10 Luglio 2022

Un ricordo di Lisetta Carmi

di Stefano Sarfati Nahmad


Era gennaio 2009, suona il telefono: “Pronto, sono Lisetta Carmi, Stefano? Ho letto il tuo articolo sul Manifesto Ascolta Israele e volevo dirti che mi è piaciuto molto”.
Era la voce di una persona già di una certa età, sicura di sé e quello che mi stava offrendo non era un apprezzamento ma un’autorevole approvazione.
Mi disse che anche lei era di origine ebraica e che come me era assolutamente indignata dalla politica israeliana.
Ci incontrammo a Milano e mi raccontò la storia della sua vita, che da ragazza aveva studiato il pianoforte ad alto livello facendo anche concerti, ma che poi l’aveva abbandonato per la passione politica; che aveva fatto la fotografa; che in India il suo maestro Babaji le aveva detto che doveva aprire un ashram a Cisternino, cosa che infatti fece. Ricordo che mi sembrò strano dall’India andare proprio a Cisternino, provai anche a chiedere una spiegazione ma il suo era il linguaggio mistico indiano non razionale occidentale così rinunciai.
La rividi una seconda volta a Cisternino, un’estate che ero in vacanza in Puglia. Parlando con lei cercavo i segni della fotografa dei travestiti dei vicoli di Genova, ma oramai parlava più come un santone indiano, diceva di aver vissuto diverse vite.
Ho capito dopo che quella telefonata nel gennaio del 2009, in cui parlava la Lisetta dell’impegno politico, arrivava da una vita precedente.


(libreriadelledonne.it, 10/7/2022)

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