19 Luglio 2014

Paola, coraggio! Guarda che il femminile non morde

Lettera aperta a una stimata giornalista

di Luisa Muraro


Cara Paola Rizzi, il giornale in cui lavori, in cui talvolta scrivo anch’io, il free press Metro del 15.7.14, ha dato risalto alla notizia che le anglicane ora possono diventare vescove. Bene. Tu le hai dedicato un commento. Bene. S’intuisce che per te sarebbe una buona notizia, purtroppo quello che risalta non è la gioia quanto la tua insicurezza linguistica. Alla fine lo dici: ho dei problemi a declinare al femminile certe parole come: vescovo, cappellano, reverendo… E ti nascondi dietro ai “nostri provinciali standard italiani”. Fatti coraggio, il femminile non morde, si scrive: vescova, cappellana, reverenda…  Il cambiamento degli standard in fatto di lingua e di linguaggio è responsabilità primaria dei giornalisti e delle giornaliste. Devo ricordartelo io? Parli con ammirazione di Rose Hudson-Wilkin, cappellana della Regina e della Camera dei comuni, probabile futura vescova. Allora, segui l’esempio suo e delle sue compagne: quelle donne hanno aperto una strada vincendo il timore (che forse avevano, non so) di apparire strane o ridicole, per rispondere a un’esigenza personale e comunitaria. Si sono fatte coraggio, come dice bene la lingua italiana. A proposito: la nostra lingua va usata liberamente, studiata con amore e rispettata come una madre. Sulla copertina di Metro la notizia è data con una bella foto e queste parole: “Pari opportunità”. Parole peggio che sbagliate. Se veramente si pensa che sia una questione di pari opportunità, sai che ti dico? fanno bene la Chiesa Ortodossa e quella Cattolica a dire di no. Di uomini carrieristi sono già piene e lo sforzo da fare è liberarsene. Ti ho parlato con la stima che ho per te e il tuo giornale.

(Luisa Muraro, www.libreriadelledonne.it)

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