27 Febbraio 2018
Gazzetta dell’Adda

Lutto per la pediatra antifascista e femminista

 

di Laura Spinelli

 

Inzago (sll). Per ventidue anni si è occupata dei bambini del paese e del circondario. La pediatra Anna Chiodi si è spenta il 29 gennaio a 58 anni a causa di una malattia. Laureata in Medicina con  specializzazione, viveva a Milano ma appena poteva si recava nella sua amata abitazione ad Abbadia Lariana, per godere dello splendido panorama del lago di Lecco.

In paese in molti la conoscono e apprezzano dal marzo 1996, da quando esercitava con grande passione e competenza la professione nello studio di via Leonardo da Vinci.

«Aveva scelto di dedicarsi al benessere dei bambini, che amava molto, a partire dalle sue adorate nipoti, Daria e Martina, e dei pronipoti Gaia e Jacopo – ha raccontato il fratello Angelo. – Amava lo studio, a cui si dedicava con grande intelligenza e sistematicità. Adorava i libri, di cui la sua casa è piena. Da una decina di anni, grazie alla sua cara amica Giusy, aveva scoperto il piacere del trekking in montagna, lei così amante del mare. Durante le escursioni, in compagnia di fedeli amiche, si dedicava alla scoperta della natura che amava fotografare. In particolare era appassionata di birdwatching. Negli ultimi anni, costretta dalla malattia a periodi di sedentarietà, si dedicava alla colorazione di mandala che le infondevano grande pace e gioia».

La pediatra Anna era anche un’attivista. «Fervente antifascista, femminista, dedicava parte del suo tempo libero da impegni di lavoro alla “Libreria delle donne” di Milano in qualità di volontaria – ha proseguito il fratello. – Insieme a una compagna psicologa aveva contribuito alla realizzazione di uno sportello di accoglienza presso l’ArciLesbica di Milano».

Anche l’associazione ha voluto ricordarla: «La nostra Anna Chiodi ha combattuto senza sosta la malattia e poi sfortunatamente ha dovuto andare via – hanno scritto sulla pagina ArciLesbica Zami Milano. – Femminista, lesbica, antifascista ha tenuto aperto lo Spazio accoglienza di ArciLesbica Zami per molti anni. Attiva alla Libreria delle donne, medica, tenera amica, piena di garbo e di intelligenza radicale. Tante donne a Milano ti ricorderanno con riconoscenza. Ci mancherai».

Chiodi lascia un grande vuoto nella sua famiglia di origine e tra tutte le persone che hanno avuto il piacere di conoscerla e di apprezzarla in ambito lavorativo, sociale e politico, come è stato testimoniato da chi ha voluto renderle omaggio durante la cerimonia funebre civile.

Anna Chiodi è stata coraggiosa fino alla fine: «Ha affrontato il cancro con grande coraggio, credendo sempre nella medicina, sperando sino all’ultimo nelle terapie sperimentali a cui si era sottoposta anche per poter contribuire alla ricerca», ha concluso il fratello.

La sua prematura scomparsa ha creato un po’ di confusione allo studio di via da Vinci. A sostituirla, fino al 31 luglio, sarà la collega Giovanna Cacucci, che già l’aveva sostituita durante la malattia. L’Ats l’ha riconfermata sino all’inserimento di un titolare.

 

Molti messaggi letti al funerale

Inzago (sll). Molti i messaggi letti durante la cerimonia funebre dai familiari per ricordare Anna Chiodi, amata pediatra in paese da ben 22 anni.

«Io e Anna avevamo nove anni di differenza, tanti, troppi per pensare che le nostre vite potessero  camminare unite – ha detto il fratello Angelo. – Nel 1968, quando avevo diciotto anni, Anna ne aveva solo nove e io ero troppo preso da un sacco di cose, di cambiamenti, di agitazione, di idee, che peraltro non potevo portare a casa perché mio padre, che non c’era quasi mai (almeno nei miei ricordi), era di altro orientamento politico, come la maggior parte di quelli che io chiamavo grandi e mia madre capiva, mi sorrideva ma non parlava (come la maggior parte delle donne di quella generazione). Poi nel 1973 mi sono sposato, sono andato a vivere in un’altra casa e mi sono dato da fare per costruirmi una mia vita, piena di interessi, di amici e di lavoro: per me fare l’insegnante è stato costruire il mio pezzo di rivoluzione. Ma in tutto questo lo spazio che io e Anna ci siamo dedicati è stato poco, molto poco. Anche lei però diventava grande, cominciava a diventare caparbia e risoluta a costruirsi le sue idee. L’ho seguita nelle sue scelte sessuali che per il periodo erano comunque coraggiose e che lei ha sempre difeso con grande forza. L’ho ammirata per questo suo impegno per i diritti civili e per la tenacia con cui ha costruito il suo percorso professionale, studiando e studiando, con una costanza a me ignota. Nella sua lotta alla malattia l’ho osservata. Sempre discreta, quasi silenziosa, ha combattuto il cancro per  la sua sopravvivenza, ovviamente, ma anche per dare il suo contributo alla ricerca: chissà magari funzionava e la speranza è stata la sua forza. Una speranza attiva, sorridente, capace di darle la forza di combattere il dolore. Ma alla fine il dolore l’ha sopraffatta, non ce l’ha più fatta e ha chiesto di dormire… Continuo a dare il mio piccolo contributo a quella rivoluzione in cui anche Anna ha creduto fino all’ultimo: un mondo di uguali, senza discriminazione di sesso, razza, religione, condizioni economiche, per la possibilità di amare e di amarci come vogliamo».

(Gazzetta dell’Adda, 10 febbraio 2018)

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