di Ombretta De Biase
Olympe De Gouges è tuttora pressoché ignorata dai libri di storia e ricordata negli ambienti del femminismo europeo soprattutto per la sua Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina scritta nel 1791, in realtà la sua vita di drammaturga e i suoi scritti, agiti in perfetta simbiosi, testimoniano che, in largo anticipo sui suoi tempi, espresse un complesso pensiero socio-politico, peraltro oggi acquisito da tutto il mondo occidentale.
Nata il 7 maggio a Montauban, un paese del sud della Francia, come Maria Gouze figlia di Anne Olympe Gouze e del marchese di Pompignan, da cui però non fu mai riconosciuta, poco meno che ventenne arriva a Parigi con un figlio e qui, ispirandosi al nome della madre, cambia il suo in Olympe De Gouges. Grazie alla sua vivace intelligenza e alla sua bellezza si fa strada come femme galante negli ambienti mondani ma poi opta per quelli intellettuali dove viene ammirata per le sue indubbie qualità di drammaturga ma anche velenosamente attaccata perché non ha una cultura adeguata. Intorno al 1780 scrive: la letteratura è per me una passione che sfiora il delirio, una passione che mi occupa costantemente e che ha le sue inquietudini, i suoi allarmi, i suoi tormenti, come l’amore. Nel 1788 la Rivoluzione è alle porte e lei vi aderisce totalmente fin dai suoi prodromi. Inizia così un’intensa attività politica che fa confluire anche in quella teatrale: io sono la mia opera, scrive. Con le commedie, diffonde pamphlets, Progetti utili e salutari, manifesti che a volte affigge personalmente agli angoli delle strade, lettere aperte alle donne, al popolo, al re, alla regina, a Marat e Robespierre… Eleva la sua voce in favore di tutte le componenti più deboli della società: le donne e i tanti derelitti di quei tempi. Propone alla Convenzione una sorta di welfare ante-litteram in cui delinea la struttura di leggi per la protezione della maternità e dell’infanzia, per introdurre il divorzio, per l’abolizione della schiavitù, per la tutela dei vecchi e dei malati, per l’abolizione della pena di morte… Scaglia i suoi strali anche contro le donne che si servono della bellezza e della seduzione per gli intrighi di potere: Svegliati, donna! Schiavitù e dissimulazione ci toccò in sorte! Riscopri i tuoi diritti! La campana della ragione sta suonando anche per te, e in merito aggiunge: se la donna ha il diritto di salire sul patibolo, deve avere ugualmente quello di salire alla tribuna. Nel 1791, in polemica con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo, pubblica, dedicandola a Maria Antonietta, la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina in cui vuole sottolineare il fatto che la prima non riconosce i diritti basilari, fra cui il voto, dell’altra metà dei cittadini.
Olympe non è il tipo della proto-suffragetta bensì una donna di teatro a tutto tondo nel senso che espone se stessa senza remore o falsa modestia: l’impronta del genio è in tutte le mie produzioni, senza moralismi e con equanimità, rifiutando cioè ogni deviazione ideologica. Infatti, benché frequenti i girondini, dichiara: Io non conosco alcun partito: il solo che mi interessa davvero è quello della mia patria, e continui sono i suoi appelli perché si accantonino gli spiriti di parte e si operi solo per il bene comune. Si dichiara una convinta repubblicana ma non esita a difendere la vita Luigi XVI che lei considera solo un pover’uomo, un inetto travolto da eventi più grandi di lui: per uccidere un re non basta far cadere la sua testa: un re è morto veramente solo quando non sopravvive alla sua caduta. La clemenza onora sempre i vincitori.
All’avvicinarsi della guerra predica la pace e difende la Costituzione che definisce una delle grandi meraviglie del mondo. Alla fine del 1792 attacca violentemente il miserabile Marat e definisce Robespierre l’abominio, l’esecrazione della Rivoluzione, responsabili entrambi di una criminale guerra al genere umano. A questo punto è chiaro che la sua morte, da lei prevista con largo anticipo, è ormai inevitabile. Il pretesto è un pamphlet in cui Olympe propone alla Francia di scegliere, con libere elezioni, fra tre forme di governo: repubblicano, federale e monarchico. Accusata di essere una “sovversiva” per aver proposto altre forme di governo oltre l’unica ammessa dalla Rivoluzione, cioè la repubblicana, viene arrestata il 6 agosto 1793 e condotta davanti al tribunale del popolo. Dopo un processo-farsa durante il quale le viene negato persino un avvocato con la frase sarcastica: avete abbastanza spirito per difendervi da sola, è ghigliottinata il 3 novembre 1793.
Olympe de Gouges è una figura potente ed emblematica del femminismo occidentale e va di diritto inserita nel vasto panorama storico delle grandi donne di ogni tempo. Come molte di loro, assunse su di sé la responsabilità delle proprie idee e per questo non esitò ad affrontare la morte pur di tenervi fede. Sta quindi a noi, donne del XXI secolo, valorizzare, raccogliere e perpetuare la sua eredità.
(Ombretta De Biase, www.libreriadelledonne.it, 22 febbraio 2014)