26 Novembre 2015

Purtroppo il 25 novembre

di Marisa Guarneri

Purtroppo anche quest’anno c’è stato il 25 novembre. E abbiamo dovuto sopportare di tutto. Anche da fonti, come dicono i giornalisti, autorevoli. Ma io sento ormai, per lunga frequentazione con questa scadenza, emergere sotto parole di circostanza il disprezzo e la colpevolizzazione verso le vittime della violenza. La questione, lo sappiamo, sta nella relazione uomo/donna e nel pensiero, teoria, pratica che nasce dalla relazione diretta con la donna che la violenza subisce. Le donne in disagio sono le vere esperte della violenza, l’ho sempre capito e detto, anche in ambienti sfavorevoli. Da loro è venuto il sapere dei Centri Antiviolenza in Italia e la loro particolarissima e innovativa pratica. Coraggiosa e dirompente specialmente verso le istituzioni. Pratica che ribalta la logica della loro criminalizzazione (delle donne), perché la violenza maschile da chi detiene i poteri è sempre coperta e giustificata, usando le armi di altri saperi consolidati. Fino ad arrivare a considerare le donne che non vogliono denunciare e sottoporsi a tremendi iter giudiziari come malate, instabili, fragili, inaffidabili e quindi bisognose di tutela. Per avere dei diritti è necessario combattere tutti i giorni e non darli mai per scontati e rifiutare mediazioni che portano svantaggio alle donne in difficoltà e di conseguenza alle donne tutte.
Non si tratta di buonismo o altro: è politica. Fino a quando il mercato della violenza, che oggi fa fare buoni affari, sarà rigoglioso, non possiamo aspettarci grandi cambiamenti istituzionali. È come per la guerra oggi, ci sono troppi interessi in campo e troppe connivenze. Ma come per la guerra oggi, si deve costruire speranza e nuovi ambiti di sperimentazione, proprio per i Centri Antiviolenza. Penso che la rivendicazione e il vittimismo politico non servano. Si deve andare oltre. E come mi hanno insegnato le donne dell’Udi prima e la Libreria delle donne sempre, è mettendosi al centro come soggetti della politica delle donne che si modifica il simbolico.



(www.libreriadelledonne.it, 26 novembre 2015)

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