondo una libertà più grande e creando una civiltà dove nessuno compra nessuno.


(libreriadelledonne.it, 5/6/2022)

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