20 Giugno 2014

Prostituzione. La Caritas: «Non abolire la Merlin ma colpire le organizzazioni criminali»

di Clara Jourdan

 

Il giro di vite contro la prostituzione sulle strade, in nome del decoro, è fallito. Le donne costrette a prostituirsi sono tornate negli stessi luoghi di prima e la tratta pare diventata più raffinata e potente. Le organizzazioni criminali che la gestiscono sono più ramificate, con forti collegamenti internazionali, capaci di gestire contemporaneamente più traffici illeciti: prostituzione, droga, immigrazione clandestina. Queste le caratteristiche del mercato del sesso a pagamento, secondo l’osservazione diretta sul campo condotta dagli operatori dell’unità di strada Avenida della cooperativa Farsi Prossimo di Caritas Ambrosiana, i cui risultati, insieme a quelli della ricerca Punto e a capo sulla tratta. 1° Rapporto sulla tratta e il grave sfruttamento realizzata da Caritas Italiana e Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza, sono stati discussi da Manuela De Marco al convegno “La tratta e la prostituzione. La legge Merlin ieri e oggi”, che si è svolto a Milano nella sede della Caritas Ambrosiana mercoledì 18 giugno 2014, alla presenza di molte donne e qualche uomo.

«Spiace constatare – ha osservato nell’introduzione don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana – che il dibattito pubblico sulla prostituzione è stato deviato da una campagna d’opinione contro la legge Merlin e a favore di una qualche forma di regolamentazione del mercato del sesso. Come purtroppo dimostrano anche altre esperienze europee, creare quartieri a luci rosse dove poter esercitare liberamente la prostituzione, non impedisce alle organizzazioni criminali di prosperare. D’altro canto, anche le multe contro i clienti e le prostitute, applicate in altri paesi e sperimentate anche in parte in Italia per iniziativa di qualche Comune nel recente passato, hanno dimostrato di non essere affatto un efficace deterrente. La sola strada è sciogliere il vincolo che lega le donne ai loro sfruttatori, aiutarle e favorire le denunce, incontrarle e far capire che non sono sole e che possono chiedere aiuto. Così si potranno anche aggredire le organizzazioni criminali e aiutare le ragazze che ne sono vittime». Oltre all’assistenza in strada Caritas Ambrosiana offre infatti alle donne che vogliono uscire dal racket accoglienze in strutture ad indirizzo protetto.

«Ma anche – ha aggiunto il direttore di Caritas Ambrosiana – occorre interrogarsi sulla domanda di sesso a pagamento.»

Una domanda maschile su cui si comincia a riflettere, ha sottolineato Giorgia Serighetti, ricercatrice all’Università di Milano Bicocca e autrice del libro Uomini che pagano le donne (Ediesse 2013): «Ed è quasi una rivoluzione, perché il cliente non è più rimosso. Non c’è ancora un lessico in Italia, a differenza di altri paesi (dove si usa la parola”prostitutore”): l’inesistenza linguistica è inesistenza culturale». Nella sua ricerca sui clienti la Serighetti ha notato che per le donne c’è un senso di «alterità radicale», cioè non sembra mai riguardare uomini a loro vicini, mentre in realtà in Italia un uomo su 8 ha pagato almeno una volta; si tratta di maschi di ogni età e condizione, e le motivazioni espresse sono molto varie, e non si possono interpretare solo come residui patriarcali e resistenze alla libertà femminile, ma ci sono anche motivazioni più “moderne”: la cultura del dare e avere, del consumo, dei legami fluidi… La studiosa ha poi brevemente presentato le legislazioni europee più recenti, criticando sia il modello nordico neoproibizionista sia il modello tedesco-olandese della regolamentazione come un mercato, perché, tra le le altre cose, entrambe difettano nel contrastare la tratta e vulnerabilizzano ulteriormente le vittime. Quanto alle recenti proposte italiane – in particolare la Spilabotte (vedi l’articolo di Lia Cigarini, “Sulla prostituzione apriamo il confronto”, Via Dogana n. 109, giugno 2014) – non le ritiene assolutamente adeguate, anche perché non c’è discussione pubblica sulla questione. Lei è d’accordo nel lasciare la Merlin così com’è. «L’intervento politico non va fatto sulle leggi ma sull’educazione. Come trasformare l’immaginario che dà origine a questo mercato?»

Dopo questa relazione attentamente ascoltata e lungamente applaudita, il convegno è continuato con un filmato su Lina Merlin e due relazioni, di Sandro Bellassai (Università di Bologna e Maschile Plurale) e Marco Quiroz (Università degli studi di Milano) dedicate alla storia e all’attualità della legge Merlin.

(Clara Jourdan, www.libreriadelledonne.it, 20 giugno 2014)

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