3 Novembre 2023
#VD3

Se stasera sono qui… autocoscienza di un piccolo gruppo di donne milanesi

di Maria Castiglioni e altre


Noi abbiamo puntato su questo lavoro che è lungo e dura – come dice Lia – quello che deve durare. (Margherita Tosi)


Oltre vent’anni di gruppo di autocoscienza: da dove è nato? Perché ancora? E come lavora? Facendo cosa?

Piccolo gruppo significa dalle cinque alle dieci-dodici persone: così i gruppi originari, così anche il nostro. Avvicendamenti nel corso del tempo: uscite, nuovi ingressi e anche morti. Incontro una volta al mese a rotazione nelle nostre case (ma per tanti anni, fino alla sua chiusura, ospiti del Circolo Cicip e Ciciap), i rapporti tra noi sono amicali, ma con diversi gradi di intensità, non c’è chi guida, il tema o emerge spontaneamente perché ha fatto irruzione nella vita di qualcuna, o segue il filo della lettura di un libro o di un discorso di attualità che ci coinvolge.

Perché ancora l’autocoscienza? Tutte noi, seppure con diversa intensità, siamo in relazione politica con la Libreria delle Donne di Milano. In Libreria si produce pensiero e molte cose vengono in mente dopo l’incontro («In Libreria mi abbevero, ma non mi metto in gioco in prima persona»). Il gruppo di autocoscienza permette più libertà, ed è quel momento in cui si attua quell’attività di ruminatio che, nella tradizione cristiana, segue l’ascolto della parola evangelica e precede la meditatio.

Questa ruminazione non può essere individuale, necessita della presenza delle altre.

L’autocoscienza è per noi una pratica di “pensare in presenza”, come spiega bene Chiara Zamboni nel suo libro. La presenza delle altre che ascoltano, accolgono, “ruminano” il nostro pensiero, lo confrontano con il proprio, lo restituiscono modificato (anche attraverso la discussione e il conflitto) ci aiuta ad ancorarci alla realtà, ad evitare il pensiero solipsistico, autoreferenziale.

Questa è per noi l’attualità, il valore intramontabile della pratica di autocoscienza.

Nessun tema in questi anni ci è stato estraneo: rapporti tra di noi, con le donne, con gli uomini (il loro simbolico, la democrazia, la guerra), il rapporto con la madre, le/i figlie/i e i/le nipoti; libertà/emancipazione; il desiderio femminile; il lavoro; la politica seconda; il pensiero della differenza nelle diverse pratiche politiche di ognuna; il silenzio, l’autorità, la parola pubblica in relazione con la propria esperienza; il rapporto con la cura, il corpo, la depressione, la malattia, il covid, la morte, elaborare il lutto di chi non c’era più, il rapporto col divino…

Non abbiamo mai dato un nome preciso al gruppo: lo definiamo gruppo di “autocoscienza alta”, perché ci riferiamo sempre al pensiero di altre donne (qualche volta anche uomini) che hanno scritto o detto. Nel corso degli anni abbiamo letto scritti di Diotima (Muraro, Zamboni, Cosentino, Tommasi, Sartori, Faccincani, Buttarelli…), Lonzi, Butler, Cigarini, Lispector, Ivana Ceresa e la Sororità di Mantova, Danielle Quinodoz, Dominijanni, il mito di Didone, gli scritti del gruppo Vanda, Irigaray, De Cesare, Elena Ferrante (a cui abbiamo anche scritto, senza risposta). La lettura è sempre finalizzata a capire meglio noi stesse attraverso il pensiero delle altre: partire da sé per andare verso le altre, partire dalle altre per tornare a sé. Questo il movimento ondulatorio dell’autocoscienza.

Per me il gruppo è anche stato poter essere fragili, deboli, incapaci, non performanti, non essere giudicate e non sentirsi fuori posto. Nel gruppo possiamo essere così come siamo e a partire da lì andare avanti insieme, non per cambiarci ma per avere altri punti di vista: anche i fallimenti e le schivate possono andare bene.

Per me il gruppo è una necessità, non un di più. Confrontarmi con le altre mi costringe ad essere meno generica e mi aiuta a mettere a nudo il mio vero desiderio, a riconoscerlo e a prendermelo sulle spalle. E poi c’è il piacere dello stare insieme, del ritrovarsi a condividere le esperienze di vita con tutte le loro gioie e tristezze.

Il desiderio di trasformazione è ciò che mi ha stimolato nell’iniziare un percorso nei gruppi di autocoscienza negli anni settanta. Allora c’era anche la determinazione di voler cambiare il nostro mondo di relazioni (tutte le relazioni!) e questo moltiplicava per mille il coinvolgimento, anche emotivo… Oggi il meccanismo per cui funziona ancora è legato ad una visuale più ampia, ma partendo sempre dalle nostre esperienze diversificate e più mature.

Quello che per me ha funzionato molto bene in tutti questi anni è stata la capacità di passare con scioltezza dalla lettura e discussione di testi scelti al problema personale “urgente”. Il rapporto con le figlie è stato messo a tema molte volte, con dolore, preoccupazione, scambio, sostegno e molta confidenza.

L’esperienza del gruppo di autocoscienza mi ha progressivamente allenata a riflettere sull’uso delle parole, nell’esprimermi il più possibile vicino ai sentimenti, ai vissuti, alle emozioni che emergono in presenza delle altre. Parole sdoganate dal linguaggio corrente, distratto o condizionato dai contesti più disparati che sentiamo estranei. Un allenamento per me importantissimo.

Concludiamo con le parole di Margherita Tosi, che è sempre con noi anche se ci ha lasciato qualche anno fa:

Questo gruppo è un prodotto dei rapporti politici tra donne. Non mi sento pronta a essere lasciata sola; questo gruppo è piccolo, ma importante. Noi non siamo sul fare: articoli, viaggi, progetti. Vuol dire che c’è qualcos’altro… Il desiderio individuale è già politico? Sì, se è un vero desiderio.

Maria Castiglioni, Lina Cattabeni, Paola Mattioli, Raffaella Molena, Cristina Rossi


(Via Dogana Tre, www.libreriadelledonne.it, 3 novembre 2023)

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