16 Agosto 2014
La ventisettesima ora

Secoli di Esclusione fino a Maryam ma la Scienza è donna da sempre

di Umberto Veronesi

La bellissima notizia dell’assegnazione del Premio Fields — equivalente del Nobel — a Maryam Mirzakhani, rappresenta la smentita definitiva della corrente di pensiero che per secoli ha sostenuta l’inferiorità della mente femminile nelle scienze esatte. Soltanto pochi anni fa il rettore di Harvard Laurence Summers fece la sconcertante dichiarazione che le donne non sono adatte alle scienze perché non hanno la capacità innata per il calcolo matematico. È vero che le donne matematiche nella storia sono poche, ma la ragione non è certo biologica. La realtà è che fino agli inizi del secolo scorso, le donne sostanzialmente non avevano accesso agli studi universitari. Per esempio Princeton, dove Maryam ha ottenuto una cattedra grazie alla sua tesi di dottorato, ha aperto al mondo femminile solo nel 1968.

Eppure, malgrado questa pesante discriminazione culturale, l’amore delle donne per la scienza ha fatto sì che alcune di loro rompessero la cortina di ferro del maschilismo per entrare nella storia della matematica. La prima di cui abbiamo notizia è Ipazia di Alessandria d’Egitto, che fu una grande astronoma e matematica nel IV secolo dopo Cristo. Per questo fu perseguitata dai cristiani. Ancora giovanissima, fu barbaramente uccisa e la maggior parte della sua opera andò perduta nell’incendio della biblioteca di Alessandria. L’episodio fu uno dei primi segnali di come la scienza non sia amata né dalla politica né dalle religioni perché è troppo indipendente. Se poi la portavoce della scienza è donna, l’odio e la paura si moltiplicano.

Nei secoli più recenti, molti sono stati i geni matematici femminili, per lo più sconosciuti e ignorati dai libri di storia. Nel ‘900 l’esempio più eclatante di genio femminile dimenticato, anzi oscurato, è Rosalind Franklin, la Dark Lady del Dna. Rosalind scoprì per prima alcune caratteristiche della doppia elica che valsero il Nobel ai suoi colleghi Watson, Crick e Wilson. Eppure, quando nel 1953 uscì la storica pubblicazione su Nature che descriveva la molecola del Dna, il suo nome non apparve. Quando poi il Nobel fu conferito, Rosalind era morta, nell’oblio.

Il cervello femminile è stato fino ad oggi sottovalutato anche se i segnali contrari sono evidenti: le donne sono più colte, più brave a scuola e più brillanti all’università. Io sostengo che la mente femminile potrebbe essere addirittura superiore a quella maschile, se opportunamente coltivata e sviluppata. Ciò che è certo è che la predominanza maschile ha impedito al mondo femminile di esprimersi al meglio. Per questo sono convinto che il futuro delle ragazze sarà roseo in ogni senso. Il domani è donna.

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