2 Luglio 2015

Un passo avanti, d’autorità – report convegno a Mestre 20/6/2015

di Nadia Lucchesi


Sabato 20 giugno 2015 (ore 10-18) all’Auditorium del Palaplip di Mestre (via San Donà 195) si è svolto un convegno nazionale sulle pratiche femminili di governo dentro e fuori le istituzioni. Si trattava della seconda tappa di un percorso che invita donne e uomini con la passione per la vita pubblica a fare “Un passo avanti, d’autorità” per restituire alla politica un senso più alto e più libero (il titolo richiama quello del primo convegno di Roma 2014, citato nel volantino d’invito). Era presente Annarosa Buttarelli, autrice di Sovrane. L’autorità femminile al governo (Il Saggiatore, 2013), che è intervenuta più volte nel corso di un fitto scambio di esperienze e di riflessioni, da parte delle tante donne, più di ottanta, e di alcuni uomini, che da tutta Italia hanno partecipato all’incontro, pubblicizzato anche dalla stampa, non solo locale.

All’appello delle organizzatrici, che si sono firmate con il proprio nome e cognome per significare un’assunzione personale di responsabilità e collocarsi oltre ogni appartenenza a gruppi e organizzazioni politiche, hanno risposto numerose donne impegnate a vari livelli di responsabilità nella politica istituzionale, donne che lavorano con competenza nell’amministrazione pubblica, insegnanti, educatrici, docenti universitarie, filosofe, storiche, dirigenti scolastiche, impiegate, urbaniste, cuoche, commercianti, artigiane, casalinghe, imprenditrici, infermiere, artiste, ostetriche, ex dirigenti di banca, ex vigili urbane, collaboratrici domestiche, coltivatrici biologiche, donne impegnate nella riflessione teologica.

L’obiettivo era far emergere la capacità di governare nel segno della “sovranità popolare femminile”, cercando di mettere in luce le pratiche già in atto, perché diventino racconto politico, sapere comune, punto di forza per altre e altri, nella consapevolezza che l’autorità e l’eccellenza vanno promosse e riconosciute da donne e uomini, altrimenti il mondo andrà sempre più alla deriva (Alessandra De Perini, Mestre).

I numerosissimi, ininterrotti interventi durante tutto l’arco della giornata, potranno essere riascoltati integralmente su You Tube.

È il momento storico adeguato a far emergere i principi della sovranità femminile, affinché le donne più giovani e tutte quelle che oggi assumono cariche politiche istituzionali non ricomincino da capo e siano più radicali nella competizione elettorale, nelle decisioni da prendere, nella scelta delle azioni efficaci senza l’uso dei rapporti di forza: ci sono le relazioni, le esperienze, le pratiche, c’è autorità di donne capaci di pensiero (Luisella Conti, Mirano).

Questa comune convinzione consente di rinsaldare antiche e recenti alleanze per aprirsi, con capacità di reciproco ascolto, a una fase nuova di ricerca e sperimentazione politica, partendo da vissuti, desideri, invenzioni, proposte tese ad ampliare un luogo simbolico concepito come “comunità pensante” che agisce senza protagonismi personali, libera da sterili conflittualità, in cui confrontarsi e lavorare, progettare insieme con fiducia e coraggio (Maria Teresa Menotto, Mestre). Essere “sovrane”, infatti, vuol dire segnare responsabilmente, con autorità, la propria esperienza, ognuna consapevole del significato del proprio “passo avanti”. Può essere, ad esempio, per le future madri la scelta consapevole di una modalità propria, non regolata dalle istituzioni, di partorire e, per le ostetriche, fidarsi di un sapere femminile che non richiede l’intervento di figure mediche, preposte soprattutto alla patologia (Franca Marcomin, Marghera); può realizzarsi nella promozione di una scuola di formazione politica sul pensiero e le pratiche radicate nel femminismo per aspiranti amministratrici (Maria Laura Antonellini, Ravenna); può manifestarsi nella creazione di oggetti artistici e di eventi pubblici che intrecciano insieme l’amore per la bellezza e la pratica della riconoscenza per l’ambiente che ci circonda e ci nutre, vero lievito del cambiamento (Luciana Talozzi, Chioggia).

La sovranità si presenta, inaspettata e autorevole interlocutrice, quando una donna, con gentilezza e fermezza, si pone sopra le più alte cariche istituzionali, tenendo testa a sindaci e presidenti, ed esprime il “Primum vivere”, la sapienza femminile della vita. In quel momento parla l’autorità di origine femminile che ha saputo trascendere se stessa e incarnare il legame tra “donne e popolo”, aprirsi alla città per affrontare i problemi cruciali del vivere comune, andando incontro a donne e uomini. Così l’autorità può essere riconosciuta e produrre cambiamenti, quando si radica nella realtà di un territorio. Oggi molte giovani donne che non provengono dal femminismo sono presenti in modo autorevole e creativo nei gruppi, nei movimenti e nei comitati cittadini (Tiziana Plebani, Venezia).

Dopo aver a lungo riflettuto sull’autorità, distinguendola dal potere, il concetto di sovranità femminile proposto da Annarosa Buttarelli, in questo momento “apocalittico”, estremamente pericoloso, segnato da una corruzione indecente, può mettere in grado le donne che gestiscono potere nel quotidiano e spesso solitario esercizio della loro professione di farci i conti e, in un contesto condiviso di riflessione sulla pratica politica, di interrogarsi su come stare in quella posizione nell’ordine dell’amore del mondo, come agirla responsabilmente e prendere decisioni che non siano né egoistiche né distruttive (Laura Balestrini, Seveso).

In un tempo storico in cui cadono le sovranità nazionali, si può compiere l’atto di ritirare il proprio consenso al sistema dato e assumere una posizione interiore di sovranità; invitare l’umanità ad abbandonare la concezione di un Dio unico, onnipotente e solitario Creatore, per portare alla luce l’idea di una “differente Trinità” radicata nella relazione tra la madre, Sant’Anna, e la figlia, Maria, che generano lo spazio per il figlio Gesù (Nadia Lucchesi, Mestre); si può operare perché si diffonda una nuova spiritualità, dentro e fuori la Chiesa (Paola Cavallari, Bologna; Grazia Sterlocchi, Venezia); accogliere le donne che sempre più spesso accudiscono le nostre madri anziane e stringere con loro alleanze, entrando così in relazione con la loro cultura e i loro bisogni differenti (Laura Guadagnin, Venezia).

L’autorità c’è, se è riconosciuta e oggi l’autorità femminile è riconosciuta da tante e tanti. Un “passo avanti”, quindi, è già stato fatto. Questo è il guadagno di pratica, acquisito nella relazione, che ci permette di orientarci nel presente. La risorsa della dimensione apocalittica offre la possibilità di entrare nuovamente in contatto con le strutture arcaiche del simbolico che precedono il patriarcato. La nuova forma di autorità proposta da Buttarelli, già in parte guadagnata e messa in gioco nel presente, si colloca sopra “la piccola storia del patriarcato” (Gemma Beretta, Milano).

Annarosa Buttarelli ha offerto nuovi elementi di radicalità alla riflessione in contesto: ha sottolineato la necessità di realizzare una ”forma profetica della politica”, quella che ci consente di superare la lettura data della realtà, della storia. Possiamo interpretare quanto accade intorno a noi non lasciandoci influenzare dai rapporti di forza esistenti, ma facendo leva sulle sapienze, da sempre in mano alle donne, per contrastare la pretesa universalità dei saperi. Buttarelli vede rinsaldarsi un legame tra donne e “popolo”, anche fuori dei luoghi di elezione del femminismo; constata la circolazione di un’autorità “generativa”, non “di posizione”, che può sostenere in questo momento storico la lotta delle donne per amore del mondo. Si sta costituendo una nuova mappa di relazioni tra donne con forme di sapienze diverse e uomini alleati, capaci di ascolto. Agli altri, impermeabili all’autorità femminile, occorre sottrarre il nostro sostegno, ritirare la relazione a quanti e a quante non le sono fedeli, non più nello spirito di quell’estraneità che ha dato i suoi frutti, ma oggi è superata, bensì nella consapevolezza della propria capacità di essere sovrane, di inventare nuove pratiche. La decostruzione del potere è ormai compiuta, dice Buttarelli, il potere stesso si è depotenziato; ora la questione riguarda i processi con cui si arriva a prendere delle decisioni per dare voce a ciò che “è eterno, universale e incondizionato”, essenziale, secondo Simone Weil, per orientare un nuovo corso della convivenza.

Occorre guardare alle donne in prima fila nei territori a rischio di sopravvivenza che hanno assunto posizioni fortissime di autorità in difesa della vita, come Vandana Shiva che, radicata nell’antica sapienza femminile, afferma il principio della “sovranità alimentare”, sostenendo le numerose esperienze di ricerca agricola e le forme di lotta contadina cresciute negli ultimi vent’anni in ogni parte del mondo o come le tante che, provenendo da tutti i paesi della ex Jugoslavia, si sono riunite tra il 7 e il 10 maggio 2015 a Sarajevo dove si è svolto il primo Tribunale delle Donne in Europa per raccontare, testimoniare, denunciare il sistema criminale della guerra, la misoginia delle istituzioni e “dare voce a quante non hanno avuto voce”, condividendo il loro bisogno di giustizia (Luana Zanella, Mestre).

Non si tratta, riprende Annarosa Buttarelli, di collocarsi sul trono: la sovranità si agisce, anzi, spesso abbandonandolo, rinunciando a posizioni di prestigio, per mostrare come sia possibile e auspicabile per tutta l’umanità favorire la diffusione di un sapere femminile non più cancellato dalla storia, ma attivo e fecondo in tutti gli ambiti della convivenza umana. Ora è tempo di mettere in campo il massimo di “aristocrazia”, intesa come la più alta raffinatezza nel pensare, unita al massimo di capacità operosa, creatrice e realizzatrice.

La direzione presa dal “libero movimento” che ha raccolto e deciso di sostenere la scommessa politica di Annarosa Buttarelli è quella di proseguire con lei in tappe che si rincorrono senza periodicità, continuando a tessere reti di relazioni generative di sperimentazioni e invenzioni politiche, e impegnandosi, attraverso momenti di alta formazione, a promuovere il cambiamento generale della forma mentis e la rigenerazione della politica e delle istituzioni, sulla base dei principi di sovranità femminile.


(www.libreriadelledonne.it, 2/7/2015)

Print Friendly, PDF & Email