20 Novembre 2015

Tre donne nel #modellomilano

di Giordana Masotto

 

Giovedì 12 novembre 2015 Chiara Bisconti, Lucia Castellano, Cristina Tajani, tre assessore della giunta Pisapia (Castellano ora consigliera regionale) organizzano all’Umanitaria un incontro per parlare del “modellomilano”, della loro esperienza, e per impegnarsi a tenerlo vivo. Il titolo dice qualcosa di forte nella maniera più semplice: “Una conversazione con tre donne impegnate in politica”. Ci vado: sono attratta, vogliosa di essere sorpresa come solo le donne – a volte – sanno sorprenderti.

Prima reazione: che bello vedere donne che parlano in modo autorevole del governo della nostra città. Sono forti, colorate, e diverse tra loro. Ognuna con il suo stile, che fa intuire a tratti la diversa provenienza: sembra scontato, ma non lo è se pensi a certe infilate di personaggi omologati all’ambiente in cui si muovono. La storia soggettiva così non è cancellata o separata, ma è ricchezza da spendere, da mettere alla prova. Sono leggére e insieme consistenti: proprio il contrario dell’effetto che fanno spesso i politici di professione, pesanti e inconsistenti.

Seconda reazione, legata alla prima: meno male che non si/ci confinano nei “problemi delle donne”. Nè che infilano il “tema donne” tra tanti, perché guai a dimenticarlo, perché è doveroso, perché sulle discriminazioni nessuno si azzarda a obiettare, perché fa guadagnare punti.

Le ascolto raccontare – ognuna a partire da sue esperienze e competenze – i paradigmi di questo modello milano. Mi piace che abbiano deciso di mettersi insieme per dare forza e continuità a una politica così come risulta dalla loro esperienza.

Ripenso a quel titolo – una conversazione con tre donne impegnate in politica – e concludo che qui c’è uno spostamento significativo: la soggettività femminile si presenta e parla con autorevolezza senza farsi oggetto del discorso. E per farlo sta in relazione con altre donne. Quindi: presentarsi come soggetti politici in relazione con altre, soggetti che prendono la parola, evitando il rischio sempre presente di diventare un puro argomento nella parola di altri. Non è forse questo il movimento femminista? Solo se si riconosce la soggettività politica delle donne si può pensare a rigenerare la convivenza in città. E farlo affettuosamente come mi è sembrato trapelasse da Chiara, Lucia e Cristina.

 

(www.libreriadelledonne.it, 20 novembre 2015)

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