4 Settembre 2015

Voi pubblicate l’articolo di Alessandra Kustermann, io però…

Commento di Francesca Zambelli all’articolo di Alessandra Kustermann sul Corriere:


Luisa Muraro segnala l’articolo di A. Kustermann che sembra perorare il desiderio e il diritto di una giovane donna criminale a sviluppare – coi tempi che ci vorranno – il proprio senso della maternità avendo appena partorito dopo una condanna a 14 anni di carcere.
Non ho nulla contro il desiderio di maternità di chicchessia e non lo discuto, a meno che non ne sospetti l’uso ambiguo e strumentale.

La donna di cui si parla ha al suo attivo due persone sfigurate con l’acido, una a cui ha provato a tagliar via i genitali, un’altra che si è salvata per miracolo: e parte dei delitti è stata consumata nonostante fosse già incinta e a prescindere da questo “insignificante” particolare.
Un processo, già celebrato si è concluso con una condanna a 14 anni e la donna è in attesa che si celebrino altri due processi.

E la creatura? Ha diritto ad avere da subito due genitori a tempo pieno o deve servire da protesi della possibile “rinascita” della donna che lo ha generato?
Qualche giorno prima della Kustermann aveva parlato, in altri termini, Lella Ravasi Bellocchio e io sono d’accordo con lei: quel bambino e la sua vita relazionale e affettiva vengono – mi sembra – prima di tutto e di tutti.

Ciao,

Francesca Zambelli

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