13 Novembre 2025

Luisa Cetti, “Storie di anime ribelli. Diritti e utopie nell’Ottocento americano”, Viella Edizioni, 2025

di Laura Minguzzi


Il libro di Luisa Cetti, Storie di anime ribelli, è stato pubblicato con la casa editrice Viella, specializzata in storia, arte, filosofia, storia di donne e di genere, ma non è una ricerca accademica. Viceversa si tratta di una coinvolgente narrazione di quattro storie (quelle di Ada Clare, Marie Howland, la Hutchinson Family, Robert Dale Owen) sullo sfondo delle grandi battaglie dell’epoca: l’abolizione della schiavitù, la lotta per il voto alle donne, per il divorzio, le sperimentazioni utopistiche, le relazioni di amicizia fra donne indipendenti.Luisa Cetti amava la ricerca storica, come dimostrano i suoi libri (solo per ricordarne alcuni, Il giro del mondo in 72 giorni di Nellie Bly e Un falansterio a New York); aveva una passione particolare per la ricerca di archivio, come si evince dalle note che arricchiscono le storie narrate che rimandano ad altre pubblicazioni con riferimenti a testi non tradotti e poco conosciuti. Questo accresce in chi legge il desiderio di saperne di più. Anch’io amo la ricerca e la memoria, che considero una pratica politica. Durante la lettura di questo libro la prima domanda che mi sono posta era sapere da dove nasceva la sua passione per la storia, saper di più delle sue personali motivazioni. In sostanza avrei voluto conoscerla meglio e chiederle perché non avesse mai pensato di scrivere la propria storia.

Forse una possibile risposta rivelatrice è contenuta nella prefazione dal titolo “La mia storia americana”, dal carattere esplicitamente autobiografico. Così come trovo molto forte quanto scrive delle vite di Marie Howland e Ada Clare, che secondo lei sono state ispirate da un radicalismo costruttivo.

«Marie esprime una coscienza anticipatrice, il desiderio di un mondo che sappia accogliere le donne e la libertà di scelte individuali e offra a chi lavora condizioni migliori, mentre Ada traccia un percorso di vita che all’epoca è giudicato inaccettabile e scandaloso. Compie scelte coraggiose e le pagine scritte testimoniano una vita intellettuale e uno sguardo tagliente sulla cultura del tempo […] circondata da un cerchio di amicizie newyorchesi. prima che la guerra civile cambi le carte in tavola…»

Possiamo conoscere Luisa attraverso le protagoniste e i protagonisti delle storie che lei ha scelto di raccontarci, le storie e le vite di Ada Clare, attrice, giornalista e scrittrice, e di Marie Howland, scrittrice e organizzatrice di esperimenti utopici, due donne in stretta relazione di amicizia, della band musicale di una famiglia, gli Hutchinson, e del riformatore sociale Robert Dale Owen, sostenitore dello spiritismo. Ho apprezzato molto la forma divulgativa che Luisa ha adottato e la modalità del suo indagare. La sua soggettività entra in dialogo con le figure della ricerca cosicché ne consegue uno spostamento che rende partecipe la lettrice e il lettore della storia narrata e scatta quel circolo virtuoso che ne fa una ricerca non neutra, non accademica. Come ha detto la storica medievalista María Milagros Rivera Garretas al convegno “Come quando si accende una luce” sul pensiero di Luisa Muraro: «Non sono gli archivi ad essere sessuati ma chi li frequenta».

La lettura di questo libro mi ha fatto ripensare con piacere alla mia storia perché in passato ho amato e studiato i movimenti utopisti, il socialismo utopista di Charles Fourier e Saint-Simon e le utopiste, le sansimoniane, scoperte non tanto tempo fa grazie al femminismo della differenza e agli studi di una storica francese, Christiane Veauvy.

Il canto libero degli Hutchinson.

Siamonegli anni tra il 1840 e il 1860.I tempi buoni stanno arrivando, un brano musicale intonato spesso nei convegni riformisti dalla Hutchinson Family, tre fratelli e una sorella, una sorta di inno universale: «Tempi buoni stanno arrivando / odiose rivalità di fede / non spargeranno più il sangue dei martiri / […] la guerra sarà agli occhi di tutti / un mostro d’iniquità / [] aspetta ancora un po’». La canzone dà voce a un elemento costante dell’utopia riformista, da una generazione all’altra, da un secolo all’altro. Ad oltre un secolo di distanza la mente va alla canzone di Bob Dylan del 1964.

L’utopia realizzata: il Familisterio

Nel libro troviamo riferimenti al Falansterio di Jean-Baptiste André Godin a Guise, nel nord della Francia in Piccardia, cui si ispira Marie Howland per fondarne uno in Messico e per scrivere nel 1885 un libro dal titolo Familistère. L’ultima ristampa è del 1975. Si trasferisce a New York dal New England rurale e frequenta i caffè e le birrerie della bohème del momento ed è lì che conosce Ada Clare, attrice e giornalista, proveniente dal Sud.

Un’amicizia newyorchese, così Luisa Cetti nomina la loro relazione

«Vivace e intelligente e molto bella è la Regina dei bohémiens nella cantina di Pfaff’s. […] In tempi in cui la presenza di una signora in un locale pubblico è giudicata un evento abominevole […] Molto pesa la sua condizione di madre nubile di cui non fa mistero».

Ada Clare e Marie posseggono lo stesso spirito avventuroso, la stessa determinazione a seguire i loro interessi e a esplorare le opportunità che New Yorkoffre e sono pronte a varcare i “confini non marcati” normalmente preclusi alle donne, all’epoca. La loro relazione si approfondisce e si consolida quando Marie e il marito Edward lasciano New Yorke si trasferiscono nel New Jersey. Ada è ospite fissa della casa durante le vacanze estive e suo figlio Aubrey passa lunghi periodi con gli Howland, amici fidati che si occupano di lui mentre la madre è in tournée da una città all’altra. A San Francisco scrive recensioni e critiche teatrali per il Golden Era, che loda la sua scrittura «brillante, elegantemente filosofica» e apprezza la sua penna caustica. Nel 1866 termina un romanzo in parte autobiografico dal titolo Solo un cuore di donna.

Nel 1871 Marie comincia a collaborare con un settimanale locale. Alla fine della guerra civile il movimento abolizionista sceglie come prioritaria la battaglia per il voto agli schiavi appena liberati e il prezzo da pagare è il suffragio femminile, prima sacrificato dagli abolizionisti poi messo in secondo ordine dal movimento operaio e socialista negli anni successivi. Le suffragiste si dividono sulle scelte strategiche: da un lato la National Woman Suffrage Association, guidata da Elisabeth Cady Stanton e Susan B. Anthony(quest’ultima femminista molto nota perché Gertrude Stein scrive un’opera teatrale su di lei dal titolo emblematico La madre di tutte noi), crede in un lavoro nazionale e punta alla revisione della Costituzione e a ottenere leggi radicali sul divorzio e sul salario; dall’altro la American Suffrage Association, nata a Boston, concentra la sua battaglia esclusivamente sul diritto al voto.

Topolobampo, un’utopia messicana

L’idea del Familisterio ha una certa presa su un pubblico di riformatori e idealisti e si rinnova nel progetto di creare una comunità su basi cooperative a Topolobampo in Messico. Marie ne è entusiasta e scrive un piano di azione in cui invita a «puntare sulla evoluzione e non sulla rivoluzione». Le ottimistiche previsioni sono superate dai fatti, nascono club intitolati alla società e i membri cominciano a vendere le loro case, fattorie, carri, attrezzi di lavoro e attività commerciali per trasferirsi nella nuova Utopia di Sinaloa. Arrivano anche da altri paesi, immigrati francesi, irlandesi, scandinavi, russi attratti dalla prospettiva di sfuggire alle loro difficoltà economiche per inserirsi in una comunità in cui regna un clima di armonia socialista. Gli Howland stessi vendono la loro casa in cui hanno vissuto per vent’anni e nel 1888 si trasferiscono a Topolobampo affrontando un viaggio lungo e faticoso. Marie è consapevole che la realizzazione del progetto cooperativo, creare dal nulla una città e un’economia su basi cooperative, è ancora lontana e che la colonia è dilaniata dai conflitti interni. La comunità si divide in due fazioni, i Santi schierati a favore del progetto originario e contro ogni forma di proprietà privata e i Ribelli che puntano sulla libera iniziativa individuale e il guadagno personale. Nell’autunno del 1893 Marie lascia Topolobampo e non vi farà più ritorno. L’anno successivo in una lunga intervista, dal titolo La colonia di Topolobampo non è un successo, ripercorre l’esperienza ed evidenzia retrospettivamente i limiti dell’esperimento.

Alla fine del secolo l’America è attraversata da grandi crisi economiche e grandi scioperi nazionali per le otto ore e durissime battaglie sindacali. In quegli anni tumultuosi Marie partecipa alla vita politica e nel 1898 è nelle liste del Social labour party di Kansas City. In un’intervista confessa d’aver «perduto tutto – casa, marito e quel poco di fortuna che avevo – ma continuo a sperare nel successo dell’idea di cooperazione».

La comunità di Fairhope sarà l’ultima tappa del suo viaggio tra le utopie

Marie si stabilità nella comunità di Fairhope (‘giusta speranza’) nella Baia di Mobile in Alabama nel 1899. La Fairhope Single Tax Colony nasce con l’obiettivo di mettere in pratica le teorie dell’economista e giornalista Henry George: combattere la speculazione dei proprietari terrieri come grande male dell’epoca, fonte di povertà e ineguaglianza nella società. Sostiene che la terra debba essere proprietà di tutti, a disposizione di chi la usa e non di chi ne trae una rendita. La soluzione alla dilagante speculazione fondiaria è la cosiddetta single tax. Animati da grande idealismo ma non sprovvisti di senso comune, i fondatori si considerano idealisti pratici.Il contributo di Marie Howland alla comunità è la creazione di una biblioteca. Nel catalogo inserirà una copia del libro dell’amica Ada Clare. Marie ricopre il ruolo di bibliotecaria dall’apertura nel maggio del 1900 fino al 1917. Crea anche un club letterario dove le socie e i soci a turno presentano libri che hanno letto. Una delle colone che collabora alla vita della biblioteca, Laura Allen, riconosce a Marie il merito di essere stata per lei «come una formazione universitaria».

Marie si dichiara molto soddisfatta della sua scelta di installarsi a Fairhope, «il solo posto dove posso costruire e possedere una casa senza comprare il terreno». La comunità attira artisti, intellettuali, scrittori, educatrici che fondano scuole innovative, il noto pedagogo John Dewey, lo scrittore Upton Sinclair. Nata come comunità modello che crede nell’uguaglianza universale, Fairhope è un’utopia per bianchi e tra i suoi coloni non accoglie persone di colore. A fine Ottocento in Alabama i neri rappresentano oltre il 44% della popolazione e come negli altri Stati del Sud subiscono violenze, intimidazioni, omicidi e linciaggi del Ku Klux Klan e di altri gruppi armati. Siamo di fronte ad una tragica contraddizione aperta. L’autrice, Luisa, qui ne racconta un episodio emblematico, che si verifica proprio all’inizio del progetto e riguarda Nancy Lewis e la sua famiglia, ex schiavi provenienti dal Mississippi che abitavano su uno dei terreni poi rilevati dai coloni bianchi. Marie s’interroga su questa contraddizione ed entra in relazione con Nancy.

Marie muore nel settembre del 1921 a ottantacinque anni.Alla sua cerimonia funebre chiede che sia cantato un inno che riassume la sua vita attiva e ricca di interessi, un lungo cammino dal mondo rurale del New Hampshire, attraverso la povertà e il duro lavoro in fabbrica, poi lo studio, la formazione professionale, la crescita culturale e l’impegno militante, in particolare verso le donne.

Ecco le parole dell’inno: Solo ricordàti per ciò che abbiamo fatto, solo le verità che abbiamo detto, solo il seme che abbiamo piantato nella terra. Questo resterà quando saremo dimenticati, frutti del raccolto e di ciò che abbiamo fatto.


(Libreria delle donne, 13 novembre 2025)

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