18 Gennaio 2017

Viva Mary Daly

Care tutte,
spero di non scocciare con un’altra mail, ma lo scritto di Rinalda Carati mi ha fatto pensare. Propone, come Rosaria Guacci, un discorso di ritorno: «Mi chiedo (scrive Ro): di fronte a un mondo ancora cogente per regole precostituite all’affermazione delle donne – quando esse siano in posizione di forza dettate dall’esterno e forse non ancora in grado di dettare regole proprie – non sarebbe più proficuo lavorare ad accrescere credibilità, competenza, autorità seguendo i propri intuito ed esperienza e negandosi alla cooptazione?»

Rinalda lo dice con queste parole: «… tutte le volte che mi è riuscito di fare libertà per me stessa e per un’altra: a questo che ho vissuto non rinuncerei per nessuna ragione al mondo». Però le sembra che le donne più giovani non abbiano bisogno di questa sua «preziosissima esperienza».
E trae questa conclusione politica: «sono convinta che se va perduto questo aspetto (di fare ‘libertà per se stessa e per un’altra’) non si può fare altro che ricascare nella logica del fine che giustifica i mezzi.»
La logica del fine e dei mezzi è un vivere da singole in componenti alleate (per esempio del femminismo con pratiche e teorie queer).

Per Rinalda è l’errore di non aver pensato politicamente a sufficienza. Lo dice anche Ro: «non sarebbe più proficuo…»

La proposta direttiva di Rinalda è: c’è solo l’esistenza, e in essa l’erotismo della libertà.
Si discute, e pare discussione politica, dell’erotismo del potere, ma discutere dell’erotismo della libertà dei corpi è molto più eccitante, e qui: viva Mary Daly!

ciao,

Cristiana Fischer

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