22 Dicembre 2016

Presidente Napolitano, non è mai troppo tardi!

di Luciana Piddiu

«Non è mai troppo tardi» era il titolo di una famosa trasmissione televisiva in cui il plurilaureato e indimenticabile maestro Manzi insegnò agli italiani la loro lingua. Grazie a lui molti analfabeti, anche in età avanzata, impararono a leggere e a scrivere. Penso che il nostro ex-presidente della Repubblica Napolitano – che si è espresso recentemente con termini molto duri sull’uso di alcune parole della nostra lingua – avrebbe bisogno urgente di qualche lezione scolastica supplementare… perché sono fermamente convinta che non è mai troppo tardi per imparare qualcosa di essenziale che non si sa.

Ha pubblicamente definito abominevole e orribile la declinazione al femminile di alcune cariche istituzionali (sindaca, ministra). Bene, ciò che è veramente abominevole è l’ignoranza di chi pur avendo ricoperto le più alte cariche dello stato si mostra ignaro di una questione elementare nella sua semplicità: la lingua dice il mondo e ciò che non ha le parole giuste per dirsi cade irrimediabilmente nell’invisibilità sociale, nell’insignificanza.

Il patriarcato ha a lungo colonizzato l’immaginario di uomini e donne anche attraverso l’uso sapiente del linguaggio. Finalmente nel 1987 accadde qualcosa di importante: fu pubblicato lo straordinario studio di Alma Sabatini sul sessismo della lingua italiana (commissionato dalla Presidente della Commissione Pari opportunità Tina Anselmi). Fu una svolta epocale. Il suo lavoro accurato e profondo ci diede solidi argomenti per agire nei luoghi della pratica politica al fine di cambiare lo stato delle cose presenti. Non volevamo più essere nominate e definite attraverso le parole maschili fondate sul controllo dei nostri corpi.

Come non ricordare poi il lavoro della filologa Maria Corti che dimostrò come si possono declinare al femminile nomi pensati e usati al maschile semplicemente seguendo le regole della nostra grammatica senza alcuna violazione bizzarra delle norme? Certo, la politica ha in molti casi andatura da bradipo, ma non sempre. Mi piace ricordare che nello Statuto del Comune di Pisa tra i principi fondamentali (art. 3, comma 12) era compreso proprio quello di esprimere al femminile le denominazioni degli incarichi e delle funzioni del Comune ricoperte da donne. Correva l’anno 1992… dopodiché c’è chi ancora discute nell’anno di grazia 2016 sull’opportunità o meno di usare la lingua in modo non discriminante!

(www.libreriadelledonne.it, 22 dicembre 2016)

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