9 Gennaio 2015

Se si rinuncia alla possibilità di sbagliare, si sbaglia di certo

di Laura Colombo e Sara Gandini

Com’è capitato che il sacrosanto diritto a difendersi dai soprusi abbia portato uno stare al mondo in posizione riparata, che va dalla medicina difensiva alla scuola difensiva?
Al minimo dubbio, i medici scelgono di consegnare le diagnosi peggiori e i professori abbassano giudizi e voti. Per paura di denunce, cause, rivalse giudiziarie, i medici non puntano più sulla forza taumaturgica della relazione medico-paziente, i professori non scommettono più sulle capacità trasformative dell’affidamento degli adolescenti.
Com’è capitato che non si faccia leva sulle relazioni, sulla scommessa dell’affidamento, sulla forza dello scambio, del conflitto, dell’incontro con l’altro?
Che si tratti di incapacità di assumersi quell’autorità che non ha bisogno di leggi, regole, diritto giuridico per esistere?
Esiste un pensiero radicale, lo sappiamo, che punta su relazioni che cambiano nel profondo donne e uomini, che sprigionano una soggettività libera e potente, ma distante dal potere. Sembra semplice da afferrare, perché ha rivoluzionato le nostre vite e ha portato cambiamenti profondi nel corpo sociale. Eppure sembra che molti e molte non siano d’accordo, facendo leva solo su leggi e diritto, contrapposizioni e rapporti di forza.
Forse è necessario lavorare su un immaginario comune, che mostri come puntare sulla forza della relazione. Servono narrazioni che riescano a rappresentare i cambiamenti che stiamo già vivendo.

Perché, se si rinuncia alla possibilità di sbagliare, si sbaglia di certo, perdendo quello che di buono la relazione può far capitare.

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