14 Dicembre 2014
La voce dei Berici

Senza donne la chiesa non è chiesa e la teologia non è scientifica

di Cristiana Dobner

 

Finalmente! È risuonata, finalmente, una parola autorevole che autorizza una realtà di fatto che, a tutt’oggi, sembra rotta da sottomarino che si inabissa al momento opportuno, scompare ed affiora quando il radar segnali panorami tranquilli. (…)

La teologia come scienza, come fede riflessa, ha bisogno della persona umana: uomo o donna. Se la Commissione internazionale teologica nel suo Statuto ritiene suo preciso compito “studiare i problemi dottrinali di grande importanza, specialmente quelli che presentano aspetti nuovi, e in questo modo offrire il suo aiuto al Magistero della Chiesa”, risulta ben chiaro che i problemi dottrinali si possono affrontare da donne e da donne captare gli aspetti nuovi, sempre dall’angolatura femminile. I ruoli culturali quindi all’interno della vita della Chiesa – che Chiesa non è senza la presenza viva e attiva delle donne – si ampliano e possono palesarsi distintamente. Il discorso non suona di genere ma di competenza scientifica, rigorosamente fondata.

La teologa deve poter pensare serenamente e potersi confrontare apertamente con il teologo. Non vale la frase fatta “siamo pari”. Non è la parità che cerchiamo ma la complementarità, basata sulla differenza delle due persone: uomo e donna che pur scrutando la Parola, diretta dal Creatore ad entrambi, suscita reazioni e risposte diverse, seppure analoghe.

Quando ci si accosta al mistero di Dio ci si accosta da uomo o donna e allora affiorano sfumature, spazi e interrogativi diversi che collaborano alla costruzione del comune cammino di pellegrini nella storia. È questione di comunione non di funzionalità o di opportunità.

Se nella Chiesa la donna è presente, ne consegue che pure nell’ambito teologico possa essere presente. Bisognerebbe rileggere la rotta tracciata dalle pagine teologiche di donne chiesa mondo e collocarsi in quello che Sequeri denomina lo “snodo epocale”, perché la Chiesa è chiamata dalla società a ripensare se stessa. Come farlo senza le donne?

Uomo e donna nell’immagine di Dio che si rivela hanno una distinzione e un ruolo di fondamento. Le relazioni però si devono creare fra redenti e le reciproche relazioni devono farlo apparire: accenti di rivendicazione, di ideologia, di liberazione sono del tutto fuori posto quando non dannosi.

Chiaramente è una sfida, non tra nemici ma tra persone, differenziate sessualmente, che compartecipano fontalmente e originalmente alla stessa missione di Gesù.

Dire relazione significa dire volto, presenza dell’altro che, per il solo fatto di esistere, consente all’interlocutore di esistere a sua volta, di ritrovarsi, di riconoscersi; gli sguardi possono intrecciarsi, richiamarsi, dirigersi verso lo stesso obiettivo con segnali, soccorsi, luci reciproche. Se gli sguardi sono collocati nel volto del potere, il messaggio evangelico perisce immediatamente, come sempre quando è in gioco una supremazia, presunta o reale. Permeati invece di empatia espandono una corrente che corrobora e conduce nella totale parresia, cioè nella franchezza e nella rigorosità scientifica, al punto in cui non esiste rivalità e si afferma la collaborazione fattiva e complementare. (…)

(da “La voce dei Berici”, settimanale della diocesi di Vicenza, 14 dic. 2014)

 

Nota  della redazione. Per chi non lo sapesse, donne chiesa mondo, un inserto mensile dell’Osservatore romano, da un anno contiene a sua volta un inserto, teologia. Cristiana Dobner saluta la sua esistenza e applaude la ricerca teologica portata avanti apertamente e liberamente da parte femminile. Chi è Cristiana Dobner? Nel mondo cattolico, ma non soltanto, è ben conosciuta per la sua indipendenza simbolica e la sua opera. Appartiene alla discendenza religiosa di Teresa d’Avila (è una carmelitana) da cui ha ereditato l’amore dello studio, il gusto di scrivere e di parlare schiettamente (detto anche parresia). In questo sito il suo testo compare specialmente per l’uso che fa della complementarità: non è un dettato della natura umana, ma qualcosa da cercare (invece della parità) e da realizzare, al posto della rivalità. Questa è una posizione che può fare problema ma interessa tutte e tutti.

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