7 Settembre 2014
Gazzetta di Mantova

Muraro: il bene ci conviene è la filosofia di Iris Murdoch

di Rachele Bertelli

 

Grazie al successo dei suoi romanzi potè emergere nell’Inghilterra maschilista. Di recente è stata riscoperta in Italia con la pubblicazione de “L’Incantatore”

 

«Fare filosofia significa esplorare il proprio temperamento andando nello stesso tempo alla ricerca della verità». È questa folgorante formulazione della scrittrice e filosofa inglese Iris Murdoch a fare da protagonista nella lezione tenuta ieri nella basilica di Santa Barbara dalla filosofa Luisa Muraro. Di recente riscoperta, anche con la pubblicazione de “L’incantatore” – che però in inglese aveva un titolo più forte: Fuga dall’incantatore -, la Murdoch non cessa di essere una pensatrice fortemente attuale: nata nel 1919 e morta nel 1999, la ricorrenza del numero 9 nella sua biografia rimanda all’avvicinarsi costante, durante tutta la sua vita, alla perfezione dello zero. “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli”, ha citato la Muraro dal Vangelo di Matteo, per descrivere come la tensione verso la perfezione e verso il Bene (assoluto, con la B maiuscola, l’altro nome di Dio), sia stato un tema fondamentale per la Murdoch, che ha identificato nella ricerca del perfetto un compito senza fine, come “ben sanno gli artisti e i Santi”.

Nonostante i vari rimandi alla sfera religiosa, ella si è sempre definita come una figura intrinsecamente laica, non aderendo al credo cristiano ma mantenendo verso di esso un’affezione culturale. Ardua l’impresa di farsi spazio in una società che poco contemplava il talento delle donne, costellata esclusivamente da élite maschili chiuse e autoritarie quasi ispirate al mondo greco. Iris fu aiutata nell’affermarsi del suo pensiero dal grande successo dei suoi romanzi, che nella sostanza somigliano a una grande autocoscienza corale e spingono chi li legge a partecipare alle riflessioni e ad interrogarsi sui molteplici significati dell’esistenza.

Una Murdoch che parla un linguaggio contemporaneo anticipando di fatto l’odierno narcisismo di massa, quando osserva nei maschi una totale noncuranza nei confronti della vita interiore a vantaggio dell’Io, posto al centro della riflessione filosofica (si pensi ad esempio a Wittgenstein o a Sartre, che le diede l’ispirazione per un pensiero meno teorico e più impegnato concretamente).

«Fu una donna ferocemente fedele all’esperienza – ha ricordato la Muraro – e non rinunciò mai all’attenzione nell’esplorare la vita interiore, sia come scrittrice che come filosofa».

Un personaggio distribuito nella dualità che lei stessa portò avanti tutta la vita con i romanzi da un lato e dall’altro la filosofia che «lei ha concepito e proposto come esperienza di vita morale e politica». La sua filosofia porta non certo all’altruismo, ma al bene, in quanto ci conviene. E cita un esempio: la donna che parla tra sé e sé della nuora, e non ne nasconde i difetti ma ne riconosce anche le virtù e in questo esercizio di attenzione e lucidità trova un linguaggio che cambia in meglio il rapporto con la giovane, ma cambia anche lei stessa.

 

(Gazzetta di Mantova, 7 settembre 2014)

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