17 Aprile 2015
www.extraquotidiano.it

Palermo: il quartiere si mobilita per offrire cibo e acqua

di Giada Lo Porto

 

Arrivano con una speranza ma la perdono subito. La prima cosa che sentono sono le voci di coloro che prestano soccorso, che li smistano nei centri di prima accoglienza della Caritas. Ma loro, qui, non ci vogliono stare. E fuggono via. Dicono di essere diretti al Nord. Percorrono chilometri a piedi per arrivare alla stazione centrale e partire per Roma o Milano. Alcuni addirittura fuori dall’Italia, verso la Germania. La situazione si ripete identica, ogni giorno.

È il calvario di centinaia di migranti arrivati nei giorni scorsi o nelle ultime ore in città. Se li incontri per strada li riconosci: camminano con passo spedito, in gruppo, indossano vestiti a caso, messi su da chissà quanto tempo, forse portati per l’intera durata del viaggio. Hanno gli occhi persi nel vuoto, smarriti. Di fronte alle istituzioni o alla polizia scappano.

Alcuni di loro nei giorni scorsi si sono riuniti in centro nei pressi di via Torino. È li che si è mossa la macchina della solidarietà con un gruppo di residenti che hanno cucinato cous-cous e pasta distribuendoli ai migranti insieme a delle bottigliette d’acqua. «Abbiamo utilizzato i grandi pentoloni usati prima da Ubuntu, l’associazione di volontariato nata nel 2006 nel cuore del quartiere di Ballarò. Ma la situazione è drammatica – spiega Maria Badami – si tratta di ragazzi tra i 20 e i 30 anni, indossano abiti sporchi, molti di loro hanno i pidocchi, dormono in mezzo alla strada, dove capita. Volevamo riportarli nei centri di accoglienza ma dicevano di voler andare via, abbiamo così offerto loro tutte le indicazioni utili per arrivare alla stazione in sicurezza».

(http://www.extraquotidiano.it/ 17 aprile 2015)

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