6 Marzo 2015
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Massimo Recalcati o della compulsione spiegatizia

di Lea Melandri

Passi per il padre e per Telemaco (il figlio) ma per la madre (vedi la Repubblica 28.2.2014) Massimo Recalcati ha perso una buona occasione per tacere, ben sapendo, sia lui che il suo giornale, che le donne hanno preso parola e da un discreto numero di decenni anche l’ abitudine di raccontare, riflettere e scrivere sulla sessualità, la maternità, le identità e i ruoli loro attribuiti. Lo hanno fatto partendo dalla loro esperienza, dai vissuti consapevoli o inconsapevoli, e da pratiche politiche collettive. E’ così difficile riconoscere che forse hanno qualcosa da dire nel merito, qualcosa che sfugge alla cultura e all’immaginario maschile?
O dobbiamo pensare che aveva ragione Agnese (Piccirillo) Seranis quando scriveva ,in un libro di visionaria lucidità, “Smarrirsi in pensieri lunari” (Graus, Napoli 2007):
“…Io l’avevo capito che essi volevano solo dialogare con se stessi o con un’altra inventata da loro stessi ché non inquietasse che non proponesse una lettura diversa della vita e con cui dovessero confrontare il loro stesso ruolo.”

 

(da Facebook 01/03/15)

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