11 Aprile 2022

Il risvolto dell’abito

di Francesca Avanzini


Se ne parla ancora. Di questa donna nata nell’800 e morta in povertà nel 1957 che, per dirla brutalmente, non ha fatto niente in vita sua se non vestirsi (ma che vestiti, più abiti di scena che indumenti atti a coprire il corpo, precorrendo, come ha notato qualcuno, David Bowie e Lady Gaga) ancora oggi si parla.

Marta Morazzoni, nel corso della presentazione, tenutasi il 9 aprile presso la Libreria delle Donne di Milano, del suo libro dedicato alla marchesa Luisa Casati Stampa, Il risvolto dell’abito, dichiara, stimolata dalle domande di Laura Bosio e Rosaria Guacci, di esserne stata ossessionata, di più, contagiata. E pensare che, come spesso succede, tutto è nato da un incontro casuale o chissà, forse pilotato dall’aldilà, dato che la marchesa era un’occultista, “quando un musicista olandese mi ha chiesto di scrivere un libretto d’opera dedicato a lei. La cosa poi non è andata in porto, perché io di lei coglievo il lato borghese, lui, che poi ha fatto l’opera, quello mitico, e dunque non avevamo niente in comune. D’altra parte lei è stata il punto di incontro e scontro per molti artisti. Io, in fondo, ne ho fatto l’ultimo ritratto.”

Della sua vita eccessiva, del suo presentarsi a feste con un ghepardo al guinzaglio, accompagnata da erculei neri tinti d’oro (e salvati in extremis dal soffocamento); della chioma fiammeggiante, degli occhi bistrati e dilatati dalla belladonna per renderli più neri, oppure enfatizzati dal lucido da scarpe una volta finiti i soldi per i trucchi; del suo essere stata ritratta dai massimi artisti dell’epoca, da Boldini a Man Ray  a, unica donna, Romaine Brooks, non tanto musa ispiratrice quanto dea, perché non fu mai docile ninnolo nelle mani di chicchessia; del suo flirt con D’Annunzio, delle sue mille conquiste, tutto già si sa. Come si sa della sua enorme ricchezza proveniente dall’industria tessile, del suo matrimonio -in fondo senza amore, anche se produsse una figlia- con il marchese Casati Stampa, lui sposo per soldi, lei per il titolo.

Marta Morazzoni sceglie per lei un punto di vista inedito. “La guardo da un punto di vista laterale, la marchesa parla poco nel libro, che comincia dalla sua fine, nel 1932. La vediamo dal rovescio dell’abito, quando ha contratto debiti per 30 miliardi e il commercialista le annuncia: è tutto confiscato.” Lei non ha grandi reazioni. “Mi premeva”, continua Morazzoni, “raccontare l’impatto con la realtà, anche se lei è indifferente alle cose che le capitano.”

Un punto, questo, ben chiarito dalla scrittrice e giornalista Mariangela Mianiti durante il dibattito col pubblico: “Il denaro, per lei, è uno strumento per arrivare alla rappresentazione di se stessa. Rimane iconica anche senza denaro, fa parlare di sé ugualmente, continua a costruire se stessa come un personaggio di cui gli artisti tratteranno anche in seguito.”

Il rovescio dell’abito si riferisce anche a un’altra protagonista del romanzo, perché di fiction si tratta, non di biografia. “Non mi interessava scrivere una biografia”, chiarisce Morazzoni, “ce ne sono già di ottime, ma cogliere il lato umano al di là del mito.” Per questo le è funzionale la sartina Olga che interpreta i vestiti della marchesa ed è complice delle sue trasformazioni. Schiva e dimessa quanto l’altra è eclatante e sopra le righe, usa i guanti per toccare i preziosi lini e le sete destinati a drappeggiare il corpo divino. Inoltre la sua mano è così leggera, i punti così invisibili, che bisogna controllare il rovescio dell’abito per coglierne qualche traccia.

Olga è un personaggio inventato, ma serve all’autrice per introdursi nel mondo della marchesa, cogliere ciò che sta sotto la maschera e il travestimento.

“Non ho un’intenzione così ben chiara quando comincio a scrivere un libro”, spiega la scrittrice introducendoci nella sua fucina letteraria, “al contrario di molti non ho un piano definito.”

Quale che sia il metodo di scrittura, il mito permane, e il libro di Morazzoni vi aggiunge uno strato, invece di togliere il velo al mistero di questa folle protagonista. Bluff o artista precorritrice di tanti performer moderni, incarnazione di un’epoca e uno stile di vita e del suo tracollo, anticipatrice della modernità, oppure solo, come Madonna, ragazza non troppo avvenente che si prende una rivalsa planetaria?  O ancora, come Lady D., specchio su cui proiettare le proprie immagini?

Il mistero permane e, come tale, non è del tutto interpretabile.


(www.libreriadelledonne.it, 11 aprile 2022)

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