24 Marzo 2014
il manifesto

Questione maschile

di  Alberto Leiss

 

In una parola. Andare oltre la violenza. I desideri degli uomini, la politica, la vita. Sabato 5 aprile un incontro a Milano di Maschileplurale

Sul mani­fe­sto dell’11 marzo una let­tera di Tiziana Ago­stini, asses­sora al Comune di Vene­zia, diceva a pro­po­sito dell’8 marzo che «il vero tema all’ordine del giorno doveva essere il maschile». Di una que­stione maschile si è ripar­lato a pro­po­sito delle pole­mi­che sulla legge elet­to­rale appro­vata alla camera, dopo la boc­cia­tura delle quote per le candidature.

Penso anch’io che sia un buon momento per aprire un con­fronto pub­blico, prima di tutto tra uomini, sul signi­fi­cato della que­stione maschile. Se ne parla da anni nelle sedi – che nel tempo si sono mol­ti­pli­cate — in cui c’è stato e pro­se­gue un incon­tro e un con­fronto, anche acceso, tra donne del fem­mi­ni­smo ita­liano e i non mol­tis­simi uomini che hanno desi­de­rato uno scam­bio per­so­nale e poli­tico sul ter­reno che il fem­mi­ni­smo ha aperto: l’idea e la pra­tica di una poli­tica che trova la pro­pria radice nelle rela­zioni per­so­nali, e che cerca la libertà in con­flitto per­ma­nente con le dina­mi­che di potere stru­men­tale che sono sem­pre presenti.

Alcuni temi di que­sta ricerca comin­ciano a entrare nel senso comune. Avviene anche gra­zie alla mag­giore sen­si­bi­lità maschile sul tema della vio­lenza con­tro le donne. E alla per­ce­zione che si allarga anche tra gli uomini della per­dita di senso e di cre­di­bi­lità di una poli­tica, nei par­titi e nelle isti­tu­zioni, che resta così segnata dalle dina­mi­che maschili. Un potere sem­pre più impo­tente e sem­pre più povero di auto­rità. E che per riaf­fer­marsi imbocca la scor­cia­toia peri­co­losa di nuovi populismi.

L’espressione que­stione maschile è stata usata da Pippo Civati nel con­fronto alle pri­ma­rie del Pd. Renzi, nel discorso da neo­se­gre­ta­rio, su que­sto punto gli ha dato ragione, accen­nando anche all’esigenza di discu­terne in modo più appro­fon­dito, magari com­pul­sando i testi di Mas­simo Recal­cati, come quello sul «com­plesso di Tele­maco». Recen­te­mente sull’Unità Clau­dio Sardo ha scritto che «dalla dignità delle donne dipende anche quella degli uomini», rispon­dendo agli inter­venti di Snoq. Anche Ven­dola parla spesso della dif­fe­renza dei sessi. Ne seguirà qual­cosa di più concreto?

C’è poi, con varie oscil­la­zioni, una opi­nione pub­blica maschile più con­sa­pe­vole della pro­pria dif­fe­renza che si esprime sui media forse per la prima volta: penso a intel­let­tuali e gior­na­li­sti come Adriano Sofri, Gad Ler­ner, Fran­ce­sco Pic­colo, Chri­stian Raimo, Luigi Zoja, Nuc­cio Deme­trio, Alberto Maria Banti, Ser­gio Man­ghi. Solo per citarne alcuni. Natu­ral­mente ci sono posi­zioni assai diverse, e mi sem­brano sem­pre in agguato i rischi di un certo nar­ci­si­smo pro­prio del nostro sesso, o del facile atteg­gia­mento di chi cerca di distin­guersi dalle peg­giori mani­fe­sta­zioni ses­si­ste senza aprire una vera rifles­sione su quanto ognuno di noi par­te­cipa, più o meno con­sa­pe­vol­mente, alla cul­tura patriar­cale in declino. È certo comun­que che que­ste nuove sen­si­bi­lità sten­tano ad assu­mere il valore e il signi­fi­cato di un fatto poli­tico e cul­tu­rale forte.

Con altri amici della rete e dell’associazione Maschi­le­plu­rale ci inter­ro­ghiamo da tempo – anche auto­cri­ti­ca­mente — sul per­ché di que­sta esi­ta­zione e ambi­guità maschile, e sulla con­si­stenza reale dei nuovi desi­deri degli uomini di fronte alla rivo­lu­zione fem­mi­nile dell’ultimo mezzo secolo.

Stiamo orga­niz­zando una nuova occa­sione di con­fronto pub­blico nella gior­nata di sabato 5 aprile, a Milano, nella sede di Macao. A par­tire da un testo che rias­sume que­sti inter­ro­ga­tivi, e che scom­mette sull’occasione di un cam­bia­mento: si può leg­gere e com­men­tare nel sito www​.maschi​le​plu​rale​.itAndare oltre la vio­lenza. I desi­deri degli uomini, la poli­tica, la vita»)

 

(il manifesto, 24 marzo 2014)

 

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