7 Gennaio 2014
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Una storia non di padroni ma di padri, Dio ci salvi!


Dopo essere passato con successo alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, sarà trasmesso su Rai Tre, oggi martedì 7 gennaio alle 23.20 dopo Ballarò, Con il fiato sospeso, il film di Costanza Quatriglio.

Nel dicembre 2008 la notizia dell’apposizione dei sigilli ai laboratori di chimica alla facoltà di farmacia dell’università di Catania, a causa del sospetto ambientale, oltre al ritrovamento del memoriale del dottorando Emanuele Patané, morto di tumore al polmone nel 2003, hanno costituito per Costanza Quatriglio  lo spunto per dare l’avvio alla lavorazione del film. Nel diario il ventinovenne denunciava le condizioni insalubri dei locali non idonei alla ricerca scientifica.

Un processo tuttora in atto, che vede imputati i vertici della facoltà per inquinamento e discarica non autorizzata. Vincitore del premio “Gillo Pontecorvo – Arcobaleno Latino”, il film è il frutto di una lunga documentazione che mette in luce l’obsolescenza di strutture preposte alla ricerca oltre all’amara constatazione della ricattabilità in cui spesso vivono gli studenti universitari. Le musiche del film sono di Paolo Buonvino, con brani live dei Black Eyed Dog. Con il fiato sospeso è prodotto da Jole film e Costanza Quatriglio, con la collaborazione di Ines Vasiljevic e Istituto Luce Cinecittà.
Questa la sinossi: Stella studia farmacia all’università. Quando è l’ora della tesi viene inserita in un gruppo di ricerca. Pian piano capisce che nei laboratori di chimica qualcosa non va. L’ambiente è insalubre, qualcuno comincia a star male, i professori parlano di coincidenze. L’amica Anna, che ha lasciato gli studi per suonare in un gruppo indie-punk, vorrebbe che Stella smettesse di lavorare in quei laboratori; Stella, al contrario, non vuole rinunciare al suo sogno.

“Nel cinema – dichiara la regista Costanza Quatriglio – esiste una soglia oltre la quale la differenza tra generi, dispositivi della narrazione, messa in scena e rappresentazione del reale dissolvono nella costruzione di un’esperienza che rende lo spettatore parte integrante del film. Esiste inoltre una soglia oltre la quale un film perde la sua libertà per essere parte di un sistema di valori, accettato e riconosciuto. Infine esiste una soglia ogni qual volta si è al cospetto dell’intimità di un personaggio, delle sue debolezze, delle sue ossessioni o del suo dolore. Ho realizzato il film come un funambolo che cammina su queste soglie, con l’eccitazione di potercela fare, di poter dominare questa materia difficile. La storia dei giovani che studiano in laboratori di chimica insalubri e dannosi ci racconta di come l’Italia sia un paese senescente, che negli anni ha dato prova di essere incapace di progettare il futuro. Qui non sono le fabbriche inquinanti a essere messe in discussione. In questa storia non ci sono padroni ma padri”.

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