1 Aprile 2016

L’Istat solleva dall’incarico la pioniera delle statistiche di genere. Rivolta sui social

Dal 16 aprile Linda Laura Sabbadini non sarà più né direttrice centrale né del dipartimento per le statistiche sociali dell’istituto. È tra le prime cento eccellenze in Italia. Nel 2006 fu insignita commendatore per il carattere innovativo del suo lavoro. Cgil su Twitter: “Ha dato visibilità agli invisibili”. La vicepresidente del Senato Fedeli: “Scelta incomprensibile”

di Agnese Ananasso

ROMA – Polemiche e social in rivolta per la decisione dell’Istat di sollevare Linda Laura Sabbadini dai suoi incarichi di direttrice centrale e del dipartimento per le statistiche sociali e ambientali, un settore, quest’ultimo, fortemente penalizzato nell’ambito di un piano di ristrutturazione aziendale in atto nell’istituto.

La Sabbadini, definita in un tweet di protesta da Loredana Taddei della Cgil Nazionale “pioniera delle statistiche di genere”, cesserà il suo servizio dal 16 aprile. Nell’ambito È considerata una delle maggiori esperte a livello internazionale nella raccolta e analisi dei dati sulla donne e ha dato “visibilità a invisibili e sommerso”, come scrive nel suo tweet la Taddei.

Classe 1956, nel 2006 è stata insignita dall’allora capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, dell’onorificenza di commendatore della Repubblica, proprio per il ruolo particolarmente innovativo svolto nel campo delle statistiche sociali e di genere.

Su Twitter c’è chi parla di “porcata” dell’Istat, di “clamoroso autogol”, la vicepresidente del Senato Valeria Fedeli (Pd) afferma che è “difficile comprendere la scelta dell’Istat. Gli studi di Linda Laura Sabbadini si sono rivelati finora preziosi per approfondire molti ambiti di ricerca legati alla vita delle donne e, di conseguenza, per rendere più incisive scelte politiche fondamentali per il nostro Paese: dalla violenza di genere ai dati sull’occupazione femminile, dalle indagini sulla povertà a quelle sugli equilibri tra sfera domestica, lavorativa e sociale, dall’integrazione delle donne immigrate alla grande attenzione rivolta alle differenze territoriali, i suoi contributi rappresentano certamente un fattore di innovazione che ha arricchito molto il valore scientifico e culturale degli studi compiuti dall’Istat, una base di conoscenze imprescindibile per chiunque voglia mettere in campo politiche sociali monitorabili ed efficaci”.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Sesa Amici definisce i contributi di Sabbadini una “risorsa scientifica unica”. “Siamo proprio arrabbiate” twitta la Casa Internazionale delle Donne di Roma. “Linda Laura Sabbadini, grande amica delle donne e della Casa, non farà più parte dei vertici Istat”.

D.i.Re, la rete nazionale dei Centri Antiviolenza, attraverso un comunicato esprime “preoccupazione e incredulità” davanti alla decisione dell’istituto di statistica. “Questa studiosa è stata più volte premiata in Italia e all’estero per il valore del suo lavoro e recentemente inserita fra le prime cento eccellenze italiane, eppure dal 16 aprile non ricoprirà più alcun incarico. Non comprendiamo le ragioni di questa scelta, poiché il nostro Paese le deve molto, e in particolare le devono molto le donne italiane. Attraverso il suo lavoro abbiamo saputo che la violenza di genere è un fenomeno strutturale e in gran parte sommerso e che un terzo delle donne italiane la subisce. Chiediamo dunque con forza di conoscere i motivi di questa gravissima decisione e ci auguriamo il suo immediato ritiro”.

Spera in un ripensamento Liliana Ocmin, responsabile Donne Giovani Immigrati della Cisl: “Esprimiamo grande perplessità e preoccupazione per l’incomprensibile rimozione di Linda Laura Sabbadini, una dirigente preparata, una eccellenza italiana conosciuta ed apprezzata anche all’estero nel campo della ricerca sui temi di politica di genere, di violenza alle donne, di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Come Cisl ci auguriamo che il suo prezioso operato non vada disperso e per questo chiediamo la massima trasparenza ed un ripensamento sulle scelte intraprese onde evitare che le politiche di genere vengano ulteriormente colpite”.

 

(Repubblica, 1/4/2016)

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