22 Giugno 2014

Non si dica mai che la pace è più importante della giustizia

di Luisa Muraro


Mobilitazione internazionale contro le violenze sessuali nei conflitti. Un vertice mondiale ha riunito a Londra  responsabili politici, esperti e militanti. Il vertice ha avuto luogo dal 10 al 13 giugno.

In poche parole questa è la notizia. Non dite che diamo la notizia “tardi”. Il vertice di Londra è solo l’inizio di una svolta che ha davanti a sé un lavoro di lunga durata, con risvolti culturali e politici ai quali possiamo contribuire in prima persona. C’è una civiltà da cambiare, si tratta di arrivare a sciogliere il nodo che stringe mortalmente insieme la sessualità maschile, la violenza e le guerre.

Un risultato è stato raggiunto, sotto forma di un po’ di verità. Si è riconosciuto a livello mondiale quello che le ricerche femministe e storiche avevano già denunciato, vale a dire che la violenza sessuale contro le donne non sono episodi nefandi isolati, come ha fatto credere la propaganda di guerra (pensiamo ai Serbi in Bosnia). Purtroppo si tratta di una nefandezza ricorrente in tutte le guerre. È insopportabile che questo dramma sia l’ultimo a essere preso in considerazione ai tavoli della pace, ha detto il capo della diplomazia britannica William Hague. Dobbiamo forzare il mondo a non distogliere lo sguardo da un simile crimine, ha detto John Kerry, segretario di stato Usa, con un’enfasi che, giusta in sé, non supplisce alla mancanza di autocritica.

Ma c’è di peggio ed è che gli autori e i responsabili della violenza sessuale vanno impuniti, mentre colpa e vergogna ricadono sulle vittime, respinte dalle famiglie e dalla società. Ecco l’ingiustizia assoluta, commenta amaramente l’inviata di Le monde Annick Cojean.

Far sì che colpa e vergogna passino dall’altra parte, è lo scopo a breve termine del vertice. In pratica si tratta di arrivare a un protocollo internazionale per indagare sui fatti e perseguire i colpevoli, da una parte. Dall’altra, di offrire alle donne che hanno patito violenza uno statuto pubblico di dignità e un soccorso umano e materiale, in quanto vittime e sopravissute alla guerra. Niente accordi di pace che prevedano l’impunità per gli stupratori, propone Kerry, e che le donne siano invitate al tavolo delle trattative.

Sono di Angelina Jolie, ambasciatrice delle Nazioni unite per i rifugiati, le parole più forti sentite a Londra: “Non si dica mai che la pace è più importante della giustizia”. Parole in contropelo a una certa comoda nonviolenza che si presenta come punto d’arrivo risolutivo, mentre dovrebbe essere il contrario!

(fonte: Annick Cojean, Mobilisation internationale, “Le monde” 15-16 juin 2014, p.4)

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