Alice’s Journal
C’erano una volta dieci saggi che vivevano nel palazzo dell’Assaggio. Ogni mattina s’aggiustavano con una scopa di saggina le stanze, poi s’aggindavano di tutto punto e cominciavano a saggiare il saggiabile. Il saggio Quagliariello assaggiava uova di quaglia, il saggio Giorgetti si massaggiava la testa, il saggio Violante con un saggiatore assaggiava il formaggio, il saggio Giovannini con un saggiavino degustava Merlot; il saggio Bubbico provvedeva al degrassaggio del brodo mentre i saggi Pitruzzella e Moavero curavano il fissaggio dei quadri e il saggio Mauro sorvegliava il finissaggio della prima colazione. Il saggio Rossi studiava il dosaggio delle parole, il saggio Onida apprezzava un idromassaggio. I dieci saggi s’aggiravano lenti ma sempre molto saggi nelle praterie della Saggezza, ricevevano messaggi, evitavano iperdosaggi, predisponevano l’esatto missaggio delle parole nello stretto passaggio e arduo in cui dovevan trovare il sottopassaggio verso l’uscita dal labirinto del Disossaggio. Ascoltavano radiomessaggi, sistemavano il rimessaggio, si specializzavano nel vaporissaggio economico sociale.
Saggiamente saggiando il terreno.
Il loro compito era traghettare un leone una capra e un cavolo sull’altra riva del Cefiso, padre di Narciso. Disponevano di una barca per passaggiare sulle acque.
«Io so come si fa!» rassicurò il saggio Q, «spariamo alla capra.»
I saggi saggiarono la proposta ma verso sera saggiamente convennero che questa saggia soluzione non avrebbe risposto all’incarico ricevuto.
Che era di traghettare al completo l’inconciliabile trio.
«C’è un sistema antico!» disse il saggio Mo quando l’indomani ripresero a saggiare il saggiabile. «Si porti di là la capra lasciando di qua leone e cavolo, si torni di qua a prendere il leone e lo si porti di là.»
«Ma così di là resteranno la capra e il leone, che la mangerà!» borbottò pensieroso il saggio G1.
I saggi saggiarono l’obiezione. Passò un altro giorno. La mattina dopo di nuovo s’aggiastarono con una scopa di saggina le stanze, poi s’aggindarono di tutto punto e ricominciarono a saggiare il saggiabile. Uova di quaglia, massaggi alla testa, assaggi di formaggi, brodo vino e tutto il resto.
«No!» esclamò il saggio G2 con aria da saggio illuminato da un’idea eccezionale e pulendosi la bocca da una sbavatura di Merlot. «Noi a quel punto lasceremo di là soltanto il leone, riportando di qua la capra.»
«Ottimo!» convenne il saggio B che aveva completato il degrassaggio del brodo.
Ormai i saggi saggiavano esaltati l’affacciarsi della soluzione.
E fu di nuovo sera, e fu di nuovo mattina. I saggi s’aggiornarono per la decisione finale.
«Tornati di qua con la capra, la lasceremo qui da sola e porteremo di nuovo di là il cavolo, abbandonandolo con il leone,» chiarì il saggio Ma.
«E infine traghetteremo la capra!» sospirò sollevato il saggio V con saggia soddisfazione.
I saggi andarono a dormire spargendo saggezza qua e là.
«Si potrebbe però forse dividerci,» suggerì la mattina seguente il saggio P, «andare di là in cinque saggi con capra e cavolo, e dei cinque saggi quattro saggi rimarranno di là a sorvegliare saggiamente la pericolosa compresenza mentre un saggio tornerà di qua a prendere il leone – nel frattempo sorvegliato su questa riva dai cinque saggi rimasti.- nonché i cinque saggi.»
Ma i dieci saggi del palazzo dell’Assaggio non potevano dividersi.
Decisero perciò di seguire l’antico metodo del saggio Mo. S’imbarcarono tutti e dieci i saggi, con la capra.
Giunti sull’altra riva dovettero però saggiare la forza dell’imprevedibile. Sulla bianca rena del fiume c’era un secondo cavolo, che rendeva non praticabile il saggio itinerario previsto.
E così i dieci saggi tornarono con la capra al punto di partenza, nel palazzo dell’Assaggio.
Ancora adattando VW: “We are nauseated by the sight of trivial personalities decomposing in the eternity of” wisdom. [The Modern Essay]