di Gian Guido Vecchi
«Francesco, lui, lo ha detto molto chiaramente. Quella frase, soprattutto: “Soffro quando vedo nella Chiesa che il ruolo di servizio della donna — quel ruolo che tutti noi dobbiamo avere — scivola verso la servitù”. Ecco: ci sono ancora molte donne che nella Chiesa vivono in condizione di servitù, fanno da cameriere o da badanti ai preti e vengono trattate come serve».
La storica Lucetta Scaraffia, coordinatrice dell’inserto «Donne, Chiesa, Mondo» dell’Osservatore Romano, è stata chiamata a concludere, sabato, l’assemblea sulle «culture femminili» in Vaticano. Parlerà del futuro.
Pare di capire, professoressa, che nella Chiesa ci sia una maggiore attenzione, no?
«Sì, per un motivo ineludibile. La Chiesa, specie in Occidente, è spiazzata. È un mondo assolutamente al maschile, a livello decisionale, ma composto per la maggior parte di donne. I due terzi dei religiosi sono donne, dalle missionarie alle suore di clausura. E sono le donne che ormai mandano avanti le parrocchie, insegnano catechismo, badano ai bambini, assistono anziani e malati».
Però?
«Però la loro voce non viene ascoltata. Non è questione di potere, ma di voce. Di ascolto della loro voce e di partecipazione ai processi decisionali. Non si tratta di sacerdozio o di donne cardinale. Non ci sarebbe bisogno di cambiare nulla…».
Ad esempio?
«Trovo vergognoso, per dire, che le donne non facciano parte delle congregazioni che precedono il Conclave. Ci sono cardinali, vescovi e gli ordini religiosi maschili, giustamente. Ma le madri generali, le rappresentanti di organizzazioni internazionali, quelle no. Donne importantissime, che avrebbero tantissimo da dire, e nessuno le ascolta. Del resto, è ridicolo che non ci siano donne ai vertici dei dicasteri dei laici o della famiglia; perfino tra i religiosi l’unica donna è sottosegretario».
Come reagiscono le donne?
«Le vedo esasperate, sfiduciate. Stanno per conto loro. È questa è una perdita grave, per la Chiesa».
(Corriere della Sera, 4/2/2015)