11 Marzo 2021
Il Fatto Quotidiano

Un nuovo #MeToo in Serbia: il coraggio di Milena Radulovic e di molte altre

di Michela A. G. Iaccarino


Faccia perlacea, occhi da cerbiatto, sinuosità elegante: con la bellezza ci nasci, col coraggio no. Milena Radulovic, meno di trent’anni e ultimo volto noto del cinema serbo, è stata la prima attrice a denunciare Miroslav Aleksic, pigmalione di numerose generazioni di artisti slavi che, sin dall’infanzia, frequentavano la sua scuola di recitazione, severo istituto dove agli atti dei drammi si univano ore di preghiere ortodosse, punizioni fisiche e psicologiche. L’uomo capace di decretare l’inizio o la fine della carriera amava saltare dal palco degli spettacoli a quello dei comizi politici: ex nazionalista, Aleksic è stato anche il “regista” delle imprese del comandante Arkan durante la guerra jugoslava e del suo matrimonio con la cantate folk Ceca.

Nella stessa aula in cui imparava a recitare, Milena, alunna di Aleksic dall’età di sei anni, a 17 è stata violentata molteplici volte dall’insegnante, che all’epoca ne aveva 61. Dopo aver partecipato a un paio di colossal come Kola Superdeep e Balkan line, dopo anni di depressione e terapia psicoanalitica, Milena ha deciso di dire a voce alta cosa le era stato fatto, diventando la prima solista di un coro numeroso di 16 donne che ha allungato l’indice contro il vecchio maestro. Finita sulle copertine dei patinati magazine serbi, ha invitato l’abusatore alla battaglia nel luogo in cui pensava di non dover finire mai: in campo aperto. Grazie alla pazienza certosina di un detective della polizia serba, che ha ricostruito il caso, Aleksic è finito prima sotto inchiesta della Corte di Belgrado e poi in custodia, accusato di aver abusato, molestato e violentato decine di studentesse tra il 2008 e il 2020, alcune delle quali ancora oggi minorenni. Prima è uscita dalla scuola, poi dall’Accademia d’arte drammatica di Belgrado, infine dal guscio di silenzio: la sua audacia è stata omaggiata dal ministero della Cultura di Belgrado, mentre il ministro dell’interno ha chiesto a tutte le altre vittime di farsi avanti. “I manipolatori come Aleksic amano essere acclamati dalla società che finisce per amarli, bisognava rompere un doppio muro”, dice Milena, ma lo stupore è arrivato quando la società serba si è dimostrata abbastanza matura da supportare le alunne abusate e non il professore adorato dall’élite. C’è un solo modo giusto per raccontare la storia di una vittima di violenza sessuale ed è lasciare spazio alle parole che lei stessa sceglie: “Le persone non capiscono perché chi ha subito abusi rimane in silenzio per tanto tempo, pensano che sta nascondendo qualcosa o che si ottiene qualcosa nel denunciare” ribadisce l’attrice. Il parallelo con il caso Epstein (ma anche quello di Weinstein) l’hanno tracciato in molti “per il narcisismo e l’ossessione dell’abusatore verso le teenager, ma le vittime del tycoon americano non lo conoscevano, per noi invece è stato come essere violentati da un membro di famiglia, era amato da studenti e genitori. Il nostro caso è comparabile anche a quello di Larry Nassar”, medico della Nazionale Usa di ginnastica, denunciato di stupro da 500 atlete.

A parlare oggi è una donna di successo, non la ragazzina spezzata da minorenne. “Mi fidavo, conoscevo il mio violentatore. Ero in una trappola di manipolazione dove non c’è via di fuga, ma incolpi te stessa per essere finita lì. Le vittime, di solito, quando cominciano a capire cosa è successo, sono molto più mature rispetto all’età in cui lo stupro è avvenuto”.

“Pensava che nessuna di noi avrebbe mai parlato”. Il perno della violenza sistematica del maestro era il silenzio, la più grande prova del suo potere intrusivo: anche decenni dopo, le studentesse continuavano a rimanere zitte. La violenza subita non la dimentichi mai, ma trovi un altro modo per ricordarla: l’onda di denunce a catena sono oggi per Milena motivo d’orgoglio. “Non mi aspettavo una reazione così rapida delle vittime, sapevo che parlando avrei fatto la cosa giusta, ma questo lo ha confermato. Non è così importante che venga chiamato il ‘#Metoo dell’est’, le donne serbe sono state più forti dello stigma”, racconta l’attrice, e del tradizionale maschilismo nei Balcani questa volta sono state più forti Milena e “la rivolta delle allieve”.


(C’è un nuovo #MeToo in serbo: le attrici accusano il maestro, Il Fatto Quotidiano, 11 marzo 2021)

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