di Antonella Crescenzi
Il 71% degli italiani dice no all’utero in affitto, il 48% di questi dichiarandosi assolutamente contrario a una legge che introduca e regolamenti la pratica in Italia in qualunque forma, e il 23% ritenendo ammissibile la surrogata unicamente se gratuita: sul Corriere della Sera, in un articolo di Monica Ricci Sargentini, i risultati del sondaggio Ixè di Se Non Ora Quando – Libere, RUA Resistenza all’Utero in Affitto, ArciLesbica Nazionale, UDI – Unione Donne in Italia, Resistenza Femminista e molte altre associazioni, nato in seguito a una partecipatissima raccolta fondi.
La gran parte della società italiana (71%) è contraria all’utero in affitto e ciò a dispetto delle non rare rappresentazioni mediatiche tendenti a “normalizzare” e “abbellire” la pratica della maternità surrogata vietata in Italia. Infatti, la maggioranza relativa del campione (48%) si dichiara nettamente contro una legge che introduca e regolamenti la pratica in Italia. Ma anche del restante 41% che si dichiara a favore il 23% la riterrebbe ammissibile unicamente se assolutamente gratuita, senza alcun compenso né rimborso spese. Poiché è noto – e non riconoscerlo è non volere prendere atto della realtà, ovvero dell’enorme giro di affari che ruota a livello internazionale intorno a questo business – che il ricorso totalmente gratuito riguarda solo una minima percentuale di casi, forse meno dello 0,1%, si può ben dire che prevalgono fortemente i “no”.
I cittadini contrari motivano la propria opposizione definendo l’utero in affitto una pratica disumana, un atto di compravendita e di mercato e di sfruttamento delle donne povere; mentre i favorevoli sono spinti dalla convinzione che si tratti di un atto di generosità. Tuttavia, anche una significativa parte dei favorevoli esprime preoccupazioni per la scarsa tutela del nascituro e i rischi per la salute della donna e del bambino.
Un altro risultato importante, che conferma l’estraneità della pratica nell’ambito della nostra società, è che, trovandosi nella condizione concreta di avere difficoltà a procreare, soltanto il 6% dei maggiorenni italiani ricorrerebbe all’utero in affitto (anche a pagamento) mentre il 61% si rivolgerebbe all’adozione e il 24% alla fecondazione assistita. Un significativo 19% rinuncerebbe del tutto ad avere figli qualora non venissero naturalmente.