15 Marzo 2014
Metro

Riparliamo di aborto

di Luisa Muraro

 

La Spagna di Rajoy torna a una legge restrittiva dell’aborto. Al contrario, la Francia di Hollande va verso una legge più permissiva. Speriamo di non finire nei sordi contrasti del passato. Ci sono due posizioni che non offrono ascolto a chi la pensa diversamente. Una dice: l’aborto è un omicidio; l’altra dice: l’aborto è un diritto. Proviamo a farne senza.

Che l’aborto volontario sia un omicidio, è poco credibile, tant’è che le donne che interrompono la gravidanza non sono mai state viste come delle omicide. Ciò non toglie che interrompere una gravidanza sia sentito come qualcosa di difficile da accettare, se non c’è una vera necessità. L’embrione è l’inizio di una vita incorporata in un’altra vita, di una persona chiamata a portare avanti l’opera. Che, nella visione religiosa, è opera divina. Trattandosi però di una persona libera, può non acconsentire. È il punto grande e difficile di tutta la faccenda.

Ricorrere alla legge dello Stato per costringerla, è sbagliato. Occorre spiegarlo? Lo Stato non ha confessionali ma tribunali e prigioni: proibire o restringere gravemente l’interruzione volontaria della gravidanza equivale a creare un mercato nero. E poi, si può obbligare per legge una donna a diventare madre? No, risponde ogni persona di buon senso. Religiosamente parlando, Dio domanda una collaborazione libera.

Non tocca allo Stato proibire o autorizzare ciò che richiede una decisione personale e libera. Perciò, è sbagliato anche sostenere che l’aborto sarebbe un diritto: l’aborto è solo il rovescio di quel “sì” che la donna che resta incinta, è chiamata a dire. Sia però chiaro che lei, quale che sia la sua decisione, ha invece diritto alla salute e perciò a essere assistita. Ed è un diritto superiore alle tante comode obiezioni di coscienza che andrebbero sottoposte alla prova del tornaconto personale.

A chi vuole ridurre il numero degli aborti volontari avrei un suggerimento da dare. Spesso le donne restano incinte senza alcun desiderio di maternità. In quel punto alcune concepiscono anche il desiderio. Meno male, ma, in definitiva, meglio sarebbe se i due concepimenti, del desiderio e della nuova vita, fossero in accordo fra loro. Come si può fare? Imparando e insegnando agli uomini che la sessualità femminile non è destinata al loro uso e consumo. Pare incredibile ma, dopo due millenni di civiltà cristiana, tre millenni di civiltà mediterranea, quattro millenni di civiltà cinese, non lo sanno ancora.

(Luisa Muraro, Metro, 5 febbraio 2014)

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