Introduzione alla redazione aperta di ViaDogana3 – Vincoli, connessioni, relazioni, 7 febbraio 2021
di Giuliana Giulietti
Inizio la mia riflessione con una citazione dal testo di Chiara Zamboni Sentire pubblicato nel libro La carta coperta. L’inconscio nelle pratiche femministe.
«Il sentire ha per le donne un valore politico per il fatto che molte donne affidano all’esprimere quel che sentono il primo passo per significare l’esperienza e abbiamo visto come dire l’esperienza sia un nodo direi essenziale nella politica delle donne».Nel tempo del confinamento in molte ci siamo messe in ascolto del nostro sentire cercando di tradurre in parole le percezioni, le sensazioni, le emozioni che ci attraversavano. Un ascolto paziente, non sempre facile, che ha consentito a ciascuna di noi, e a ciascuna a suo modo, di afferrare la verità di un’esperienza così sconvolgente e di condividerla con altre. C’era il lockdown, eravamo separate e tuttavia abbiamo trovato il modo di restare in relazione e di avere uno scambio ricorrendo a pratiche di scrittura, utilizzando le piattaforme di condivisione a distanza e uno strumento come facebook. Penso alla redazione di Via Dogana 3 che fin dal marzo 2020 ha dedicato diversi incontri all’emergenza coronavirus e alla narrazione di come alcune di noi la vivevano, pativano, elaboravano. Ne ricordo i titoli: Attraversare questo tempo: interrogazioni,pensieri,prospettive; Non sembra ma è una grande occasione; Ripartenza o rinascita?; Libertà in tempo di pandemia. Penso al Grande Seminario di Diotima che si è svolto lo scorso ottobre: Contagi e contaminazioni. La politica delle donne a confronto con il reale. Penso alla Italian Virginia Woolf Society, di cui faccio parte, che nella primavera del 2020 quando per proteggere la nostra vita e quella delle altre/i ci siamo autoconfinate, sulla pagina Facebook dell’associazione ha creato una rubrica, «Parola di Judith» (Judith è l’immaginaria sorella di Shakespeare inventata da Virginia Woolf in Una stanza tutta per sé) per aiutarci a rimanere in contatto condividendo vissuti, sentimenti, pensieri. E potrei continuare citando i tanti articoli circolati in rete di attiviste, giornaliste, scrittrici. Quello che voglio dire è che non ci siamo mai fermate e che il desiderio di alcune ha rianimato in altre, in una come me ad esempio, un desiderio che si era bloccato.
Oggi, a distanza di un anno dove tutto non è andato bene e le cose si presentano peggio di prima,ci chiediamo come possiamo rilanciare la pratica politica, tessere relazioni restando ancorate alla propria verità soggettiva, potenziare l’elemento della fiducia e come trovare altre forme di presenza pur nella distanza.Si tratta di una scommessa che ci giochiamo in una situazione disperante, contrassegnata dall’irresponsabilità, dal cinismo e dalla mediocrità degli uomini di potere sostenuti dal silenzio-assenso di alcune donne e dove l’economia trionfa sulla politica.
Quello che mi viene in mente, e mi baso sulla mia esperienza, è che una pratica politica si rilancia creando le circostanze per farla esistere. Nei contesti in cui ci troviamo. Io sono in pensione da diversi anni, non ho più un luogo di lavoro e neppure uno politico dove agire. La lettura della Carta Coperta ha mosso in me il desiderio (che si è bloccato nel lockdown per poi risvegliarsi) di avere con altre uno scambio sui temi dell’inconscio, del desiderio, del sentire. Allora mi sono messa in relazione con un’amica che quel desiderio ha condiviso e lei a sua volta ne ha parlato con una sua amica che mossa da un suo desiderio aveva già letto la Carta Coperta.
La nostra relazione che si era interrotta con il lockdownl’abbiamo ripresa da alcune settimane e trovandoci ancora in una situazione di distanziamento fisico abbiamo deciso che la forma migliore per continuare lo scambio è una pratica di scrittura. Quello che maggiormente mi ha colpito quando ci siamo sentite per riprendere il filo delle nostre riflessioni è la fiducia che ora circola tra noi e che nella prima fase della relazione stentava ad affiorare. Per cose non dette, reticenze, fraintendimenti e perché c’è sempre dell’inconscio tra l’una e l’altra.
La fiducia è un elemento importante della nostra politica, ma può capitare nel concreto di una relazione che essa incontri degli inciampi o che ci sfugga. Nel periodo del confinamento a meè capitato di perdere la fiducia in alcune amiche che interpretavano le regole del disciplinamento come un’imposizione lesiva della libertà individuale e collettiva. Mentre io il lockdown lo vivevo non come una forma di obbedienza ma come consapevole autolimitazione della mia libertà. Ed è singolare e fa problema che tra femministe la fiducia si sia incrinata proprio sul terreno della libertà e questo mi sembra un punto su cui ragionare. Sulle pagine di facebook dove il conflitto si è manifestato senza alcuna possibilità di mediazione si sono ben presto formati degli schieramenti.Un fatto che segnala come l’uso delle tecnologie presenti al contempo vantaggi e svantaggi. Nel caso del nostro incontro di oggi e data l’impossibilità di uno scambio in presenza è senz’altro un sostegno. E lo è, se usato con criterio, anche facebook, nella misura in cui ci consente la condivisione dell’esperienza e del pensiero delle donne. Nel tempo sospeso della pandemia sono circolati su facebook tantissimi testi di femministe italiane, europee, anglosassoni e anche questo è stato un modo per spezzare l’isolamento e tenersi in contatto al di qua e al di là dell’Atlantico.
La verità soggettiva nasce dall’ascolto del proprio sentire, la fiducia è il sentimento che ci apre alle altre, agli altri, al mondo. Verità soggettive e fiducia sono gli ingredienti essenziali della relazione fra donne e della pratica politica del femminismo della differenza. Una pratica politica sulla quale ancora oggi scommettiamo. Nella congiuntura Covid-19 in cui ci troviamo è risultato evidente – e l’agire delle sette prime ministre di cui abbiamo parlato nell’incontro del 3 dicembre ne rende testimonianza – come la fiducia possa diventare anche un fattore di coesione sociale.In un articolo pubblicato sul numero 1350 di Internazionale intitolato “Per combattere il virus bisogna essere altruisti”, Laurie Penny mette in campo la fiducia. Parlando dei comportamenti sbagliati di tante persone e che la fanno arrabbiare (accaparramenti dissennati di generi alimentari nei supermercati, o fingere che non stia succedendo niente) lei scrive:
«Non puoi combattere un’epidemia solo avendo ragione. Rimproverare i tuoi amici non è il modo migliore per fargli cambiare atteggiamento. Dobbiamo essere delicati gli uni con gli altri. Dobbiamo allenarci alla fiducia. Perché ora e nei decenni a venire i nostri problemi più grandi non si potranno risolvere se non ci fideremo gli uni degli altri».
(Via Dogana 3, www.libreriadelledonne.it, 11 febbraio 2021)