27 Novembre 2012
il manifiesto

Loro, che sono rimasti, speriamo che se la cavano

Benedetto Vecchi

Un voto durato tre giorni di tutti i soci della vecchia coop apre la strada a un progetto da presentare a lettori e sostenitori
Una nuova cooperativa per i prossimi quaranta anni di vita de il manifesto. È questo l’obiettivo del gruppo di lavoro eletto dal collettivo tra venerdì e domenica. Un obiettivo e una scommessa che vogliamo giocare, consapevoli delle difficoltà che incontreremo, ma anche delle potenzialità politico-giornalistiche che il manifesto può ancora esprimere. Il gruppo avrà un compito difficile. Nella pagina presentiamo il dispositivo votato e i risultati emersi dal voto.
I nove mesi di liquidazione coatta amministrativa hanno cambiato il modo di lavorare. Abbiamo discusso a lungo su come uscire dal tunnel in cui eravamo e siamo. Ci sono stati momenti di lavoro collettivo, ma anche discussioni aspre tra di noi. È però arrivato il momento di voltare pagina e di ricominciare a discutere non su come sopravvivere, ma di come vivere, riaffermando il valore politico-giornalistico dell’anomalia chiamata il manifesto.
Le discussioni di questi mesi hanno visto intrecciarsi aspetti politico-giornalistici e aspetti organizzativi. Abbiamo provato, talvolta riuscendoci, altre volte no, a mantenere separati i due corni del dilemma. La priorità che ci siamo dati lo scorso febbraio era di continuare le pubblicazioni perché era il solo modo per poter elaborare un progetto politico-editoriale che consentisse l’uscita dalla liquidazione coatta amministrativa. Obiettivo prioritario senza il quale qualsiasi discussione su cosa debba essere il manifesto del futuro era priva di fondamenta. Sono stati mesi difficili, durante i quali la discussione non si è arrestata. Inutile rimuovere il fatto che alcuni compagni e compagne non erano convinti delle scelte che venivano fatte. Con loro la discussione va ripresa. E potrà essere facilitata dall’esito del voto, che ha individuato nella costituzione della nuova cooperativa il terreno su cui misurare la capacità di fare il «nuovo» manifesto. Chi farà parte del gruppo di lavoro ha avuto un mandato preciso, raccogliendo un ampio consenso.
Il conflitto tra punti di vista differenti è stato da sempre la linfa vitale de il manifesto. Ma da questa situazione di crisi non si esce cancellando l’eterogeneità delle culture politiche presenti nel giornale. Semmai va valorizzata, messa al lavoro per fare un giornale adeguato a una realtà che ha mandato in frantumi la bussola che ha fornito, in passato, al collettivo la direzione da seguire. Serviva e serve costruirne una nuova, per non smarrirsi. Per fare questo c’è bisogno dell’apporto di tutti, anche se sappiamo che molti dei soci dipendenti non potranno far parte della nuova cooperativa. L’uscita dalla liquidazione coatta ammnistrativa pone infatti un vincolo inaggirabile. Il futuro manifesto dovrà infatti rispettare una condizione preliminare: il bilancio esige di essere in pareggio. È il passaggio più doloroso che il collettivo è tuttavia disposto a compiere per garantire il futuro a un giornale nel quale il lavoro coincide con una scelta di vita. Nei giorni scorsi abbiamo cominciato a discutere con i circoli de il manifesto – la componente organizzata di quell’irrinunciabile patrimonio che sono i nostri lettori e collaboratori – su come impostare una agenda di lavoro con loro, consapevoli del valore politico della loro proposta di proprietà collettiva, ma altrettando consapevoli che è un obiettivo anch’esso difficile da raggiungere in tempi brevi.
Il gruppo eletto lo scorso fine settimana elaborerà lo statuto della nuova cooperativa, un piano industriale adeguato e la pianta organica. Nei mesi scorsi sono state studiate ipotesi e proposte per far sì che il numero dei soci dipendenti della futura cooperativa sia il più ampio possibile, prospettando anche un numero di soci non dipendenti per garantire che il nucleo «storico» – compagni e compagne che in passato hanno fatto la scelta del prepensionamento per ridurre il costo del lavoro, continuando tuttavia scrivere e a collaborare – ne possa fare parte. I tempi di lavoro saranno necessariamente brevi – l’esercizio provvisorio ha termine il 31 dicembre – ma il gruppo di lavoro parlerà con i soci della cooperativa in via di liquidazione per illustrare le funzioni e la pianta organica del nuovo manifesto, nel rispetto dei diritti individuali e collettivi dei soci dipendenti.
La nuova cooperativa è la condizione necessaria, ma non sufficiente per continuare l’esperienza del manifesto. Serve infatti un piano editoriale per il suo rilancio. Nel corso delle ultime assemblee del collettivo è però emersa la necessità della stesura di una carta degli intenti che sintetizzi gli obiettivi politico-editoriali del nuovo manifesto. Come è costume al manifesto, il gruppo di lavoro si presenterà in assemblea sottoponendo al collettivo le proposte del piano industriale, dello statuto della nuova cooperativa e la carta degli intenti.

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